Legnasànte

Legnasànte s.f = Loto, caco

Albero originario dell’Oriente (Diospyros kaki) con foglie coriacee lanceolate e frutto polposo a bacca, arancione, commestibile.

Letteralmente il nostro termine significa i “legna santa” e questi frutti erano chiamati in tal modo fino a pochi anni fa.

Vorrei dare una spiegazione plausibile: forse perché il legno di questa pianta è inattaccabile dai tarli, ed è particolarmente duro (appartiene infatti alla famiglia delle ebanacee) ed usato per farne utensili molto robusti (mazze da golf, attrezzi sportivi).

Un’altra spiegazione deriva dalla figura biancastra (detta placenta) visibile tagliando il frutto longitudinalmente, immagine che ricorda Cristo in croce.   Per questo in spagnolo, oltre a kaki, è detto palo santo. (Fonte “Vesuviolive.it”)
(clicca→) https://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/95968-in-napoletano-cachi-si-dice-legnasanta-ecco-perche/

Questi frutti autunnali ora sono comunemente denominati “cachìzze“, derivato forse dal nome scientifico (Diospyros kaki) col plurale esotico cakis.

Mio padre diceva che questo frutto ha fatto la sua comparsa a Manfredonia solo nel dopoguerra, ossia dopo il 1946. Prima non lo conosceva nessuno, forse perché coltivato solo fuori della Capitanata.

In quell’epoca il commercio cominciava a prendere vie più estese e le derrate avevano una gittata maggiore. Allora noi cominciammo a conoscere anche il formaggio Bel Paese, lo Stracchino e l’Asiago.

Da pochi anni è arrivata sulle nostre tavole una nuova varietà di loto (DOP “Ribera del Xùquer”), meglio conosciuto come Caco-mela o “Persimon®”, a polpa dura, senza semi e commestibili anche appena raccolti.

Filed under: LTagged with:

2 Comments

  1. Sempre perché simpatico, riporto il nome del suddetto frutto a Taranto Vecchia: “”I’ pigliancùle”” Una signora benvestita, evidentemente forestiera, chiede al fruttivendolo: “A quanto questi cachi?” il venditore: “I pigliancùle?” scandalo e proteste. Ci volle del bello e del buono per calmare la signora da parte delle donne del luogo.

  2. O anche “Legnasànde”. Così il distinguo da quelli molli (cachízze). Il nome deriverebbe dal fatto che, tagliandolo a metà in verticale, si vede una immagine apparente della croce di Cristo (molto grossolana in verità).


Rispondi a Luciano Nicola Casalino Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Comment *
Name *
Email *
Website

9 − sei =