Tag: sostantivo maschile

Bettöndomàtece

 

Bettöndomàtece s.m. = Bottone automatico, bottone a pressione

La consueta capacità di sintesi del nostro dialetto.

Al plurale suona: ‘i bettündomàtece.

Il bottone automatico è costituito da due dischetti metallici che si incastrano l’uno nell’altro per pressione. Si abbottonano facilmente e altrettanto agevolmente si sbottonano. Vengono cuciti su due lembi contrapposti di tessuto o su altri supporti per tenerli uniti.

Esistono di varie misure, a seconda dell’uso cui sono destinati. Quelli piccoli per camicette di bambini; quelli medi si usano in pelletteria per calzature, borsette e giubbotti; quelli più grandi per tasche, borsoni, giacconi e stivali.

Praticissimi, si lavano insieme all’indumento. Ora vengono spesso sostituiti dal moderno Velcro®.

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Benghéle

Benghéle s.m. = Bengala, Razzo

Fuoco d’artificio dai colori vivaci; razzo luminoso usato per segnalazioni e, in operazioni belliche, per individuare i bersagli di notte; significa anche cilindro fumogeno, usato per segnalazione, e qualche volta allo stadio con fumi variamente colorati.

In dialetto ha assunto una valenza negativa perché definisce qlcu lungo e fessacchiotto.

Si diceva, per esempio: Sì pròprje accüme a ‘nù benghéle, tutte füme… = Sei proprio come un bengala, tutto fumo…

Oppure ad uno molto alto e snello, in modo accrescitivo: (clicca→) Bengalöne

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Benedìtte

Benedìtte s.m. = Benedetto

Non ha nulla a che vedere con la liturgia cristiana.

Il “Benedetto” è una pietanza che trae il nome dall’epoca in cui si prepara, ossia nel periodo di Pasqua.

‘U Beneditte contiene cardi, salumi affettati, caciocavallo, uova sode. Una vera bomba di calorie, adatta ai deperiti, bisognosi di una alimentazione ipercalorica.

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Belòcche 

Belòcche s.m. = Bioccolo

Lungo ricciolo di capelli, avvolto a spirale,

Mia nonna aveva un attrezzo di ferro, tipo forbici, con le “lame” di ferro a tondino: era l’arriccia capelli!

Riscaldava il marchingegno al fuoco del braciere e poi velocemente vi avvolgeva su una sola stecca a tondino i suoi lunghi capelli, e li fermava con l’altra lama per pochi secondi. Sfilandolo i capelli, per effetto del calore, rimanevano avvolti e tesi, come la pasta dei cannoli siciliani.

Quello era un belòcche (con la ò larga) al singolare. Al plurale si pronuncia belócche, (con la ó stretta). Normalmente si usava al plurale per indicare una capigliatura riccioluta.

Ninètte c’jì fatte i capìlle a belócche a belócche = Ninetta si è conciata la capigliatura tutta a bioccoli.

PS, in italiano il termine bioccolo definisce ciuffi di lana. Credo che per estensione possa andare bene al posto di ciocca di capelli, che mi dà l’idea di un mazzettino.
Esiste un termine in lingua più appropriato?

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Bèlle-giòvene

Bèlle-giòvene s.m. = Erba Cedrina, Limoncina

Pianta aromatica (Lippia Citriodora o Lippia thryphhilla) coltivata nei giardini di Macchia, e talvolta in vaso. Ha un intenso soavissimo profumo.

I giovinotti fino agli anni ’50 si stropicciavano un paio di foglie di cedrina sulle mani e sulla fronte e portavano addosso a lungo la sua gradevolissima fragranza, prima di andare a ballare.

Forse per questo vezzo maschile alla pianta è stato affibbiato il nome, intuibile di bèlle giòvene = bel ragazzo in cerca di conquiste.

Le nostre nonne, utilizzandone fiori e foglie, ottenevano un aromatico liquore digestivo. Ormai, con Acqua e di Colonia e Liquori di gran Marca (tutti prodotti industriali) la coltivazione di questa pianta è andata del tutto in disuso, almeno dalle nostre parti.

Ringrazio Enzo Renato per il suggerimento.

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Beföne

Beföne s.m. = Malattia del frumento.

Stagonosporiosi o Carbone del frumento.

Per estensione, se qualcuno mostra di sragionare, si addita come uno che töne ‘u beföne ‘nde la chépe = ha il marcio nel cervello.

Più pittoresca la frase : tòcche de beföne = ha un tanfo di marcio (nella testa)

Viene chiamato così anche il tanfo di muffa che si avverte nei locali umidi: föte de beföne = puzza di muffa.

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Bedèlle

Bedèlle s.m. = bidello, bidella.

Chi è addetto alla pulizia dei locali scolastici e alla sorveglianza degli allievi.

E’ diventato un soprannome azzeccato.

Ora si chiamano operatori scolastici.

Ricordo Castigliego ‘u bbedèlle

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Becchetjille

Becchetjille s.m. = Pizzetto

Barba tagliata a punta o arrotondata sul mento e rasata sulle guance.

Nell’esempio (foto dal web) è raffigurato ‘u becchjille di Leonardo Di Caprio.

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Becchenòtte

Becchenòtte s.m. = Bocconotto

Prodotto di pasticceria di origini abruzzesi.

Il bocconotto è un pasticcino di pasta frolla ripieno di miele, crema pasticcera, marmellata o di cioccolato.

Il nome deriva dal fatto che questi dolci sono piccoli abbastanza da poter essere mangiati in un solo boccone, magari accompagnati da vino passito.

La variante pugliese, prevede un ripieno di mandorle e amarene, racchiuso nel medesimo involucro compatto.

Scherzosamente, qualdo qlcu sbadiglia senza coprirsi la bocca spalancata, si sente dire da qualche astante buontempone che imita lo sbadiglio: Aaahum, ‘nu becchenòtte! = Aaahum, ci vorrebbe un bocconotto per chiudergli la bocca!

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Bècche 

Bècche s.m. = Mento

In italiano il termine quasi omofono “becco” indica la formazione mandibolare cornea tipica degli uccelli, usata per afferrare il cibo e anche per difendersi.

Veramente designa anche il maschio della capra o – per la presenza di corna – un uomo tradito dalla moglie…

Da noi definisce la parte inferiore del volto, corrispondente alla parte mediana della mandibola. Talvolta anche il pizzetto, la barba che cresce sul mento è chiamato bècche o becchetjille. Vengono pronunciati con la doppia iniziale: bbècche, bbecchetjille.

Se il mento è particolarmente pronunciato dicesi chjèppe.

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