Subbetànje agg. = Subitaneo, d’impulso, rapidamente
Che avviene o si manifesta d’un tratto o con grande rapidità.
Deriva dal latino subitanĕus, der. di subĭtus = improvviso.
Il termine “dotto” è rimasto nel nostro dialetto solo nella locuzione ‘na morta subbetànje per designare un una morte rapida, senza lunga agonia, o un decesso improvviso, inaspettato..
Come sinonimo usiamo la locuzione tutte ‘na volte = tutto d’un tratto, rapidamente, inaspettatamente.
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Gravante
Gravante agg. = greve, pesante
L’aggettivo deriva direttamente dal latino gravis = grave, pesante.
In lingua italiana è estensivo, cioè vale sia per le persone, sia per gli oggetti, sia nel linguaggio figurato, nel senso di opprimente, penoso, angoscioso, soffocante.
In dialetto è riferito solo a persone sofferenti a causa o per effetto del loro sovrappeso.
Giuanne jì gravante assé! Se chéde ‘ntèrre, va lu jàveze, va! = Giovanni è molto pesante! Se dovesse cadere occorrerà molta fatica per sollevarlo.
L’obesità è sempre una patologia con conseguenze serie sul cuore, sul sistema circolatorio e respiratorio.
Infatti le persone obese presentano affanno, anche compiendo la minima attività fisica, sudano in abbondanza, ed hanno difficoltà respiratorie.
Spràteche
Spràteche agg. = inesperto, non pratico
L’aggettivo è riferito a persone che si improvvisano mestieranti mentre sono del tutto incapaci.
Il risultato è ovviamente disastroso, o quanto meno deludente, molto al di sotto delle aspettative.
Metti me a restaurare un mobile antico, o a tagliare una lastra di vetro, o a stirare una camicia…
Non parliamo se mi fai sedere davanti a un pianoforte.
Con tutta la concentrazione possibile, al massimo riuscirò a pestare sui tasti, dopo numerosi tentativi, “Tanti auguri a te” con un dito solo!
Invece davanti ad una macchina da scrivere me la cavo molto meglio!
Anche a cuocere due uova in tegamino. Ma non di più!
Accuste
Accusté v.t. = accanto, a fianco, a lato, presso, vicino
Indica la poca distanza fra persone o di cose (case, edifici).
Giuanne jàvete accuste a chése = Giovanni abita a fianco di casa (mia).
Mìttete accuste a mmè, nen ‘ncarecanne =Mettiti accanto a me, non temere.
A segnöre accust’a mme töne ‘nu chène ca škéme tutt’a notte.= la sigmora accanto ha un cane che guaisce tutta la notte.
Da ragazzo ritenevo che accuste , per la vicinanza, si riferisse ai custe , come dire “alle costole”. Invece ho scoperto che deriva dal latino ad costam = a lato, vicino. Da qui derivano ovviamente anche accusté e accustàrece= avvicinare, avvicinarsi.
Mi viene a mente un brindisi in dialetto napoletano:.
Si riempiono i bicchieri e si invitano i presenti a imitare il gesto:
Aìza, aìza, aìza,
acala, acala, acala,
accosta, accosta,
alla saluta vostra.
Ossia:
Alza, alza, alza;
abbassa, abbassa, abbassa,
accosta, accosta, accosta:
alla salute vostra!
Trìste
Trìste agg. = Tristo, maligno
L’aggettivo trìste, oltre al significato di tristo, ossia maligno, bieco, cattivo, designa – stemperandone il pesante significato – anche l’aspetto di un bambino molto irrequieto, che dà grattacapi ai genitori.
Vi rimando ai due proverbi riguardanti il triste cliccando qui e anche qui
Caseriande
Caseriande agg. = bighellone, ozioso.
Persona va da una casa all’altra di amici e conoscenti per chiacchierare, o per scroccare cibarie e bevute, o solo a pettegolare e a perdere tempo.
Il sostantivo è strutturato come malazziunande = delinquente, furfante, avvezzo a compiere cattive azioni.
Mariètte jì caseriande assé = Mariella (invece di sbrigare e faccende domestiche) se ne va bighellonando di casa in casa a spettegolare.
Il dialetto sovente è molto sintetico, cioè esprime con un solo termine un intero concetto.
Nota linguistica:
Deriva dal verbo caserié = andar di casa in casa.
Nei paesi garganici tuttora dicono càsere per indiucare il plurale di chése = casa.
Questa voce da noi è ormai scomparsa, perché usiamo chése sia al singolare, sia al plurale, salvo che in questo verbo e i suoi derivati.
Locche-locche
Šcaùrte
Šcaùrte s.m., agg. = Tozzo, tarchiato
È una persona bassa, tarchiata, forzuta, come i cavalli “schiavi”, ossia provenienti dall’antica Schiavonia.
Così era intesa una Regione adriatica orientale, dominata dalla Repubblica marinara di Venezia; “Schiavoni” o “Schiavi” erano detti i suoi abitanti slavi, non latini, considerati ottimi soldati, chiamati “i fedelissimi di San Marco”.
Dei cavalli schiavi, muscolosi e pieni di forza parlano diversi documenti storici che provengono da Dubrovnich (la bellissima città adriatica detta “Ragusa di Dalmazia” dai tempi della Serenissima).
Ringrazio di cuore il dott.Matteo Rinaldi per avermi fornito tutti i dati utili alla compilazione di questo articolo.
Nota linguistica.
Vi ricordo che la consonante “s” accentata con il segno diacritico della “pipetta”(tecnicamente detta hacek), usata in alcune lingue straniere slave o nordiche, ossia la “š” si deve leggere come l’italiano “sc” davanti alle vocali “e” e “i” (scena, sceriffo, sciarpa, sciroppo, ecc.)
Un esempio giunto anche a noi è il famoso marchio Škoda (auto e motori marini).
Jastematöre
Jastematöre s.m. = Bestemmiatore
Persona che usa sovente bestemmiare senza ragione i Santi, Dio e le cose sacre (clicca->) jastöme, anche come irritante intercalare.
Per estensione si intende con jastematöre anche persona con il vizio del (meno grave) turpiloquio, ossia che usa spesso e volentieri parole oscene, le cosiddette parolacce.
Faccio un solo esempio (di cui mi scuso in anticipo) che riporta una telefonata di rimprovero. La traduzione non è proprio alla lettera:
«Mattö’, strunzelöne, c’jì fatte l’une e mèzze, cazze! Quanne cazze t’arretüre? Sté ‘u piatte alla tàvele ca ce arrefrèdde, e che cazze!» = Matteo, accidenti, siamo arrivati all’una e mezza! Ma tu quando decidi di rincasare per il pranzo?
Mammamöje, Giuànne jì ‘nu jastematöre ca te fé škande! = Mamma mia! Giovanni è un bestemmiatore da far paura.
Al femminile è invariabile, non esiste un termine per bestemmiatrice.
In italiano esiste anche il termine biastematore, sicuramente di origine toscana, molto simile al nostro.
Furèste
Furèste agg. = Misantropo, orso
Persona persona scontrosa, poco socievole, poco incline a mantenere rapporti di amicizia o anche di parentela.
Non coltiva amicizie né da confidenza a nessuno.
Spesso vede, osserva eventi, ma non degna nessuno del proprio parere. Sarà timidezza? Menefreghismo? Disinteresse?
Mattöje quanne ce sté da parlè, ce ne vé fureste fureste = Matteo, quando c’è da discutere, se ne va via senza dir nulla perché è un asociale.