Tag: Verbo transitivo

Tenemènde

Tenemènde v.t. = Guardare, osservare

Ho sentito anche la versione tenemendì.

Verbo andato quasi in disuso. Ora è adoperato solo dagli ultra 70enni. con il significato di guardare, osservare attentamente, fissare qualcuno o qualcosa come per memorizzare (tenere a mente) ogni particolare.

Chessò ca tenemjinde? = Cosa hai da guardare?

Tenemjinde a quèdde! = Osserva quella (bella ragazza)!

Tó adda tenemènde accüme fàzze jüje, se no nen te mbére méje = Tu devi guardare attentamente come opero io, altrimenti non impari mai (il mestiere). Il consiglio del bravo artigiano al suo allievo.

Anche in napoletano antico su usava questo verbo. Ricordate la celeberrima canzone “Torna a Surriento”?

Vide ‘o mare quant’è bello!
Spira tantu sentimento.
Comme tu a chi tiene mente
Ca scetato ‘o faje sunnà.

Vedi il mare come è bello!
Ispira molto sentimento.
Come te che a chi guardi
Da sveglio lo fai sognare.

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Tembré

Tembré v.t. = Temperare o temprare, impastare.

1) Tembré = temperare.
Sottoporre a tempra vetri e metalli per conferire durezza e resistenza.

Tembré ‘u fjirre = Temperare il ferro.
Metodo artigianale per temprare un oggetto tagliente (piccone, vomere, falce, scalpello ecc.). Si scalda nella forgia la parte interessata fino  all’incandescenza, e poi la si raffredda rapidamente con immersione in acqua (o in olio minerale).
Credo che il fenomeno dell’indurimento sia dovuto alla perdita di una parte di carbonio contenuto nel ferro dolce, per effetto del calore: quello che resta è acciaio, quindi più duro.

2) Tembré ‘u péne = Panificare.

Tembré ‘u péne =Impastare farina di frumento con acqua lievito e sale. L’operazione successiva è detta škané ‘u péne = spezzare la massa e farne delle pagnotte (‘i škanéte). Infine avviene ‘a ‘nfurnatüre = la cottura nel forno.

Cungè, damme ‘na zènne de crescènde ca cré matüne jà tembré = Concetta, dammi un tozzo di lievito perché domani mattina devo panificare.

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Tedeché

Tedeché v.t. = solleticare

Quelli che parlano bene l’italiano dicono titillare (uguale al latino titillare)o vellicare.
Il verbo deriva dal sostantivo tedìgne (←clicca) o viceversa.

Mio padre nel giocare con me quando io ero in età pre-scolare, talvolta si divertiva a farmi il solletico sotto le ascelle per vedermi ridere irrefrenabilmente.

Ed io ridevo a crepapelle e mi divincolavo; lui dopo il primo “trattamento” riusciva a farmi ridere anche senza più sfiorarmi, con il solo gesto delle sue mani che si avvicinavano a me.
Un ricordo tenero e bellissimo!

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Sutterré

Sutterré v.t. = Sotterrare

Porre una salma, con tutta la bara, sotto terra. Inumare

Più spesso sentivo pronunciare la locuzione “mètte sott’a tèrre” = inumare, interrare.

Da qualche decennio i cadaveri prevalentemente non vengono più inumati nella fossa ma tumulati nei loculi.

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Sudeché

Sudeché (o anche suddeché) v.t. = seguire, inseguire

Credo che sia una metatesi di secutare dalla chiara matrice latina.

Ho sentito dire nel Salento: “La macchina dei Carabinieri me secùta“, mi segue. Chiara derivazione dal latino sequitur

La voce è antica ed è andata quasi in disuso perché ora viene pronunciata ancora solo le persone molto anziane.

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Sturné

Sturné v.t. = Ripristinare

Qlcu dice anche sturnì

Presumo che sia una storpiatura proprio del termine dotto “ripristinare”, cioè: riportare alle condizioni originarie, ricostruire.

L’operazione del fabbro consiste nel modificare a caldo la parte tagliente, deteriorata per l’uso, di uno strumento di lavoro, specificamente i vomeri, le zappe, i picconi da sterratore e quelli da tufaroli, le accette da boscaioli, gli scalpelli, ecc..

Spesso per compensarne il logorio, il fabbro sovrapponeva al taglio consumato un altro strato metallico, sempre a caldo, gli ridava la forma a martellate sull’incudine, e poi lo temprava raffreddandolo rapidamente nella pilozza dell’acqua per dargli durezza.

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Stujé

Stujé v.t. = Asciugare, detergere

Eliminare il liquido o l’umidità che bagna qualcosa.

Specificamente stujé si usa quando, per asportare l’umido, si adopera un assorbente di carta, di stoffa, di spugna, ecc. passandolo sulla parte intrisa.

Presumo che derivi dal francese essuyer = asciugare

Anticamente i pescatori, i contadini e i pastori dicevano anche stuscé.

Pìgghje ‘u mannüle e stüje i méne au uagnöne = Prendi un asciugamano e asciuga le mani al bambino.

Esiste la forma riflessiva stujàrece = asciugarsi

Ha’ fenüte? E stójete = Hai finito? E asciùgati.

Stujàteve ‘u mosse ca sté chjüne de süche = forbitevi le labbra (con il tovagliolo) perché recano tracce di ragù.

Quando si asciuga esponendo la parte bagnata al sole, all’aria, a una fonte di calore, ad una corrente d’aria, si usa il verbo assuché = asciugare.

Assuché ‘i pànne = sciorinare il bucato.

Quando per il tempo piovoso l’asciugatura avveniva in casa si usava un’intelaiatura sopra il braciere, chiamata appunto l’assüca-pànne

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Stucché

Stucché v.t. = Spezzare

Spezzare, specialmete riferito a fili, corde e simili sottoposti a trazione.

Spezzare riferito a corpi solidi, ossa, alberi, punte di matita, ecc. si dice quasi come in lingua spezzé.

In dialetto si usa stucché anche riferito a stoffa per confezionare un abito, una gonna, un indumento qualsiasi. Da non confondere con stucchjé= stuccare.

Me so’ stucchéte ‘nu vestüte = Ho comprato un taglio di stoffa per confezionare un vestito.

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Struzzelé

Struzzelé v.t. = Pulire

Per indicare una pulizia a fondo di qlcn o di qlcs si usa il verbo struzzelé = togliere le tròzzele (propriamente gli escrementi ovini e caprini che restano attaccati alla lana del vello…puah!), ossia eliminare la sporcizia.

In senso più scherzoso e colloquiale si dice struzzelé (anche struzzeléje) per indicare l’insieme delle azioni rivolte alla cura della propria casa, e della propria famiglia o di qlc persona anziana convivente.

‘A chése völ’èsse struzzeléte = La casa necessita di pulizia radicale.

Agghje struzzeléte a nòneme fin’a quanne jì mòrte… = Ho accudito mia nonna fino a quando è deceduta (spero con amore!).

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Struppjé

Struppjé v.t. = Storpiare

Rendere storpio un arto producendo una distorsione. Deformare, anche metaforicamente, qlcu o qlco.

L’hanne struppjéte de mazzéte = Lo hanno massacrato di percosse.

Sin. Stravesé = Sfigurare, rendere irriconoscibile, qlcu o se stessi per esempio a seguito di una rovinosa caduta.

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