Categoria: G

Grummé

Grummé v.t. = Ruminare

Tipica delle bestie ruminanti: ossia masticare il cibo per la seconda volta, rigurgitandolo a poco a poco dal rumine (1.rumine-2.reticolo-3.omaso-4.abomaso).

Scherzosamente si allude alle persone che mangiano senza sosta.

Sté a grummé sèmbe de füle = Sta a ruminare in continuazione

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Grotte ‘i mùnece (‘a)

La gròtte ‘i mùnece top. = La grotta dei frati.

Si tratta di una cala sabbiosa, ed era usata dai fraticelli e dagli allievi del Seminario d’estate per le loro abluzioni, almeno fino agli anni ’60, perché un po’ isolata verso Calafico.

Aveva un accesso un po’ difficoltoso, che tuttavia non spaventava i giovani studenti, che vi giungevano in fila come tanti soldatini, con le loro tuniche scure.

Aveva il vantaggio di essere isolata, lontana da sguardi indiscreti. La “grotta” era dotata di una sorgente di freschissima acqua salmastra, che consentiva una doccia naturale per torgliersi di dosso la salsedine dell’acqua marina.

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Grogrè 

Grogrè s.m. = Gros-grain

Termine tecnico di sartoria.

Indica un nastro di altezza variabile fino a 10 cm, di tela a grana grossa (da cui il francese gros-grain), piuttosto rigido, usato per irrobustire la fascia superiore delle gonne, corrispondente al giro vita.

Viene cucita nel risvolto, in modo che non rimanga a vista.

La pronuncia manfredoniana è quasi uguale a quella francese

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Gréndìnje

Gréndìnje s.m. = Granoturco, Mais

Il mais (Zea mays) è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Graminacee (tribù delle Maydeae).

La pianta proviene dall’America centro-meridionale ed il suo nome ha origine arauca (maiz).

Portato in Europa da Cristoforo Colombo. Nel corso degli ultimi secoli la sua coltivazione si è diffusa in tutto il mondo. Il nome dialettale, alla lettera, significa grano d’India. come ‘i pepedigne(paperone=pepe d’India e i fechedìgne = Fico d’India. Sono prodotti arrivati dalle Americhe, chiamate, subito dopo la loro scoperta, Indie Orientali.

Per riferirsi al mais in lingua italiana si utilizzano perlopiù sinonimi diversi, tra i quali granturco o granoturco, granone, formentone, formentazzo, grano siciliano, melica o melega, biava; quasi tutti derivati da dialetto locali o lingue minoritarie

Nelle nostre zone era coltivato per ricavarne becchime. Nel Nord Italia prevalentemente per l’alimentazione umana e in tempi più recenti per ricavarne olio di semi abbastanza apprezzato.

(Foto di Umberto Capurso)

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Gregnéle 

Gregnéle s.m. = Latterino

Sono detti anche grugnéle o grugnalètte, per la loro piccola conformazione.
Con il nome di latterino (Atherina hepsetus), si identificano dei piccoli pesci dalla forma simile alle alici.
Hanno il corpo affusolato e la pelle ricoperta da piccole squame.
Presentano il dorso verdastro con riflessi metallici, il ventre bianco latteo e sui fianchi fascia argentea brillante.

Vivono a branchi in mare e alle foci dei fiume. Esistono anche i Latterini lacustri (Atherina boyeri) che prosperano in acque dolci.

Fastidiosi da pulire, ma squisiti specialmente preparato in frittura.

Cercando in rete ho trovato le varie denominazioni dialettali italiani:
Acquadela, Acquadella, Anguela, Argentine, Attarina, Augurette, Aunelle, Capassun, Cchialone, Chernelett, Cheunau, Cicinejie, Cicinelle, Curanedda, Curnale, Curnale capechiatte, Curunedda, Curunedda mazzaruta, Geral, Grugnale, Grugnalett, Lattarina, Lattarone ‘nguarelle, Latterino sardaro, Lavone alicino, Lavone capochiatto, Mazzoja, Minoscia, Muccu, Muscioli, Muscioni bocca abentu, Muscioni connaru, Sicretu, Tistazza.

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Grègne

Grègne s.f. = Covone

Fascio di spighe di cereali legate insieme durante la falciatura a mano (o meccanica eseguita dalla macchina mietitrice).

Durante la falciaturta manuale, le spighe tagliate con una falciata e trattenute in una mano sono dette “manùcchje” = mannello. Successivamente raggruppati tutti i mannelli formano la “grègne” il covone. Tutti i covoni, a loro volta ammucchiati, formano la “möte” = bica

Etimologia: deriva dal latino gremium.

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Grattachése

Grattachése s.f. = Grattugia

Il nome grattachése, alla lettera, significa gratta-cacio.

Utensile da cucina di metallo, munito di fori dai bordi sporgenti. Ora lo fanno tutte di acciaio inossidabile. Ai tempi dell’antica Roma (ne hanno reperite negli Scavi di Pompei) quando non era stato trovato il procedimento per ottenere l’utilissimo inox, erano di lamina di ferro o di bronzo.

Questi fori molto ravvicinati formano sul metallo una superficie scabra su cui si sfregano alimenti vari per ridurli in briciole.

La grattugia in generale ha forma di una tegola, ossia ricurva.

Quella chiamata “Barese” è rotonda, inserita in una specie di tegame senza manici dove si raccolgono gli alimenti grattugiati.

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Graste

Graste s.f. = Vaso

Voce trasmessa nel sud Italia dalla Sicilia e proveniente dal greco Gastra = Vaso panciuto

La è un recipiente di terracotta, a forma di tronco di cono rovesciato o di parallelepipedo rettangolare, forato alla base e colmato di terriccio, in cui si coltivano piante o fiori.

Quasi in tutte le famiglie troviamo vasi coltivati a geranio e a basilico.

Deriva dal greco gastra gastra  s. f., vaso panciuto,

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Graspe

Graspe s.m. = Grappolo

Il dialetto graspe è il grappolo. In italiano il graspo è ciò che resta del grappolo una volta tolti gli acini dell’uva.

È ammessa anche la forma gràspele per assonanza con gràppolo.

Che bell’üve! ‘Nu gràspele pöse ‘nu cüne! = Che bell’uva! Un grappolo pesa un chilo!

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Grasciüse

Grasciüse agg. = Munifico, abbondante, copioso.

Abbondante, generoso nel dare, non avaro, senza mezze misure.

Al femminile fa grasciöse

Deriva da (clicca→) grasce = abbondanza, generosità.

Jògge ha cucenéte saléte. Si’ grasciöse a séle! = Oggi hai cucinato salato. Sei generosa col sale!

Quando mia madre, con l’ugghjarüle (= oliera), condiva l’insalata o il pesce bollito in bianco, immancabilmente papà esclamava: sì grasciöse jògge! = oggi sei sovrabbondante!

Non so dire se quella frase era un rimprovero per l’eccessivo olio erogato (attenti agli sprechi!), oppure, ironicamente, un invito ad aggiungerne ancora, perché la quantità dispensata era ritenuta troppo esigua.

Lo stesso concetto è espresso dalla locuzione a ggrasce = in abbondanza, senza alcuna restrizione.

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