Categoria: Z

Zìnne

Zìnne s.m. = Cenno, segno, ammicco

Probabilmente deriva dal lat. tardo cĭnnus = «ammicco, l’ammiccare», oppur dal latino classico signum = «segno»

Gesto che si fa strizzando un occhio, quale segno di complicità, per lo più di soppiatto, in segno di intesa, di complicità con qualcuno.

Talvolta viene usato parlando agli astanti, strizzando l’occhio verso un “compare”, come per significare, ad esempio: «Attento: tu conosci quello che sto per dire adesso, ma fingi di non saperlo!»

La locuzione verbale fé ‘u zìnne o mené ‘u zìnne raduce il verbo intransitivo zinnjé = ammiccare.

Anticamente era una forma di approccio a distanza verso le donzelle, che il più delle volte, si giravano a capannello ridacchiando: «Ma che vé truanne ‘stu bbabbjöne?» = Ma che vuole costui?

Se lo fa una donna verso di un maschietto, vuol dire che costui è un uomo fortunato.

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Zingramjinte

Zingramjinte s.m. = intrigo, garbuglio, macchinazione

Opera di alcune persone malpensanti che si inventano maldicenze e altre nefandezze indirizzate specificamente a danno di una o più persone.

Diciamo che sono azioni più gravi di un semplice pettegolezzo, o come dicono quelli che hanno letto molti rotocalchi, di gossip. Questo è dettato da curiosità, mentre ‘u zingramjinte è imposto da cattiveria.malvagità.

Perché lo fanno?

Purtroppo alcuni individui inetti, di scarsa rilevanza morale, culturale o professionale, tendono a infangare gli altri, così si illudono di dare risalto alla propria immagine insignificante, di cui sono perfettamente consapevoli.

In parole povere: affosso te per elevare me.

Attenzione a non confondere pandémüje con pandummüne (sinonimo di paljatöne…)

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Zìrre

Zìrre s.m. = Ziro

Recipiente metallico usato per conservare o trasportare olio.

Il termine deriva direttamente dall’arabo zīr , ossia grande orcio, che può essere anche di altro materiale (pietra, terracotta).

Si pronuncia quasi sempre unito all’articolo e raddoppiando l’iniziale: ‘u zzìrre.     I ragazzi di oggi usano il termine italiano dialettizzato : bbedöne = bidonee il suo diminutivo bedungiüne = bidoncino.

Io ricordo quelli fatti a mano dai lattonieri, col coperchio circolare incernierato a metà lungo il suo diametro, che consentiva – sollevando il semicerchio – il prelievo dell’olio mediante grossi mestoli. Avevano una capacità di oltre un quintale di olio.  Ma i bravi “stagnari” ne confezionavano anche di altre misure.

Ora si trovano in commercio  i bidoni di acciaio inox con bocca larga da 30 e 50 litri, indubbiamente più pratici e più facili da pulire. Molto adoperate sono anche le lattine monouso da 5 e 10 litri.

Presumo che da zīr possa  derivare l’italiano “giara”.

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Zìnghe-nzelànghe

Zìnghe-nzelànghe s.m. = altalena

Usato generalmente al plurale, anche nelle versioni zlinghe-zlanghe, e zinghe-zelanghe, indica il gioco dell’altalena.
Mma fé i zlinghe-zlanghe? = Giochiamo all’altalena?

È un termine onomatopeico come din-don, tic-tac, tuppe-tuppe (toc-toc), e il sinonimo ndrìnghete-ndrànghete

Si riferisce specificamente a due segmenti di corda legati ad un rudimentale sedile e al ramo di un albero o ad altro appiglio.

Si può anche intendere l’asse di legno incernierato al centro e basculante su un cavalletto. Alle due estremità dell’asse si mettono i bimbi a cavalcioni e si sollevano alternativamente, ora l’uno tra l’altro.

Mia nonna diceva anche tràndele  = tiranti, ma credo che il termine sia di origine Montanara. Potete chiedere agli anziani se è conosciuto anche nel nostro dialetto?

I montanari usano il termine tràndele, ma trovo il nostro zìnghe-nzelànghe  più simile al napoletano zìnghete-mànghete o al calabrese mbìzzica-mbòzzica.

Per favore non chiamate il gioco con il termine italianizzante altalöne.  Si dice Zìnghe-nzelànghe!

Questo sostantivo dà il titolo a una pregevole raccolta di “Poesie e Canzoni in vernacolo manfredoniano” del poeta locale Michele Racioppa, mio illustre omonimo scomparso nel 2015.

 

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Zianjille

Zianjille agg. n.p. = Gracile, personaggio del presepio.

