Calüche s.m. = Caligine, nebbia, bruma.
È un termine prettamente marinaresco forse in disuso, soppiantato nel linguaggio corrente dal più snello nègghje, bisillabo comprensibile anche dalle popolazioni terricole (professionisti, artigiani, pastori, contadini, carrettieri, ecc.).
Probabilmente deriva dal tardo latino caligare = oscurarsi, annebbiarsi.
Provo a dedurre un’altra etimologia: ritengo che possa derivare da “calare”, nel senso che cala la visibilità. In italiano si dice anche: cala la nebbia.
Ecco la definizione di Wikipedia:
“La nebbia è il fenomeno meteorologico per il quale una nube si forma a contatto con il suolo. È costituita da goccioline di acqua liquida o cristalli di ghiaccio sospesi in aria. A causa della diffusione della luce solare da parte dell’acqua in sospensione la nebbia si manifesta come un alone biancastro che limita la visibilità degli oggetti”.
Pianta delle liliace (Muscaro comosum). I Botanici la chamano anche con il sinonimo Leopoldia comosum.
Con lo stesso termine calescìnne si designava un antico sistema per abbassare, secondo necessità, il lampadario a sospensione.
2) Calamére = Calamaro (Loligo vulgaris): è un mollusco cefalopode dal corpo allungato a forma di cono, sul dorso in posizione laterale si trovano due grandi pinne che nell’insieme formano un rombo, la testa sporge dal mantello con gli occhi in posizione laterale e attorno alla bocca si trovano quattro paia di braccia ed un paio di tentacoli che si allargano all’estremità a formare la cosiddetta clava, ricca di ventose poste in quattro serie. La conchiglia è interna a forma di spadino. Il colore è rosa-violaceo, con punti più scuri bruno rossicci. Può raggiungere una misura di 30-40 cm è più comune attorno ai 15 cm.