Categoria: Soprannomi

Cacatüre

Cacatüre s.m. e sopr.. = Cacatoio

Vaso di ceramica smaltato usato anticamente in casa per la raccolta di feci, in mancanza della rete fognante.

Il termine è sinonimo di “ruagne” = Cantero.

Sènd ‘nu fjite de cacatüre = Sento una puzza di cantero.

Come soprannome: era un vasaio che li fabbricava, o colui che li svuotava?

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Cajatte 

Cajatte n.p., sop. = Forse significa “Con la gatta”

Ho una perplessità, in dialetto in “con” si traduce pe’

Vogghje parlé pe’ tè = Voglio parlare con te.

Quindi “con la gatta” si dovrebbe dire p’a jatte

Mi viene a mente André Cayatte il grande giornalista e regista francese.

 

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Calandröne

Calandröne s.m., soprannome = Calandrella

La Calandrella (Calandrella brachydactyla), è un uccello passeriforme della famiglia degli Alaudidae, diffuso in Europa.

Al Nurd Europa è migratore, da noi è stanziale.I  suoi habitat preferenziali sono gli spazi aperti, come pascoli, campi coltivati, praterie e spiagge.

Il soprannome probabilmente è stato dato a qlcu che andava sempre a caccia di questi passeracei.

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Calcagnére

Calcagnére sopr.,  s.m. = Spronatore

Viene da calcagnare v.i. (ant.), dare di sprone, battere i calcagni sui fianchi del cavallo per incitarlo al galoppo.

 

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Cambanjille

Cambanjille s.m. = Campanello

Piccola campana che si suona agitandola per il manico o tirando la corda a cui è fissata; dispositivo elettrico a suoneria azionato da un pulsante, collocato accanto alle porte all’esterno di abitazioni, uffici, ecc.

Ricordo che cambanjille è anche un soprannome che apparteneva alla famiglia Quercino.

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Carmillotte

Carmillotte  sop. = Carmine, Carmela

Diminutivo di Carmine o Carmela: Carmenùcce, Carmenjille, ecc.

Diminuendo ancora è diventato poi un soprannome.

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Castagnére

Castagnére sop. = Castagnaio

Venditore di frutta secca:castagne, arachidi, nocciole, semi di zucca, ceci e fave arrostite.

Soprannome derivato, come tanti altri, dal mestiere esercitato dal soggetto.
Quello che ricordo io aveva il negozio al Corso, vicino alla Farmacia Murgo.

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Catalògne

Catalogne s.f., sopr. = Cicoria Catalogna

1) Ortaggio coltivato (Cichorium intybus, var. foliosum), detta Cicoria Catalogna o Cicoria asparago di Gaeta, più dolce e più grossa dell’amara cicoria campestre (Cichorium intybus).

Proprio per distinguere l’una dall’altra, quella dell’orto viene comunemente chiamata Catalogna, dalla regione Catalana da cui proviene.

Ci sono comunque almeno due tipi: uno più alto ed eretto, il quale essendo più amaro si presta meglio alla cottura; l’altro più basso, a costa larga, i cui germogli (turioni) si nascondono all’interno del cespo, sono buonissimi da mangiare crudi e sono noti come puntarelle, diffusi anche nella cucina campana e cucina romana.

2) Nomignolo affibbiato a un certo Catalano, sarto e suonatore nella banda cittadina, il cui cognome significa proprio originario della Cataluña = Catalogna, una bella Regione spagnola.

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Catenazze

Catenazze s.m., sop. = Catenaccio, Lucchetto

Per serrare in sicurezza una porta, il termine italiano catenaccio indica una barra passante per occhielli di ferro e fissata con lucchetto. Questo dispositivo è detto anche catorcio.

Il lucchetto vero e proprio è una serratura metallica mobile costituita da un corpo centrale a forma di piccola scatola a cui è articolata una barretta d’acciaio, diritta o piegata a U, munita di dispositivo di blocco, azionabile con una chiave.

Il soprannome Cat’nazz può derivare da un cognome (Catenazzo, Catenacci), esistente in Basilicata, in Abruzzo, nel Lazio, in Umbria e anche in Lombardia.

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Cazze-cazze

Cazze-cazze sopr., loc.id.

Il curioso soprannome fu affibbiato ad una certa Angela-Maria, quindi passata nella memoria collettiva come ‘Ngiamarüje cazze-cazze, la quale usava questo simpatico intercalare, qualsiasi frase uscisse dalla sua bocca.

Rivolgendosi ad un’amica, si lamentava che  – era quasi l’ora di pranzo – e suo marito Calogero non tornava a casa. Venne fuori un memorabile florilegio:

«Jogge Calògge, (cazze), c’jì fatte mezzjurne,(cazze) e códde (cazze), angöre nen ci’arretüre, (cazze!)» = Oggi Calogero ***, si è fatto mezzogiorno ***e costui *** non è ancora rincasato***

Una volta il Vescovo andò una Parrocchia in visita pastorale. Il Parroco, conoscendo il suo intercalare, le raccomandò di non avvicinarsi troppo al Presule. Ovviamente il Monsignore a chi si rivolse quando fu attorniato dai fedeli?  Alla nostra ‘Ngiamarüje!  Non credo che costei si sia fatto scrupolo di mitragliare il Pastore di cazze cazze!

Un altro uso di cazze-cazze  si ha quando si vuol dare un po’ di “colore” all’equivalente e più castigata locuzione (clicca qui→)  rè-rè, nel senso di mettersi in bella mostra, in evidenza, mostrarsi, intromettersi.
Mò ce ne vöne jìsse, cazze-cazze, e völe avì püre raggiöne = Ora se ne esce lui, bello bello, e vuol aver anche ragione.

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