Questo aggettivo deriva dal nome proprio regionale Aniello, diffusissimo tuttora in Campania. Ricordiamoci che la nostra Puglia faceva parte del Regno di Napoli (o delle due Sicilie), e che Funzionari Amministrativi e Membri Militari napoletani erano presenti anche da noi.
Quindi Zianjille significa  semplicemente Zio Aniello.

Probabilmente questa persona era minuta, magrolina, gracile,  tanto che i nostri nonni l’hanno tramandata fino a identificarla con uno dei pupi del Presepio.  Il famoso Zianjille ìnd’u presèpje.

Forse le nuove generazioni non ne hanno mai sentito parlare, ma il pupo Zianjille  era il primo ad affacciarsi alla grotta del Bambinello, prima ancora dei pastori e delle pecorelle.

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Zingramjinde

Zingramjinde s.m=  Pettegolezzo

Esiste anche la variante zingarüje s.f.

Serie inopportuna e indiscreta di pettegolezzi, bugie e malignità continue e insistenti, tesi a mettere in cattiva luce qualcuno/a.

Ovviamente colui che mette in atto queste chiacchiere maligne è definito zìnghere o zingaröne, ossia zingaro,  univocamente considerata persona inaffidabile, scaltra, imbrogliona.

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Zìnghere

 Zìnghere o zìngre s.inv., agg = Zingaro

Oltre al significato tradizionale di girovago,  nel nostro dialetto assume una valenza molto negativa.

Se una persona viene definita zìnghere, zingaröne, significa che è capace di creare dissidi tra famiglie rapportando ora a una, ora all’altra, fatti travisati o inventati di sana pianta.

Insomma fa zingramjinde o zingarüje = contrasti, pettegolezzi intricati, noiosi, e dannosi.

Quèdde jì ‘na zìngre!= Guàrdati da costei, non confidarti con lei,  perché è una persona ingannevole e menzognera, capace di farti trovare al centro di una bega.

Il suo difetto minore è la sua riconosciuta trascuratezza nel vestire.

Te sì vestüte accüme a ‘nu zìngre = Ti sei abbigliato come uno zingaro.

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Zùppe-Fracchjaccöne

Zùppe-Fracchjaccöne s.m. = Gioco dello Zoppo

Era la denominazione di un gioco infantile.

Il sorteggiato da una conta, detto ‘u zuppe Fracchjaccöne, doveva rincorrere gli altri bambini, che fuggivano disordinatamente, saltellando su un solo piede.

Colui che veniva raggiunto, andava “sotto” e a sua volta, era obbligato lui a raggiungere gli altri saltellando su un solo piede.

Ovviamente il gioco si svolgeva all’aperto, agli incroci delle vie, quando il traffico automobilistico era praticamente inesistente.

Probabilmente Fracchjaccöne era un soprannome del tutto estinto, ma rimasto in una filastrocca che inserisco a parte.

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Zumbé

Zumbé v.t. = Saltare

Zómbe-zumbètte = Salta saltello, gioco fanciullesco.

Voglio divertirmi a coniugare il verbo zumbé:
Jüje zòmbe, tó zómbe, jìsse zòmbe, nüje zumbéme, vüje zumbéte e löre zòmbene.

La pronuncia delle “o” gravi o acute è essenziale per la comprensione della persona che compie l’azione.

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Zumbafùsse 

Zumbafùsse agg. = Saltafosso.

È un agettivo scherzoso per definire un pantalone troppo corto rispetto alla lunghezza delle gambe della persona che li indossa. Quindi pantalone corto sì, ma non nel senso di pantaloncino.

‘U cavezöne a zumbafùsse = Il pantalore a mezz’asta.

Succedeva quando i ragazzi adolescenti crescevano rapidamente, e i loro pantaloni dell’anno precedente purtroppo non crescevano anch’essi in lunghezza.

In ristrettezze economiche o lo si passava al fratello minore, o lo si lasciava indossare ancora una stagione in modo da farlo logorare completamente .

Quindi gli adolescenti della mia epoca e delle precedenti avevano molto spesso i pantaloni a zumbafùsse.

Qualcuno, ricordando un certo Raffaele, detto Lallüne, che portava perennemente i pantaloni in cotal guisa (vi piace cotal guisa? eh eh eh…), ha definito lo stile “a mezz’asta” con questo nome, che forse è ancora usato ai giorni nostri: ‘U cavezöne alla Lallüne = Il pantalone alla maniera di Raffaele.

Anche le mutande da uomo con la gambetta (ora si chiamano box) scherzosamente erano chiamate‘u cavezunètte a Lallüne = La mutanda (alla maniera di) Raffaele.

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