Autore: tonino

Ciangularüje 

Ciangularüje s.f. = Ghiottonerie, golosità

Ghiottonerie, dolciumi che fanno gola. Usato generalmente al plurale.

Per brevità si può anche dire Ciàngule e Ciangulamjìnde.

Dolciumi vari

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Ciandèlle 

Ciandèlle s.f. = Pettegola

Tipicamente femminile, questo sostantivo descrive una popolana che fa abitualmente del gossip, arricchito, abbellito e adattato per curiosare e deridere una vicina, una conoscente, ecc.

È detta anche, rafforzativamente ciandèlle de stréte = pettegola da strada, perché sta poco in casa, intenta com’è a rapportare e riferire alle sue comari consimili tutti i fatti accaduti, rivisitati o addirittura inventati.

In quest´ultimo caso di tratta di (clicca→) zingramjinte, ossia azioni da zingre, (= zingari persone ritenute inaffidabili), passibili di denuncia per calunnia.

La ciandèlle spesso è litigiosa quando qualcuno la contesta. Allora non disdegna di regolare immediatamente i conti, proprio per strada, ricorrendo alle maniere forti e, perché no, a zuffe. Clicca su→ dellìrje de la Luciüje

Al maschile si dice rócche-rócche ( con la “ó” stretta, pronunciata quasi u).  Un suono onomatopeico che imita il garrire dei piccioni, insistente e noioso.
Un po´come il napoletano inciucio  che imita il ciu-ciu dei passeracei e che significa ugualmente pettegolio.
Per completezza linguistica, al femminile i napoletani usano ‘nciucessa (pettegola professionale (!)… con desinenza -essa, come dottoressa, professoressa, ecc…) o capèra (pettinatrice a domicilio notoriamente apportatrice di pettegolezzi).

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Ciamùrre 

Ciamùrre s.m. = Raffreddore, cimurro.

Accettabile anche la voce più antica ciamùrje.

Il nome deriva dal greco antico kimos = umore e reo = scorrere.

Il fastidioso raffreddore, nonostante la somiglianza del nome ciamurre con “cimurro” non prende questo nome dalla malattia dei gli animali  (Morva ), ma forse solo dalla caratteristica  estrema contagiosità di entrambe..

Tjine ‘u ciamùrre? Fàtte ‘nu belle decòtte de cambumìlle e fjüre de malve! = Hai il raffreddore? Preparati un bel bel decotto di camomilla e fiori di malva.

Era, e forse è ancora, l’unico palliativo contro questo malanno stagionale.

Ringrazio il prof. Michele Ciliberti per avermi fornito l’etimologia del termine, e il dott. Enzo Renato per le preziose notizie di carattere veterinario.

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Ciammjire

Ciammjire s.m. = Pastone, pastura

Corretta anche la versione ciammìrre, o ciammire.

Miscuglio di diversi ingredienti usato come pasto per gli animali d’allevamento.

Il lettore Luciano Nicola Casalino mi scrive:
«Ciammire, alias “lo zimbello”. Usato dai vecchi uccellatori manfredoniani (Agostino Bronzino, Andonjie “Maccarone”, “Scattazze”, “Ciocciamére ecc). Il povero volatile veniva imbragato e legato ad una asticella azionata dall’uccellatore mediante una corda. Serviva come richiamo visivo per con scopi specifici. Il termine dovrebbe significare ” si ammira/si fa ammirare”».

In ambito marinaresco si intende una poltiglia composta da interiora e da scarti di pesce che si lancia in mare allo scopo di far radunare sgombri, o altre specie di pesci di media grandezza e poterli catturare più numerosi con la rete da lancio (‘u resàcchje).  Insomma una specie di esca. Nel nord tarantino lo chiamano ggiamiélle.

In entrambi i casi di tratta di un “richiamo” per animali vivi.

Quando i pescatori vogliono descrivere un affollamento, un assembramento, dicono che le persone radunate acchessì stèvene, a ciammjire = così stavano, come stanno addossati i pesci che si radunano veloci a banchettare quando il pastone viene gettato in mare.

Nell’evidenziare acchessì = così, univano e staccavano le punte delle dita contro il pollice ripetutamente per almeno tre volte per significare la calca, uno addosso all’altro.

