Jì tutte vjinde ‘ngüle a mè!

Jì tutte vjinde ‘ngüle a mè! loc.id. = È tutto a mio danno.

Traduzione letterale: È tutto vento in culo a me!

Avevo pensato inizialmente che vjinde ‘ngüle, vento in culo, corrispondesse a “vento in poppa”, nel senso che le cose vanno “a gonfie vele” (espressione italiana tratta dal linguaggio marinaresco). Credo che sia proprio quella l’origine del Detto, però viene pronunciato in modo sarcastico, con un’ antifrasi, per indicare proprio il contrario. Come quando si dice bella rrobbe = bella roba,  per indicare un mascalzone o un oggetto di scarso pregio.

Insomma questa simpatica espressione potrebbe essere una rimostranza verso qualcuno o qualcosa che in qualche modo sta utilizzando le nostre risorse in maniera poco zelante e rispettosa.

Come dire, alla maniera del caro Totò: “…E io pago!”

“Ahó, chjüde ‘sta càzze de talèfunéte, ca jì tutte vjinde ‘ngüle a mè! = Ehi, ti consiglio di abbreviare questa telefonata che stai facendo con il mio cellulare, perché non vorrei che il credito residuo sulla mia scheda SIM venisse azzerato a causa delle tue lunghe e inutili chiacchiere!

Più o meno è così, anche se questa volta non ho fatto una fedele traduzione letterale….

Ringrazio cordialmente il fedele lettore Agamennone per la sua graziosa segnalazione.

Filed under: Proverbi e Detti

2 Comments

  1. L’nesauribile Lino Bunetti scrive:
    «Anticamente, marito e moglie viaggiavano col proprio carretto diretti ad un lontano santuario.
    Giunti di sera ad una locanda, chiesero alloggio e il locandiere disse che aveva solo un poco di posto in uno stanzone al primo piano, già affollato, con i giacigli per terra.
    Per un minimo di privacy, stesero dei panneggi a mo’ di divisorio intorno al loro giaciglio e cercarono di addormentarsi. Ad un certo punto della notte, il carrettiere avvertì che sua moglie si lamentava, o meglio emetteva mugolii, come di piacere, e chiese:
    – “Che te sjinte?” e la moglie:
    – “No, njinde marüte müje, škìtte ca vöne da dröte nu belle vintezzüle, n’ariètta frešca ca m’arrecröje!”
    Il marito si voltò e cercò di riaddormentarsi, ma soffriva per il caldo così, dopo un poco, chiese alla moglie di scambiarsi di posto. Ad un certo punto qualcuno, dall’altra parte del divisorio, gli si accostò piuttosto violentemente al deretano e al carrettiere uscì un grido strozzato. E la moglie:
    – “Che te sjinte?” e il marito:
    – “Eh, migghiöra möje, quèdd’ariètte ca a te t’arrecrejöve, a me jì tùtte vjinde ca me vé ‘ngüle!”»

    • Aaaaah! Ecco quale vento!! Ecco la direzione che prende per ventilare il culo!!


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