Tag: sostantivo femminile

Culöre 

Culöre s.m. e s.f. = Colera, “colatore”

1) ‘ u culöre s.m = il colera, grave malattia epidemica d’origine intestinale che si manifesta con diarrea, vomito, collasso;

2) ‘a culöre s.f. = pannolino di tela fine, che si poneva a diretto contatto con la pelle dei neonati. Era un po’ filtrante.

Deriva da colare = Filtrare un liquido per separarlo da parti solide.

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Culennètte 

Culennètte s.f. = Comodino

comodiniMobiletto collocato a fianco al letto. È veramente comodo, da cui il nome, perché sul suo piano si appoggia ‘a bbasció = l’abat-jour (piccola lampada da tavolo), un bicchiere, gli occhiali, l’orologio, un’immagine sacra, e nel suo tiretto altri oggetti (i calzini di lui, un libro, il termometro, ecc.)

In dialetto si può dire anche culunnètte, e significa piccola colonna, forse perché il comodino era abbastanza alto per allinearsi al letto, anch’esso più elevato rispetto ai letti moderni.

I due comodini della camera dei miei genitori, di fattura artigianale, anno 1926, erano alti, con il piano di marmo, ed avevano anche uno sportellino di legno lucidato a mano.

Anticamente, quando a Manfredonia non esisteva la rete fognaria, ‘a culennètte conteneva ‘u pisciatüre (detto anche ‘u renéle) = il pitale, l’orinale, accuratamente celato nel vano coperto dallo sportellino.

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Culàzze 

Culàzze s.f. = Retro, terga.

Parte posteriore di un veicolo a trazione animale (carretto, carrettone, calesse).

Appùgge ‘a culàzze ‘mbacce ‘u müre = Appoggia il retro contro la parete.

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Cugghjarüje

Cugghjarüje s.f. = Inappagamento, incontentabilità.

Sensazione che attanaglia chi è sempre insoddisfatto di tutto; che ha sempre da lamentarsi di qualcosa; che non gli va mai bene nulla.

Credo che con linguaggio ultramoderno, voglia dire che costui è “palloso”, che fa aumentare il volume delle stesse….(da “palle” = testicoli = cógghje e da qui cugghjarüje)

Faccio un esempio:

Se una persona anziana chiede di essere continuamente coccolata e viziata e nonostante venisse sempre accudita con tutte le attenzioni possibili e immaginabili, chiede sempre maggiori accortezze, forse anche esagerate ed eccessive, allora quella persona tóne a cugghjarüje.

L’amico prof.Castriotta, ultrasettantenne, asserisce che suo padre pronunciava cugghjarüne . Registro questa versione. Credo che i termini resteranno in vita fintantoché vivranno gli ottuagenari di oggi.

Palloso è molto più snello, immediato ed efficace l’aggettivo, anche in dialetto: pallüse maschile e pallöse femminile.

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Cuèrta mbuttüte 

Cuèrta mbuttüte s.f. = Trapunta.

Coperta imbottita di lana a doppia piazza, pesantissima, che le premurose sposine di una volte si preparavano manualmente per il loro corredo.

Ora la fanno solo industrialmente, imbottite con piume d’oca (quelle più pregiate) e le chiamano in simil-italiano trapónte o piumöne= trapunta o piumone. Leggerissime e caldissime.

Quelle più economiche sono di materiale sintetico, sia il tessuto, sia l’imbottitura. Anch’esse leggere e calde

 

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Cuquìgghje 

Cuquìgghje s.f. = Calcinello, tellina, arsella

Nome derivato dal francese coquille (pronuncia simile a “cokiglie”) che significa conchigia..
Comunissima su tutti gli arenili d’Italia, la tellina o arsella  è un mollusco bivalve della famiglia Donacidæ (Donax trunculus). Vive nei fondali sabbiosi del Mediterraneo, Mar Nero, Oceano Atlantico.

L’esterno è biancastro e l’interno di un bel blu o violetto. Raggiunge una lunghezza massima di cm 3.

I gusci vuoti che troviamo sugli arenili presentano un forellino circolare e denotano che la tellina è stata vittima dei predatori (stelle di mare, polpi).

Ora viene raccolta (magari solo le valve vuote) per la curiosità dei bambini.
Le telline sono eduli, e se ne ricava un sughetto molto profumato, ma c’è poco da scialare….Non ci si può certo saziare!

Infatti, per la esiguità del “frutto” viene anche citato metaforicamente per mostrare una limitatezza di mezzi.

Ad es: Che so’ ca vé truanne da me, cuquìgghje? = Che cosa pretendi da me, conchiglie?   Come per dire non chiedermi quello che non posso darti. Sono in ristrettezza di mezzi.

