Categoria: T

Tarallüne

Tarallüne s.m. = Ciambelline

Tarallüne p’u vüne bianghe = Tarallini con il vino bianco. Dolce pasquale.

In questo impasto, oltre a farina, zucchero e uova, si aggiunge anche un bicchiere di vino bianco, che conferisce all’impasto un profumo particolare.

Si conservano a lungo.

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Tarande

Tarande s.f. = ragno (delle case)

Da non confondere con la tarantola, ragno peloso e dal morso velenoso.

Come tutti i ragni produce la sua brava tela per catturare insetti di cui si ciba.

Si tratta di un ragno domestico (Tegenaria parietina) assolutamente innocuo per l’uomo a dispetto delle sue allarmanti dimensioni. Difatti l’insetto può sviluppare le zampe fino a 9 cm per lato, fuori dal corpo.

Esiste una specie che vive nei campi (Tegenaria agrestis) da cui bisogna guardarsi perché il suo morso, per quanto non mortale, causa nell’uomo spasmi e stati dolorosi.. Viene detta localmente taranda pizzecagnöle (ragno atto a pizzicare).

Invito i maggiorenni a leggere una burla a proposito della taranda pizzecagnöle cliccando qui.

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Taratóffe

Taratóffe s.m. = Uovo di mare, o limone di mare

Non credo che abbia un nome specifico in lingua italiana. In dialetto ha un’assonanza con “tartufo”

Si tratta di un’ascidia (Microcosmus sulcatus) ricercata come frutto di mare un po’ speciale.  Si pesca su fondali rocciosi o sabbiosi coperti di detriti, ed è a forma di piccolo otre (max cm. 15), contenente un frutto giallo, con tunica arancione o rossa.

Il sacchettino contentente il frutto del taratóffe non è individuabile a causa della forte ricopertura di organismi epibionti (che vivono sopra altri organismii), come alghe, spugne, antozoi (animali a forma di fiore) o altre ascidie (animali a forma di otre che si nutrono per filtrazione).
….Come sono difficili queste ricerche!….

Il frutto è ritenuto un cibo afrodisiaco. Non tutti lo apprezzano però, perché emana un odore come di acido fenico, un tipo di disinfettante.  Insomma è un frutto di mare tipico, adatto a palati coraggiosi!

Era considerato cibo dei poveri, come i caperrüne = i murici , i mósce = mussoli e i carècchje = canestrelle e alle cozze pelöse

 

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Taratüre

Taratüre s.m. = Cassetto

Scomparto di un mobile, aperto nella parte superiore, munito di maniglia o pomello, che si apre e si chiude scorrendo su apposite guide.

Al Nord e al Sud d’Italia viene chiamato tiretto, derivato dal francese tiret o tiroir, a testimonianza dei napoleonidi che quivi hanno dimorato a lungo.

Scherzosamente si intende anche il loculo cimiteriale.

Ce n’jì scjüte au taratüre = Se n’è andato al (suo) loculo. Insomma il soggetto è deceduto.

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Tarramöte

Tarramöte s.m. sopr. = Terremoto, sisma

Brusco movimento del suolo in seguito a una rapida serie di scosse brevissime causate dalla propagazione delle onde sismiche entro la crosta terrestre.

fig., persona molto vivace e irrequieta, che provoca scompiglio e danni.

Come soprannome credo che appartenga alla famiglia Ardò, salvo rettifica degli interessati.

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Tarùsse

Tarùsse s.m. = Nonno

Questo termine è ormai desueto, come quello di tatà per babbo

Etimo:
Tarusse, è la contrazione di tatà-grusse = babbo grande, alla stregua del francese “grand père” o dell’inglese “grandfather” o del tedesco “Grossvater/Großvater“…. e del garganico  tatàjrànne.

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Tascèrre

Tascèrre sf = Scansia

etagereScaffale movibile, di legno o metallico, a giorno (cioè senza pareti laterali o frontali o di fondo), a più ripiani.

Ho sentito pronunciare anche tascèlle, ma è una storpiatura che non mi piace.

Il termine deriva dal francese Étagère ossia contenitore di ripiani (étage)

Osservare l’affinità della pronuncia tra ‘a tascèrre e l‘étagère

In effetti il sostantivo étagère, scritto anche senza gli accenti sulle ‘e’, è diventato ormai univarsale (come hotel, speck, wurstel, sport, bar, ecc..)

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Tatà

Tatà s.m. = Babbo

Termine che si è evoluto, da tatà a papà e ora i bambini dicono babbo.

E’ curioso notare che Tatà è tuttora usato in Romania riferendosi al genitore).

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Tatócce

Tatócce s.m. = Fratello maggiore.

Il fratellone, in assenza del papà (perché imbarcato sui mercantili, o emigrato) ne fa le veci e si assume le responsabilità di capo famiglia

Ritengo che tatócce significhi “piccolo tatà“, versione arcaica di papà: sarebbe come dire papino, o alla maniera dei Toscani, babbino.

Scherzosamente si usava dire anche rivolgendosi ad amici più giovani, assumendo aria di uomo vissuto ed esperto: Sjinte a tatócce, ssà lu jì, ne lu dànne avedènze = ascolta tuo fratello maggiore, lascialo perdere, non gli dare retta!

Il prof. Ciliberti dice testualmente:
«“Tatucce”: dal greco “tatà” (padre), sta per “fratello maggiore” che ha, ad ogni modo, responsabilità di padre sui fratelli minori. E’ riferito pure a uno “zio” più importante, per antonomasia.»

Tatócce era il fratello maggiore del padre e della madre. Noi bimbi intendevamo così anche lo zio, perché ripetevamo quello che dicevano i nostri genitori.
Tatócce Mattöje jì turnéte da preggiunjire! = Matteo (mio fratello grande) è ritornato dalla prigionia!
Una frase che mi è rimasta impressa perché era quello, tatócce, era mio zio!

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Tàvele

Tàvele s.f. = Desco; asse di legno.

1) Desco, tavola
Mètte a tavele = apparecchiare il tavolo per desinare.

2) Asse di legno, di qualsiasi dimensione usato in falegnameria.
Come peggiorativo tavelàcce = tavolaccio, indica il giaciglio che anticamente era usato come letto dai carcerati. Non sono mai stato in galera, per mia buona sorte, ma credo che ora i detenuti siano dotati di brandine con materassi, come quelle in uso nelle caserme.

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