Tag: sostantivo maschile

Cannarùzze

Cannarùzze s.m.= Cannerozzo, pasta alimentare

Formato di pasta alimentare, corta.

Etimo deritavo dal loro formato, come di un canna spezzettata

Quelli di diametro più piccolo si chiamano cannaruzzètte o tubbettïne = Tubicino

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Cannarüle

Cannarüle s.m. = Trachea, o anche esofago, fauci.

Accettabile anche la versione canarüle, con una sola “n”

Termine anatomico che deriva da canna.

Si intende sia la trachea che porta aria ai bronchi, sia l’esofago che porta cibo dalla faringe allo stomaco.

Il dialetto non fa troppe distinzioni, sempre “canne” sono.

Cannarüle è inteso prevalentemente come organo anatomico.
Ad esempio: Japrì ‘u cannarüle du caprètte = scannare, aprire (recidere) la trachea del capretto.

Si può dire anche ‘nganne e cannarùzzele specie in modo scherzoso, per indicare la gola in senso gastronomico, come il romanesco gargaròzzo.

‘U sàcce ca te piéce a mené jind’u cannaruzzele! = Lo so che ti piace mangiare e bere!

Un soggetto goloso è detto cannarüte, sinonimo del più noto cianguljire.

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Canganètte

Canganètte s.m. = Vite a legno

Termine meccanico: vite a gancio o vite a “L”.

Venivano fissate agli stipiti degli infissi di legno per sostenere il bastoncello delle tendine. Sono di varie misure, da 2 cm a 10 cm e più.

Viene usato indifferentemente anche il sostantivo maschile cagnulètte. 

Ora esistono in commercio le meravigliose viti a espansione (a “elle”, o a occhiello, o a gancio) con tassello di gomma o di materiale plastico, detti fischer dal nome dell’inventore tedesco Artur Fischer  .

Alcuni  li chiamiamo sempre ‘i canganètte o cagnulètte. Altri adattandone la pronuncia del termine tedesco fisher, li chiamano fìsce

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Candöne 

Candöne s.m. = Angolo di edificio

Si dice quando qlcu è fermo all’angolo della via, a ridosso di una casa: sté allu candöne, o a pìzze candöne o a pònde candöne.

Secondo me tutte le locuzioni si equivalgono salvo piccole differenze che si evincono più chiaramente dal contesto della frase detta.

Per esempio dire: “allu candöne” significa che casualmente c’è qualcuno fermo proprio lì, all’angolo della strada.

Dire “a ponde candöne” significa che non è casuale la sua fermata in quel punto, ma intenzionale, come se stesse fermo lì ad attendere qualcuno (ricordate quella canzone napoletana: “Stàje sempre ‘ccà, ‘mpuntato ccà, mmiezo ‘a ’sta via….”?)

Dire infine “a pizze candöne” può significare che il soggetto è sempre lì all’angolo della strada, ma come se fosse pronto a celarsi alla vista dell’osservatore, nascondendosi dietro l’angolo,ossia alla recöne(←clicca)

Il sostantivo candunéte, l’intero isolato, deriva proprio da candöne.

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Canàrje

Canàrje s.m. = Canarino (ornit.)

È un uccelletto fringillide canoro(Serinus canaria), della famiglia Passeridae, che vive in cattività, e viene facilmente allevato in casa e tenuto come animale da compagnia.

Il canarino ha il suo antenato selvatico in un uccellino verde grigiastro originario delle Isole Canarie (al largo della costa nord – occidentale dell’Africa), da cui è derivato il suo nome.

Attraverso secoli di selezione artificiale e incroci sono state sviluppate innumerevoli varietà di forma e colore

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Canalìcchje

Canalìcchje s.m.= Cannolicchio o Cannello

Il cannolicchio è un mollusco bivalve della famiglia dei Solenidi, che vive in posizione verticale infossato nella sabbia; ne esistono tre specie (Solen vagina, e Ensis (= Solen) minor e Solen marginatus), che hanno in comune la forma della conchiglia una sorta di tubo allungato, lunga fino a 15-17 cm, con i margini paralleli, diritti e taglienti.

I Solenidi hanno conchiglia liscia, poco solida, equivalve, tubiforme e tronca alle due estremità: dall’estremità anteriore sporge il grosso piede, da quella posteriore i sifoni riuniti; questi animali scavano gallerie nella sabbia fino ad un metro di profondità, e in esse possono ritirarsi in caso di pericolo con l’aiuto del piede molto estensibile.