Una curiosità: al tempo dell’antica Roma, la poltiglia suddetta di interiora e scarti di pesce, si faceva fermentare a lungo sotto i raggi del sole.   Si otteneva una pastella molto usata per condimento. Il famoso garum, ritenuto prelibato a quei tempi.

Io penso che semplicemente faceva schifo… a meno che con la fermentazione non assumesse il profumo delle acciughe e l’agro dell’aceto. Chissà.
Ho visto in commercio una cosa simile, chiamata “colatura di alici”, ma non so com’è.

Ho assaggiato invece il “garo” calabrese, fatto di bianchetto e peperoncino, da spalmare sul pane come la nutella. Beh, questo lo raccomando anche ai delicati di stomaco.

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Ciamaruchèlle

Ciamaruchèlle s.f. = Chiocciole giovani.

Si tratta di giovani chiocciole, generalmente biancastre, che si trovano a migliaia lungo le strade di campagna a fine estate.

Vengono chiamate Ciamaruchèlle, per distinguerle, data la minore dimensione, dalle ciamarüche (←clicca) adulte.

Generalmente si lessano e si condiscono con aceto e foglie di menta piperita fresca (‘a mènte ‘i ciamaruchèlle) in una specie di fresca insalata estiva..

 

maruzzellerosse2-800x600 (400x300)Esistono con lo stesso nome le lumachine di mare, da non confondere cono con i cazzecómbre,(←clicca) che sono immangiabili, o con i curlicchi (←clicca) da cui invece si ottiene un delizioso intingolo.

I Napoletani le chiamano maruzzelle (Nassarius mutabilis), altrove tombolini, nassa, bombolini.

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Ciamarüche 

Ciamarüche s.f. = Chiocciola
Mollusco (Helix aspersa vermiculata o ) dotato di una grossa conchiglia a spirale, corpo allungato, viscido, strisciante sulla superficie ventrale, capo munito di antenne retrattili. Il guscio presenta una fascia marrone a spirale su campo bianco. È tipica dell’Italia meridionale: in altre regioni è chiamata “rigatella” per via delle righe bianco-brune a spirale.

Si raccolgono nei campi e si lasciano spurgare per una settimana. Successivamente si preparano con un sughetto all’aglio e pomodoro per condire le orecchiette con la rucola. Un piatto tipico di Manfredonia.

In Basilicata sono chiamate ‘cozze’, o ‘cozze di terra’. I raccoglitori di chiocciole sono detti ‘cozzari’, che è sinonimo di incivile, zotico, buzzurro.

Quando si raccolgono soggetti di dimensioni maggiori (come le famose escargots francesi) sono chiamate ‘i cervüne (Helix aspersa viridis). In Basilicata cape d’agghjone, grosse teste di aglio.

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Ciambéte 

Ciambéte  s.f. = Manciata

Quello che può essere contenuto in una mano sola. Quello che si raccoglie a mani unite dicesi pjöne.

Istruzioni per preparare le acciughe salate. Mjine ‘na ciambéte de séle e jüne d’alüce, jüne de séle e jüne d’alüce = Metti una manciata di sale e una di alici, alternando gli strati.

Ovviamente ciambéte se inteso in senso figurato significa “inezia, poca roba”.

Jì rumàste pe ‘na ciambéte de pedócchje = È rimasto con un pugno di pidocchi, ossia ha avuto un rovescio di fortuna ed è rimasto a mani vuote.

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Ciambe-ciambe

Ciambe-ciambe loc. id.soprann. = Impronte, ditate.

1) Un mobile è pieno di impronte lasciate da mani unte o sudate? Ecco è tutto ciambe.ciambe!

Si può dire anche che sté ciambjéte, ove ciambe è una caricatura di zampa, perché il monello che ha fatto il danno è paragonato ad una bestiolina con le zampette…

Mi sa che anche ciambéte = manciata derivi da ciambe = zampa

2) Con il nomignolo Ciambe-ciambe era conosciuto un bravissimo sarto su Via Tribuna, fra Via Magazzini e Via Vittor Pisani, specializzato nel confezionare abiti da uomo. Molti allievi sono usciti dalla sua bottega, altrettanto bravi.

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