Tag: sostantivo femminile

Ciucchetèlle 

Ciucchetèlle s.m. e sopr. = Teschio, cranio.

L’insieme delle ossa del cranio; specificamente designa la testa scarnita di un cadavere disseppellito.
Per sineddoche (scusate la brutta parola, che significa una parte per il tutto), ciucchetèlle anche indica l’intero l’apparato scheletrico umano

Un disegno stilizzato è universalmente riconosciuto quale segnale di avvertimento in presenza di grave pericolo.

Difatti compare sui contenitori di veleni, sui pali dell’alta tensione, ecc.

Di forma bianca, con tibie incrociate, il disegno stilizzato compariva sulla bandiera nera delle navi dei corsari.

Il termine ciucchetèlle presumo che derivi da ciòcche, antico nome garganico che indica la testa umana. Un po’ come l’abruzzese còcce, coccia.
Con il noto fenomeno linguistico detto metatesi – ossia lo spostamento di vocali o consonanti o sillabe all’interno della stessa parola (es. pietra = pröte; capra = crépe) – còcce coccetèlle = testolina sono diventati ciòcche e ciocchetèlle e ciucchetèlle.

Anticamente ‘coccia’, nel senso di guscio duro, di conchiglia, o di noci, o come vaso di terracotta, era usato anche in italiano (vedi cocciuto, cocciutaggine, essere di coccio = testardo, testardaggine, essere caparbio).

Esiste da noi anche il soprannome Ciucchetjille, al maschile. Il poverino aveva il volto molto magro e incavato come ‘na ciucchetèlle = un teschio.

 

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Cigghjéte 

Cigghjéte s.f. = Fortunale, burrasca

Improvviso cambiamento di tempo meteorologico, caratterizzato da fortissimo vento e alti marosi.

Non arriviamo al tornado, ma ‘a cigghjéte = il fortunale è molto violento, temutissimo dalla gente di mare.

La subitaneità con cui avviene ‘a cegghjéte fa venire a mente ‘u cìgghje de panze, che sorge altrettanto improvvisamente.

Va bene anche la pronuncia cegghjéte.

L’accrescitivo si volge al maschile: ‘u cegghjatöne.

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Cicjille

Cicjille s.f. = Uccello

Il termine dialettale ‘a cicjille è un modo fanciullesco di dire ‘a vucjille, sia nel significato proprio di “uccello-volatile” sia in quello esteso di…”uccello-pisello-pisellino” dei maschietti.

Quello degli adulti ha diverse denominazioni in dialetto, ma non mi sembra il caso di elencarle qui, semmai – ci penserò – in ordine alfabetico alla C e alla P.

Cito il nome, assolutamente non volgare, che mi è sembrato divertente e un po’ bizzarro, captato dalle mie orecchie innocenti quando ero piccolo: ‘a criapòpele “la crea-popoli”!

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Ciappètte

Ciappètte s.f. = Gancetto

Piccolo gancio metallico a due occhielli, che ha come controparte un cerchietto, anch’esso con due occhielli. Sono adoperati, cuciti sulla stoffa, per tenere allacciati due lembi di abiti, specialmente da donna.

Esistono di varie misure, a seconda se si devono usare su camicette, su reggiseni, su gonne o su soprabiti e mantelline.

Per estensione si intendono anche i punti metallici dati con la cucitrice da ufficio, per tenere insieme due o più fogli di carta, nonché punti chirurgici metallici, usati una volta per suturare tagli e lacerazioni

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Ciangularüje 

Ciangularüje s.f. = Ghiottonerie, golosità

Ghiottonerie, dolciumi che fanno gola. Usato generalmente al plurale.

Per brevità si può anche dire Ciàngule e Ciangulamjìnde.

Dolciumi vari

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Ciandèlle 

Ciandèlle s.f. = Pettegola

Tipicamente femminile, questo sostantivo descrive una popolana che fa abitualmente del gossip, arricchito, abbellito e adattato per curiosare e deridere una vicina, una conoscente, ecc.

È detta anche, rafforzativamente ciandèlle de stréte = pettegola da strada, perché sta poco in casa, intenta com’è a rapportare e riferire alle sue comari consimili tutti i fatti accaduti, rivisitati o addirittura inventati.