La colorazione della conchiglia è giallastro-brillante con striature violacee; la taglia più frequente è di 12-15 cm, ma può raggiungere i 17 cm di lunghezza.

Il cannolicchio si nutre filtrando attraverso un sifone inalante piccole particelle alimentari dall’acqua, che poi refluisce attraverso il secondo sifone (esalante) insieme ai residui della digestione.

Ah, dimenticavo! I canalìcchje ce pòtene mangé= sono eduli, tranne quelli detti canalìcchje ferréte, forse perché di colore ruggine e ritenuti portatori di malattia.

Quando il mare era affidabile li mangiavamo crudi. Sotto il Castello, di fronte allo stabilimento balneare di Titta, si collocava un tizio con una sedia sulla quale aveva dei cannolicchi in un piatto coperto di acqua di mare. Costui vendeva anche le pelose arrostite, rosse, da consumare subito.

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Canagghjöne 

Canagghjöne s.m. = Cagnaccio

Grosso cane di brutto aspetto e apparentemente feroce.

Usato figuratamente per descrivere qlcu dai modi bruschi, arroganti, sprezzanti.

Talvolta indica qlcu inflessibile o tenace nel guardare i propri interessi, che non dà spazio ad altri nel perseguire un qls obiettivo, specie di carattere economico. In italiano uno così viene definito “mastino”.

Scherzosamente si difinisce canagghjöne una ragazza dalla voce sgraziata, o timbro molto basso causata da raucedine.

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Cammurriste

Cammurriste s.m. = Cammorrista

Nulla a che vedere con la famigerata attuale “camorra” napoletana.

A Manfredonia e credo in tutta la Capitanata il cosiddetto cammorrista degli anni ’50 era un personaggio con delle ferree leggi di comportamento inculcategli da una misteriosa società segreta cui erano affiliati.

Era obbligato a proteggere i deboli dai soprusi, a rispettare le leggi e la gerarchia, imparava le regole di vita, era discreto, educato, solidale con gli altri membri della camorra e con chiunque altro potesse aver bisogno di aiuto: insomma un cittadino esemplare.

In caso di necessità interveniva autorevolmente nelle controversie, e sapeva farsi rispettare perché emetteva giudizi equilibrati.

I giovincelli dell’epoca oltre a tutto questo, imparavano a usare il bastone e il coltello, per saperli adoperare, l’uno o l’altro, ma solo per difesa personale, e mai per offesa.

cammurrìste di una volta erano persone che andavano sempre e comunque rispettate perché avevano carisma e non agivano mai d’istinto.

Ora sono del tutto scomparsi, almeno quelli che rispondevano alle caratteristiche sopra elencate.

Insomma il termine non era per nulla negativo come quello attuale che riconosce negli affiliati alla camorra solo soprusi, angherie, taglieggiamenti, spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e altre porcherie simili.

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Cambüsce

Cambüsce s.m. = Pascolo

Ritengo che, derivando da campi, si possa tradurre “campeggio”,  non nel senso turistico come lo intendiamo oggi, ma col significato di “alpeggio”, distesa erbosa adibita a pascolo.

Di solito si usa, addolcendo la consonante iniziale, come avviene i tutti i dialetti dell’Italia meridionale, pronunciare ‘ngambüsce. Esempio cambagne/ngambagne, cjile/ngjile, ecc.

Tipico il verbo mené ‘ngambüsce = Menare, condurre le pecore per i campi al pascolo.

Usato anche nella forma intransitiva menàrece ‘ngambüsce = Uscire presto di casa per raggiungere i campi o i cantieri o per andare in mare.

Una mattina, uscendo in bicicletta di buonora, sono stato apostrofato simpaticamente da un amico: Uhé, già te sì menéte ‘ngambüsce! = Ehi, già ti venuto fuori di casa (così presto)!

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Cambe-sante

Cambe-sante s.m. = Camposanto

Cimitero cristiano. Luogo predisposto per la sepoltura dei morti e per la conservazione dei loro resti.

Con le Leggi di Gioacchino Murat emanato nel Regno delle due Sicilie agli inizi del 1800 furono stabilite alcuni criteri cimiteriali inderogabili tuttora vigenti:  le salme non dovevano essere inumate più all’interno delle Chiese, come facevano i signorotti e gli ecclesiastici, ma nei cimiteri che dovevano essere ubicati ad almeno 200 metri fuori dell’abitato.

 

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