Mesüre

Mesüre s.f. = Misurino

Serie misurini di latta

I negozietti di Generi Alimentari di una volta vendevano tutto sfuso, dalla pasta al riso, dal concentrato di pomodori alla marmellata di ciliege, dai pelati ai legumi.

Per l’olio di oliva i Bottegai usavano un misurino di latta stagnata da 100 ml, che le massaie chiamavano ‘a mesüre. Generalmente le massaie acquistavano ‘na mesüre d’ùgghje alla volta, e se la facevano bastare. Se la famiglia era numerosa acquistavano addirittura döje mesüre d’ùgghje, ossia 200 grammi. Ma era uno scialo…
Date la sua ridotta capacità, quello da 50 ml usato in casa da quei pochi fortunati che all’epoca si potevano permettere una provvista d’olio, veniva chiamato mezza mesüre o anche ‘u mesurjille = il misurino.

Erano di latta anche quelli usati dai venditori di vino sfuso, ma questi adoperavano solo i tre più grandi, ossia da 250, 500 e 1000 ml.
Infatti nessuno comprava 100 grammi di vino da portare a casa, ma solo quelli che lo consumavano al banco. In questo caso si adoperava un tipico bicchiere sfaccettato da cantina, dalla misura standard di 100 ml.

Quelli usato dai lattai ambulanti erano di alluminio forse perché più facilmente lavabili. Il lattaio portava con sé solo due misurini, quello da 200 ml, e quello da 500 ml.
Se qualcuno voleva un quantitativo intermedio, ad esempio 300 grammi, cioè ‘nu quìnde e mìzze, versava prima il misurino detto (clicca qui—>) ‘nu quìnde (il quinto di un litro, ossia 200 ml) e successivamente ad occhio una sua metà , ‘mìzze quìnde, cioè i 100 ml. Il lattaio era generoso, spesso oltrepassava la misura a favore dell’acquirente.

Tutti i misurini per liquidi, e anche i pesi per le bilance, erano periodicamente controllati e marcati da un apposito Ufficio Provinciale (credo si chiamasse “Ufficio metrico Pesi e Misure”) a tutela dei consumatori.

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2 Comments

  1. Le caramelle non si vendevano ma si facevano in casa “i caramell a vrüte”. Acqua, zucchero, caralelle semoci o con qualche aroma (cannella, limone ecc). Si scioglieva tutto, rimestando la pentola con la ” cucchiarella” e si versava su un piano di marmo per raffreddarr, si lavoravano a mo’ di sigaro o a “pallotte”. Il dolce era fatto !


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