Tag: nome proprio

Ngìcche

Ngìcche n.p. = Cecco

Diminutivo di Francesco, che deriva dall’etnico latino, tardo e medievale, Franciscus. Il nome indicò prima l’appartenenza al popolo germanico dei Franchi, poi a quello dei Francesi.

Dal Trecento si è trasformato in nome proprio prevalentemente religioso.

L’onomastico è festeggiato il 4 ottobre in memoria di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.

I diminutivi manfredoniano di Francesco e Francesca:

Ngìcche = Cecco, Checco, Cesco
Ngècche = Cecca, Cesca
Ciccìlle = Ciccio
Ceccìllózze = Franceschino
Franghe = Franco
Franga = Franca

Se è unito ad un altro nome, si contrae in Frìsche (Frìsche-Pàvele, o Frìsche-Pàule = Francesco-Paolo)

Esiste anche quasi tel-quelFrangìsche e Frangèsche

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Ndröje

Ndröje n.p. = Andrea

Il nome greco originario Andréas rappresenta la forma abbreviata di nomi greci composti con anér-andròs, che significa “uomo, individuo di sesso maschile, guerriero”, oppure un derivato di andréia “forza, coraggio virile”.

L’onomastico ricorre il 30 novembre in ricordo di Andrea pescatore, fratello di Pietro, fra i primi discepoli di Gesù.

Esiste in dialetto anche il diminutivo Ndrejüne = Andreino, un po’ articolato nella pronuncia, ma usato fino a pochi decenni fa, Ora il bimbo è chiamato Andrea, tel-quelcome l’italiano.

Con questo nome mi viene a mente subito il famoso Ndröje ‘u nolègge. Costui aveva un’officina per la riparazione e il noleggio delle biciclette in Corso Roma.

Noi ragazzini, che non possedevamo la bicicletta, per fare delle passeggiate prendevamo tre o quattro biciclette a noleggio (ricordo a 20 lire all’ora…), attenti a non sgarrare l’ora del rientro.

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Menjille

Menjille n.p. = Carmine

Diminutivo del nome proprio Carmine (ossia Carmenjille)affibbiato ad un altro titolare di cantina. Poi è diventato un soprannome.

Ricordo che questo signore fece arrivare per primo nella sua osteria un vino marsalato siciliano dolce e profumato.

Costava qualcosa in più dei robusti vini pugliesi, ma la domenica era quasi un obbligo ricorrere alla specialià di Menjille!

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Mengócce

Mengócce n.p. = Domenico

Domenico è un nome molto diffuso in tutta Italia, soprattutto al Sud. Deriva dal latino Dominicus, aggettivo derivato da dominus, “padrone”, con il significato di “padronale, del padrone”, ma in epoca cristiana prese il significato di “consacrato al Signore”.

L’onomastico si festeggia il 22 gennaio in memoria di Domenico, abate benedettino morto nel 1031.

In dialetto è Dumìneche, o – simile allo spagnolo Domingo – Dumìnghe.
Ricordo Maste Dumìneche Adabbo, fabbro, su Via Antiche Mura.

Poi i diminutivi sono MimìMimìnghe Mìnghe e Mengócce.

Quest’ultimo, amico di mio padre, di cognome Messina, faceva il sellaio in via Spinelli: Mengócce ‘u sellére.

Il lettore Domenico mi fa notare che la ricorrenza ricade ad agosto. Allora ho fatto una piccola ricerca.
In effetti i Santi che portano questo nome sono due.
-San Domenico abate benedettino (951-1031) – ricorrenza 22 gennaio.
-San Domenico Guzman (1170-1212) – ricorrenza 8 agosto.
Quest’ultimo è raffigurato insieme a Santa Caterina da Siena, domenicana (134-1380) nel famoso quadro della «Madonna di Pompei» mentre ricevono il rosario da Gesù bambino e da Maria.

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Mattöje 

Mattöje  n.p. = Matteo

Deriva dall’ebraico Matithyah, composto da matath, “dono” e Yah, abbreviazione di Yahweh, “Dio, Iavè”, e quindi significa “dono di Dio”.
L’onomastico è tradizionalmente festeggiato il 21 settembre in ricordo di San Matteo Levi, esattore delle tasse, chiamato da Gesù alla sua sequela..
San Matteo è considerato il patrono di banchieri, bancari, doganieri, finanzieri, cambiavalute, ragionieri, commercialisti, contabili ed esattori (notizie attinte da Wikipedia).

