Ca te vònn’acciüde

Che ti vogliano uccidere.

È un’imprecazione (simile al romanesco va a morì ammazzato o morì-ammazzato) vivace e immediata contro qlcu che ci procura un danno, un dolore fisico, un inganno, ecc.

Esistono numerose varianti, naturalmente: ca t’anna acciüde, ca t’anna sparé, ca t’anna ‘mbènne = che ti debbano uccidere, che ti possano sparare, che ti vogliano appendere (nel senso di impiccare), ecc.

Per completare il simpatico augurio, segue immancabilmente la specificazione del destinatario, caso mai non si capisse bene: ‘stu desgrazzjéte!= questo farabutto!

Filed under: Proverbi e Detti

1 Comment

  1. Ecco i commenti:

    a. Domenico. Credo che si possa dire anche “T’hann’accjüde”
    b. Umberto: Mia madre quando facevo qualche stupidaggine mi diceva; Cà t’anna féje pè l’àgghja suffritte! 🙂
    c. Tonino: tua madre usava un simpatico eufemismo, perché ti considerava una polpettina da soffriggere con l’aglio….
    Sento già il profumo! No non voleva farti male, come nessuna madre vuole il male del suo figlio. L’espressione era una sua reazione alle nostre marachelle.
    d. Umberto: Marachelle… io? Mai! (Ma stupidaggini sì…) Una volta avevo una radiolina portatile e non avendo i soldi per comprare le batterie, decisi di collegarla alla presa di corrente…. ma senza usare un trasformatore o qualcosa del genere; soltanto un filo elettrico con la presa, in più la scatola della radio era ancora aperta, ed io mantenendo con una mano la radio (toccando l’interno) e con l’altra inserivo la presa…
    Ragazzi, che vi dico, un botto… tutto diventa buio dopo un lampo e io avevo l’Africa look e la mano bruciata, in più dovetti scappare via perché mia madre mi voleva rosolare il didietro, gridando: Cà t’anna féje pè l’àgghja suffritte! 🙂
    Ciao a tutti, Umberto.


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