Se qualcuno mostra di essere generoso offrendoci qualcosa di scarso pregio o valore, ottiene una lapidaria risposta che soppesa la sua rachitica prodigalità : “Cuquigghje” = Sì, quisquiglie (come direbbe Totò).

Una volta ricordo che le telline venivano raccolte (dai cuquigghjére o cucugghjére) e poste in vendita sull’uscio di casa a piatti, ricoperte di acqua marina per dar loro modo di spurgare eventuali granelli di sabbia.  Non che procurasse lauti guadagni, ma solo pochi spiccioli, comunque ben accetti.

Quando degli amici, giusto per passare il tempo, si riuniscono  e fanno discorsi vuoti, non impegnativi   (i ragazzi di adesso usano il verbo cazzeggiare)  auto-ironicamente definiscono l’incontro come l’adunéte d’i cuquigghjére = l’assemblea dei raccoglitori di conchiglie.
Cioè un insieme di chiacchiere vuote (come le conchiglie), senza profitto (come i venditori di telline) e senza utilità alcuna.

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Cuccuésce

Cuccuésce s.f. = Civetta

La Civetta (Athene noctua) è un uccello notturno, predatore, capo piuttosto grosso, becco adunco, grandi occhi frontali.

I superstiziosi sono certi che la sua presenza nei paraggi di una casa preannuncia la morte di un suo abitante.

Ho notato anche al cimitero qualche civetta scolpita su un paio di tombe ottocentesche. Forse era qualcosa di più di una superstizione.

Da piccolo ho assistito atterrito alla fine di una povero uccello, posatosi per sua sventura sul cancello di una masseria, sbrindellato da una fucilata del proprietario. I cani hanno fatto il resto.

Come aggettivo definisce una donna non di bell’aspetto.

In italiano invece, civetta designa una donna leggera, che ama farsi corteggiare attraendo ammiratori con atti per lo più leziosi e forzati. Questo rapace era adoperati dai cacciatori come richiamo per i passeracei, incantati irresistibilmente dal suo modo di muoversi e di ammiccare.

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Cucciarde 

Cucciarde s.f. = Allodola

Uccello di piccole dimensioni, con ha livrea grigio-bruna, becco acuto e lunga unghia posteriore, detta nel napoletano cucciarda terragnola cucciarda pugliese.

Altro nome dialettale: taragnöle 

Il nome è usato scherzosamente per descrivere o appellare qualche bambina dispettosa o imbronciata.

‘A vì, quella cucciarde! = La vedi quella dispettosa.

Il prof. Ciliberti mi specifica che a Monte S.Angelo, oltre al significato propriamente avicolo,  cucciarde (dal greco kokloux) indica la ragazza civettuola e anche pettegola.

Il nome terminante in -arde mi fa pensare a una probabile origine francese (come canard, billard, clochard, montagnard, ecc.)

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Cucchjére 

Cucchjére s.f. e s.m. = Cucchiaio

Nella forma maschile ‘u cucchjére significa semplicemente la posata da tavola costituita da una paletta concava ovale usata per raccogliere e portare alla bocca cibi liquidi o non compatti. Dim. cucchjiarüne = cucchiaino.

cucchiaio-di-legnoNella forma femminile ‘a cucchjére designa quella di legno usata per rimestare gli intingoli durante la cottura in pentola. Diminutivo: cucchjarèlle.

 

 

 

cazzuola

Indica altresì la cazzuola, arnese costituito da una lama di metallo di forma grossolanamente triangolare con un manico di legno, usato dai muratori per stendere la malta.

 

 

frattazzo‘A cucchjére amerechéne = La cazzuola americana altri non è che un frattazzo (in dialetto ‘u frajàsse) con piano di metallo, usato per stendere l’intonaco fino.

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Cucchjarèlle

Cucchjarèlle s.f. = Schiumarola

La schiumarola è un utensile metallico da cucina, costituito da una coppa o da un disco del diametro variabile fino a 26 cm, bucherellato, sulla quale è innestato con rivetti o anche saldato, un lungo manico dello stesso metallo.

È prodotta ora solo in acciaio inox. Io ricordo quella di alluminio ed era usata per lo più per togliere dall’acqua bollente i maccheroni cotti, in tre o quattro movimenti di affondo e riemersione, in modo che tutta quell’acqua rimasta nella pentola venisse riciclata per il lavaggio dei piatti.

La cucchjarèlle descrive altresì un cucchiaio di legno di fattura artigianale, lungo oltre 30 cm., usato dalle mamme in cucina per rimestare i cibi in cottura e… in casa per mazzolare i frugoletti che si comportavano da monellacci.

Anche quella della misura più piccola,per girare il sugo, dev’essere chiamata cucchjarèlle, allo stesso modo. Sarà il contenuto della frase che ci farà capire di quale tipo si sta parlando.

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