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Magghjé

Magghjé v.t. = castrare

Verbo orribile (magghjé può sembrare che significhi “colpire con il maglio”) riferito alla castrazione delle bestie, allo scopo di aumentarne la massa corporea e per rendere le carni più tenere, come nei capponi, o senza forti odori, come negli ovini.

Principalmente con l’aggettivo/sostantivo magghjéte = castrato, si intende l’ovino maschio sottoposto al taglio degli zebedei, o la sua carne sul banco di vendita delle beccherie.

Mi domandavo da bambino se c’era differenza fra il toro e il bue. Ho imparato che non è questione di indole naturale, uno irruento e l’altro mansueto… No, è solo questione di palle, come d’altronde accade con gli esseri umani. Chi le ha e chi no (anche metaforicamente).

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Majagne

Majàgne sf = Pecca, magagna

Imperfezione, difetto, guasto che non sempre appare esteriormente (per esempio un abito o un motore o un orologio).

Sorpresa, inganno, malanno, disturbo fisico o mentale.

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Majòleche

Majòleche s.f. = frumento “Maiorca”.

Il “Maiorca”.Majòleche è un tipo di grano tenero largamente coltivato nella Daunia in affiancamento al grano duro “Senatore Cappelli”, detto Cappjidde, e rappresentano tuttora la maggiore produzione cerealicola delle Puglie.

Nulla a che vedere con la maiolica e la ceramica quindi.

 

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Majöse

Majöse s.f. = Maggese

Terreno tenuto a riposo, a rotazione, per evitarne l’impoverimento di sostanze minerali utili alle coltivazioni.

Sul terreno a maggese  (←clicca per leggere Wikipedia) si eseguono arature successive, a partire da maggio, da cui deriva il nome di questa tecnica agricola (derivato proprio dal latino Maius = maggio).

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Malacque

Malacque s.f. = Medusa

“Questa medusa (Rhizostoma pulmo ) presenta un cappello di forma semisferica opalescente ma tendente al trasparente, con i bordi sfrangiati blu-viola. Sotto al cappello il corpo è chiamato manubrio ed è composto da 8 prolungamenti di tessuto bianco-trasparente arricciato e grumoso, dai quali partono 8 tentacoli allungati, sfrangiati e semitrasparenti. Gli esemplari giovani tendono ad avere una colorazione più trasparente, gli adulti molto più opalescente. Il nome comune di polmone di mare è dovuto al tipico movimento palpitante compiuto dalla medusa per muoversi. Le dimensioni sono degne di nota: potendo raggiungere i 50–60 cm di diametro e i 10 kg di peso, rappresenta la più grande medusa del Mediterraneo! (Wikipedia).


Il nome malacque è di chiara interpretazione: Mala = cattiva, non utile e acque = trasparente. Gli esemplari giovanissimi, quelli con il cappello di pochi centimetri, sono conosciuti dagli uomini di mare come Chechenèlle, e sono ugualmente urticanti.</ahref=”http:>

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Malandre

Malandre s.f. = Organo interiore dei molluschi.

Le interiora dei molluschi marini (seppie, calamari, polpi, moscardini e totani) comprendono l’insieme degli organi digestivi e respiratori.

Le malandre della SEPPIA contengono anche la sacca con il nero, usato a sua difesa per intorbidire l’acqua, allo scopo di sfuggire ai suoi predatori. Questo liquido nero Manfredonia viene genericamente chiamati ‘u föle = il fiele. Molto aromatico, è apprezzato nella preparazione di speciali risotti o spaghetti “al nero di seppia”.
La parte restante delle interiora dopo l’asportazione del rostro e della veschichetta contenente il nero, comprendeva le cosidette “mennuzze” (ovaie), le “uova” nelle femmine, usate come ripieno o fritte.

Anche il cosiddetto “fegato” era usato dalle nostre mamme in cucina e ce lo propinavano infarinato e fritto. Onestamente questo non ha incontrato i miei gusti…

Le malandre del POLPO sono chiamate allo stesso modo in tutta la Puglia. Ho letto da qualche parte che “i famosi fegati di polpo che i Baresi mangiano fritti, le malandre , prendono il nome dall’etimologia della parola melandryon e cioè dalla tunica nera che veniva fatta indossare ai malandrini prima di salire alla gogna”. Infatti le malandredurante la cottura assumono una colorazione molto scura.

Da noi la malandre di polpo non trova posto nella locale tradizione gastronomica, ma è solo considerata una pregiatissima esca, molto indicata per catturare all’amo le spigole o le orate.

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Malandrino

Malandrüne s.m. = Furfante

Secondo me deriva dal latino malus = cattivo, e dal greco antropos = uomo. Non lo dò per certo, non conoscendo bene le due lingue citate.

Insomma la definizione di malòmmo, come dicono i Napoletani, calza bene.

Persona dedita ad attività criminose, che sa usare le armi, la versione negativa dell’antico cammurrìste.

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Malatüja-brótte

Malatüja-brótte s.f. = Tubercolosi

Malattia infettiva che si localizza nei polmoni e in altri organi, provocandovi necrosi, caverne.

Purtroppo in tempi andati non dava scampo, e non si osava nemmeno pronunciarne il nome.

Si usava questo eufemismo malatüja-brótte= malattia brutta. Tutti sapevano il significato e ne restavano atterriti quando veniva diagnosticata.

La tubercolisi (TBC) purtroppo era universalmente diffusa per le precarie condizioni igieniche e per la scarsa alimentazione.

Le migliorate condizioni di vita l’anno pressocché debellata in tutto il mondo civile.

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Malazzjunànte

Malazzjunànte s.m. = Malvivente.

Dicesi di giovane che non ha voglia di imparare alcun mestiere, e che si dedica al bigliardo e ad altre oziosità: il suo destino sarà segnato perché per vivere compirà certamente dei reati, delle “male azioni”, da malfattore.

Significato letterale che va compiendo cattive azioni

Sinonimi: Malebuàtte, rebbuscéte, stangachjàzze, mazzangànne

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Malembànde

Malembànde s.m. = Millinfranti, grattoni

Si tratta di una specie di pasta condita fatta in casa, utilizzando semola, uova, pecorino grattugiato e prezzemolo tritato.

Una volta lavorato l’impasto lo si sminuzza, sbriciolandolo manualmente in tanti granellini della grandezza di una lenticchia.

Siccome l’impasto normalmente risulta piuttosto duro di consistenza, si può usare anche un altro metodo per sminuzzarlo.   Infatti mia suocera, che preparava un chilo e mezzo di semola alla volta, usava la grattachése, ‘grattugiava’ grossolanamente l’impasto per ottenere un risultato soddisfacente.

Si possono cuocere in brodo di carne o, nel periodo di Carnevale, o condire con ragù di carne mista.

Ora la Barilla ha posto in commercio i Grattoni e i Grattini. Ma sono solo pasta all’uovo, senza pecorino e senza prezzemolo. Nulla a che vedere, se non nella forma, con i nostri squisiti malembande.

Guardate il link di Rignanese altre foto dei malembande nelle ricette gastronomiche manfredoniane.

Somiglia molto, questo piatto, almeno nella forma all’arabo cous-cous.

Su un testo della cucina pugliese era scritto anche ‘Mille infanti’.

A Bari sono detti triddi o pizzua-pizzua.
A Foggia  sèmele abbattüte.

A Lucera Mambriculi.
A Nardò Millaffanti.
Si possono chiamare in mille modi, ma sono sempre ottimi!

«Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo» [William Shakespeare (1564-1616) – da”Romeo and Juliet”]

(Ringrazio «Stato Quotidiano» per la foto )
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