In quest´ultimo caso di tratta di (clicca→) zingramjinte, ossia azioni da zingre, (= zingari persone ritenute inaffidabili), passibili di denuncia per calunnia.

La ciandèlle spesso è litigiosa quando qualcuno la contesta. Allora non disdegna di regolare immediatamente i conti, proprio per strada, ricorrendo alle maniere forti e, perché no, a zuffe. Clicca su→ dellìrje de la Luciüje

Al maschile si dice rócche-rócche ( con la “ó” stretta, pronunciata quasi u).  Un suono onomatopeico che imita il garrire dei piccioni, insistente e noioso.
Un po´come il napoletano inciucio  che imita il ciu-ciu dei passeracei e che significa ugualmente pettegolio.
Per completezza linguistica, al femminile i napoletani usano ‘nciucessa (pettegola professionale (!)… con desinenza -essa, come dottoressa, professoressa, ecc…) o capèra (pettinatrice a domicilio notoriamente apportatrice di pettegolezzi).

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Ciamaruchèlle

Ciamaruchèlle s.f. = Chiocciole giovani.

Si tratta di giovani chiocciole, generalmente biancastre, che si trovano a migliaia lungo le strade di campagna a fine estate.

Vengono chiamate Ciamaruchèlle, per distinguerle, data la minore dimensione, dalle ciamarüche (←clicca) adulte.

Generalmente si lessano e si condiscono con aceto e foglie di menta piperita fresca (‘a mènte ‘i ciamaruchèlle) in una specie di fresca insalata estiva..

 

maruzzellerosse2-800x600 (400x300)Esistono con lo stesso nome le lumachine di mare, da non confondere cono con i cazzecómbre,(←clicca) che sono immangiabili, o con i curlicchi (←clicca) da cui invece si ottiene un delizioso intingolo.

I Napoletani le chiamano maruzzelle (Nassarius mutabilis), altrove tombolini, nassa, bombolini.

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Ciamarüche 

Ciamarüche s.f. = Chiocciola
Mollusco (Helix aspersa vermiculata o ) dotato di una grossa conchiglia a spirale, corpo allungato, viscido, strisciante sulla superficie ventrale, capo munito di antenne retrattili. Il guscio presenta una fascia marrone a spirale su campo bianco. È tipica dell’Italia meridionale: in altre regioni è chiamata “rigatella” per via delle righe bianco-brune a spirale.

Si raccolgono nei campi e si lasciano spurgare per una settimana. Successivamente si preparano con un sughetto all’aglio e pomodoro per condire le orecchiette con la rucola. Un piatto tipico di Manfredonia.

In Basilicata sono chiamate ‘cozze’, o ‘cozze di terra’. I raccoglitori di chiocciole sono detti ‘cozzari’, che è sinonimo di incivile, zotico, buzzurro.

Quando si raccolgono soggetti di dimensioni maggiori (come le famose escargots francesi) sono chiamate ‘i cervüne (Helix aspersa viridis). In Basilicata cape d’agghjone, grosse teste di aglio.

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Ciambéte 

Ciambéte  s.f. = Manciata

Quello che può essere contenuto in una mano sola. Quello che si raccoglie a mani unite dicesi pjöne.

Istruzioni per preparare le acciughe salate. Mjine ‘na ciambéte de séle e jüne d’alüce, jüne de séle e jüne d’alüce = Metti una manciata di sale e una di alici, alternando gli strati.

Ovviamente ciambéte se inteso in senso figurato significa “inezia, poca roba”.

Jì rumàste pe ‘na ciambéte de pedócchje = È rimasto con un pugno di pidocchi, ossia ha avuto un rovescio di fortuna ed è rimasto a mani vuote.

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Ciaccià

Ciaccià s.f. = Carne, ciccia

Un po’ come l’italiano “ciccia” che indica carne, polpa di animale macellato; nel linguaggio infantile, carne cucinata in modo appetitoso, che promette un buon sapore.

Apprüme mange ‘a paste, mamme, e döpe ‘a ciaccià = Prima mangi la pasta, tesoro di mamma, e dopo la carne.

Da non confondere con il ballo cha-cha-cha!

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