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Sgrumé

Sgrumé v.t. = Sgrassare, deviscidare(*)

Specificamente significa togliere la mucosità che ricopre il polpo fresco,  detta  u lìppe (←clicca),  mediante “arricciatura” dei tentacoli prima di passarlo in cottura.

Lo stesso verbo sgrumé descrive l´operazione che asporta il viscido delle anguille vive. Mia madre usava la crusca o la farina, e mia nonna addirittura la cenere per l´indispensabile pulitura del capitone.

Operazioni ben note alle popolazioni locali.

NB
(*) Nel tradurre sgrumé  ho pretenziosamente inserito “deviscidare”, un verbo inesistente in lingua italiana.   Rende bene l´idea, cioè quella di asportare il viscido da una qualunque superficie. Molto di più di quanto faccia il generico”sgrassare”.
Ho solo tentato di definire un verbo univoco, che qualifichi l´azione con estrema chiarezza, senza pretendere di creare un neologismo.
Spero che  i Professoroni  dell´Accademia della Crusca, ma sopratutto i miei lettori,  mi vorranno perdonare!

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Lìppe

Lìppe s.m. = Viscidume

È quella sostanza viscida, scivolosa o appiccicosa che copre, ad esempio, il corpo di anguille e polpi, o che si crea sciogliendo i detersivi in acqua, o protraendo troppo a lungo la cottura della pasta alimentare.

Quando ero adolescente associavo immediatamente questo termine al detersivo in polvere LIP, appena messo in commercio credo dalla Mira Lanza.

L’aggettivo derivante è leppüse al  plurale e al maschile, e leppöse al femminile singolare  con il significato di viscido, scivoloso.

Attribuiamo l’aggettivo leppüse anche ai cachi non completamente maturi, che lasciano in bocca un senso di  raspulènde (←clicca) = rasposità, ruvidezza che è l’esatto contrario.

L’atto di privare il polpo dal suo viscidume è detto specificamente sgrumé (←clicca).

Il termine è in uso in tutto il Sud, e deriva dal greco λεπις (lepis)

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