Tag: sostantivo maschile

Sambjitre

Sambjitre s.m. = Pesce San Pietro


Pesce San Pietro (Zeus faber). E’ un pesce dalla forma strana, molto appiattito . Ha la bocca molto ampia. La prima pinna dorsale possiede lunghi filamenti. Placche spinose sono presenti sui fianchi e alla base delle pinne.

La colorazione è grigio–scuro sul dorso con riflessi argentei sul ventre e giallastri sui fianchi ove è evidentissima una macchia tondeggiante bluastra.

Ha carni delicate e apprezzate. Indispensabile per il brodetto di pesce.

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Salviètte

Salviètte s.m. = Tovagliolo

Piccolo telo di forma quadrangolare, di cui è dotato ogni commensale per pulirsi o asciugarsi mani e bocca. Ora si usano molto quelli di carta usa e getta.

Deriva dal francese serviette, passato al tedesco e all’inglese (assieme a napkin) tale e quale; lo spagnolo dice servilleta.

Quelli che dicono ‘u tovagljöle non parlano il manfredoniano ma un ibrido.

Modo di dire: Salviètte, mìtte tàvele! = Tovagliolo, appronta il desco!

Si declama quando qlcu chiede l’impossibile, per dichiarare che non si è capaci di fare miracoli.

Trae origine da una favola raccontata delle nonne sulle meravigliose doti di un tovagliolo fatato, che appena qlcn pronunciava questo comando, si schiudeva colmo di ogni leccornia.

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Salemöne

Salemöne s.m. = Confetto

Attenzione, il gusto non è quello del salmone, come potrebbe sembrare!  Ora i confetti vengono chiamati cunfìtte, e anche combìtte, ma fino agli anni ’60 si chiamavano al plurale salemüne.

Il perché è abbastanza semplice: fino a metà del secolo scorso le uniche fabbriche di confetti in Italia erano concentrate tutte a Sulmona, in Abruzzo.

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Salatjille

Salatjille s.m. = Salatino

Generalmente il sostantivo si riferisce ai semi di zucca, alle fave e ai ceci tostati, ai lupini salati, che si consumavano durante la proiezione dei film, quando non era stato ancora inventato il pop-corn e nemmeno le patatine in busta.

Salatjille, salatjille, quàtte solde ‘u mesurjille! = Salatini, salatini, quattro soldi (ogni soldo era 5 cent., quindi 20 cent.) al misurino! Questo l’antico grido di richiamo dei venditori: poi c’è stata l’inflazione post-bellica…

Comunque il grido e passato anche alla mia generazione e serviva per “rimproverare” i compagni di scuola che avevano fatto “filone”.

Fé salatjille = Marinare la scuola, assentarsi dalle lezioni senza valido motivo.

Quale nesso esiste fra i salatini e la scuola temporaneamente disertata?

Presumo per il fatto che, non entrando in classe gli scolari non potessero far rientro a casa senza dar sospetto della marachella, pena un solenne paliatöne.

Allora si doveva necessariamente perdere tempo fino all’ora del termine delle lezioni…

Infatti ‘i salatjille erano chiamati anche ‘u spassatjimbe = il passatempo.

Più chiaro di così!

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Saccucciüne

Saccucciüne s.m. = Taschino

Piccola tasca finta applicata come guarnizione sulla giacca da donna.

Nelle giacche da uomo può essere anche una tasca vera e propria, e in questo caso serve per riporvi piccoli oggetti (occhiali, penne), o per farvi spuntare l’angolo di un fazzolettino di seta opportunamente ripiegato.

Questo vezzo, ormai demodé, donava al giovanotto che indossava la giacca col fazzolettino affiorante, una nota di fine eleganza.

Ho avuto la sventura di sentire, da quelli che parlano il finto dialetto, il termine ‘u tascüne: è un’orribile imitazione dell’italiano.

Non mi garba, io preferisco il termine più antico perché è vero dialetto. Se parli l’italiano usa il termine italiano, ma se parli manfredoniano usa il termine giusto!

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Saccöne

Saccöne s.m. = Pagliericcio

Grosso sacco riempito di paglia, foglie secche ecc. usato come materasso; per estens. letto povero, disagevole

Il “saccone”, di solito riempito di foglie di mais, sosteneva il materasso “ ‘u matarazze” vero e proprio, imbottito di fieno o di lana.

Il saccone dopo aver sostenuto per tutta la notte il dormiente, al mattino appariva disfatto, “scuscenéte”.

Per allargare le foglie ammassatesi, le brave mamme infilavano nelle sue apposite tasche una forcella (piccola forca di legno a due soli denti) e smanettavano alacremente….

Immaginate la polvere che si respirava durante questa operazione quotidiana!

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Sacche

Sacche s.m., s.f. = Tasca, sacco

1 Sacches.f– Sorta di sacchetto cucito all’interno di un vestito per riporvi piccoli oggetti che si vogliono portare con sé o applicato all’esterno e usato come guarnizione e rifinitura.

‘U cavezöne senza sacche nen serve a njinde = Il pantalone senza tasche non serve a nulla.

2 Sacche s.m. – Recipiente di juta, di carta o plastica, gener. lungo e stretto e aperto in alto, usato per contenere materiali minuti di varia natura (grano, farina, cemento, zucchero, ecc.)

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Ruzzjille

Ruzzjille s.m. = Cerchio

Striscia metallica o di legno curvata a O, usata un tempo dai bambini come gioco. Lo si spingeva facendolo scorrere sul piano stradale, e lo si accompagnava con un’asticella, anch’essa di metallo.

L’ideale era un vecchio cerchione di bicicletta privo di raggi e copertone.

‘I ruzzjille sono anche le rotelline del monopattino, del passeggino, della borsa della spesa delle nostre nonne, del supporto della cucina a gas per renderla facilmente spostabile, ecc.

Tènghe ‘na balügge p’i ruzzjille = Ho un comodo trolley [alla lettera: ho due valigie con le rotelle (di scorrimento)].

Figuratamente il termine era incluso volgarmente in una frase minacciosa, ponendo a contatto di punta gli indici e i pollici delle due mani aperte e mostrandone i dorsi: t’agghja fé tande ‘u ruzzjille! = Ti devo fare tanto così il cerchio = Ti faccio un culo così! (scusate, io non sono volgare di natura, ma il linguaggio gestuale è questo e va spiegato…)

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Ruzzelamjinde

Ruzzelamjinde s.m. = Borborigmo

Il borborigmo, (dal greco βορβορυγμός) nel campo medico, è il movimento sordo del gas all’interno dell’intestino, sia degli animali sia degli umani. Si tratta di brontolii, tintinnii e gorgoglii a livello gastrico, che normalmente non vengono uditi dagli individui se non in presenza di patologie. (da Wikipedia).

Quando diciamo ruzzelamjinde di solito aggiungiamo de cùrpe o de panze, magari per essere certi che gli astanti avessero capito bene l’origine del nostro disagio.

Il borborigmo sovente precede la scarica diarroica, così come il tuono precede il rovescio di pioggia. Non ridete perché questa è un accostamento serio e puramente scientifico.

Ruzzelamjinde eriva da ruzzelé, rivoltolare di liquidi in genere.

Nota linguistica: preferisco scrivere il segno -ji, la “i” dal suono lungo, come una contrazione dell’italiano ie (esempio: carabbenjire = carabiniere) e con il segno -ì la “i” dal suono corto (esempio ‘a quìnece/quindici)

Ringrazio la nonna del lettore Amilcare Renato per il suo suggerimento.

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