Sicuramene è uno dei nomi più diffusi nella zona garganica, data la grande venerazione per questo Apostolo di Gesù, cui dedicato il santuario di San Marco in Lamis (FG).

Stranamente a Manfredonia esiste anche la versione al femminile, Mattüje= Mattia, che è un nome maschile, essendo Mattia un altro apostolo di Gesù. Correttamente si dovrebbe scrivere e pronunciare Mattea, che ha un suono orribile!! Sarebbe come chiamare una leggiadra fanciulla con il nome di Enea o Mosè.

Diminutivi:

Mattjócce,
Mattuccjille,
Tuccjille,
Tuccèlle
.

Questi due ultimi, maschile e femminile, designano anche qlcu un po’ tardo di intelligenza, forse perché casualmente i più noti tontoloni locali degli anni ’50 portavano questo nome (Tuccjille ‘u stóbbete, Mattöje ‘u fiascone, Mattöje Canzéne).

Ma che sté decènne ‘stu tuccjille?! = Ma che sta dicendo questo stupido?!
Fé accüme a ‘nu tucjille = Agire (o agisce) come uno stupido.

Senza voler mancare di rispetto a chicchessia, mi piace ricordare questo personaggio, un po’ sui generis, che spesso dava una mano al fruttivendolo Jajànne.
Era conosciuto come Mattuccèlle, Parlava poco ma quando diceva una cosa era saggia e sacrosanta.

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Matalöne

Matalöne n.p. = Maddalena

Deriva dall’ebraico Magdalenne, propriamente “torre”, nome etnico che significa “donna di Magdala”, località posta a tre chilometri a nord di Tiberiade.
L’onomastico si festeggia tradizionalmente il 22 luglio in memoria di santa Maria, soprannominata la “Maddalena”, seguace di Cristo.

Anche questo nome sta passando di moda perché ha un suono troppo solenne. Al più viene sccorciato in Magda. Ora si usano i nomi di Cinzia, Patrizia, Alessia, Ale, Manu….

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Mambredònje

Mambredònje n.p. = Manfredonia

Per effetto di un fenomeno che ho spiegato in home page, su Ortografia e Fonologia in dialetto il gruppo di consonanti nf diventa mb
(Cumbìtte, mbàcce, mbrònde, ecc.).

La parola più adatta per fare un esempio è proprio il nome della nostra amata Manfredonia.

Quando dai ragazzi che hanno frequentato la scuola dell’obbligo, sentite pronunciare Manfredònje, diffidate, perché essi parlano un d.g.m. = dialetto geneticamente modificato, incompatibile con la tradizione!!!

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Jennére

Jennére n.p. = Gennaro

Deriva dal latino Ianuarius, un derivato di Ianus, “Giano”, dio bifronte dell’inizio e del passaggio, successivamente dato ai bambini che nascevano a gennaio.

Significa “dedicato a Giano”.

L’onomastico si festeggia il 19 settembre in memoria di San Gennaro, martirizzato nel 305 .

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Jaiténe

Jaiténe n.p. = Gaetano

Riprende il soprannome etnico, e poi nome personale latino, di Caietanus, “abitante, oriundo di Gaeta” (in latino Caieta), che nel dialetto dei Laconi significava “luogo cavo” per la collocazione naturale della città.
L’onomastico è tradizionalmente festeggiato il 7 agosto in memoria di s. Gaetano di Thiene (Vicenza), morto nel 1547.

Come molti nomi e sostantivi che in italiano iniziano con la G, nel dialetto perdono la lettera iniziale o la mutano in J (ad es.: uande, Jennére, jatte, uadagné, jàmme= guanto, Gennaro, gatta, guadagnare, gamba). Vedi “Ortografia e fonologia” in home page e anche ‘U vasce Jaiténe

Come diminutivo generalmente si pronuncia Tanüne = Tanino. In tempi relativamente più recenti si è usato Gaitanüne, come il mio carissimo amico Gaetanino Novellese, scomparso pochi anni fa.

Al femminile di solito è Tanèlle.. Anche Gaitanèlle è accettabile, quantunqua sia una forzatura, perché è pronunciato con la G iniziale, contro le regole antiche del dialetto. Ritengo che i nomi moderni femminili come Tiziana, Cinzia, Monica, Veronica, Alessia abbiano soppiantato del tutto il tradizionale Gaetanella.

Ho sentito che ad una bimba è stato affibbiato il nome di Rocchina e ad un’altra di Briseide, la schiava di Achille…Ma non era più musicale il nome Gaitanèlle?

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