Categoria: Proverbi e Detti

Mazze e panèlle…

Mazze e panèlle…

Proverbio completo:

Mazze e panèlle
fanne ‘i figghje bèlle,
panèlle e senza mazze,
fànne ‘i figghje pàzze

Ossia: bacchetta e pane, fanno i figli belli,
pane senza bacchetta, fanno i figli pazzi.

Nel Potentino la seconda parte del Proverbio  ammonisce che «pane e presùtte fanne i figlje brutte!»

Talvolta (non troppo spesso, mi raccomando) qualche sberla ben distribuita è indispensabile per una sana educazione dei figli, checché ne dicano i moderni educatori.

Quelli più anziani ricorderanno che bastava  il solo gesto di papà di sfilarsi la cinghia per imprimerci nella mente che certe  nostre azioni erano sbagliate.

Anche la BIBBIA (Prov. 13-24) raccomanda di adoperare  ogni tanto una salutare  lisciata di pelo, magari senza ricorrere materialmente al bastone. Secondo me basta assestare  solo un paio di ceffoni al momento giusto per inculcare per sempre nel figlio  il comportamento riprovevole da evitare.

CEI–Conferenza Episcopale Italiana:
«
Chi risparmia il bastone odia suo figlio,
chi lo ama è pronto a correggerlo»

TILC-Traduzione Interconfessionale in Lingua corrente:
«Chi non usa il bastone non ama suo figlio,
ma chi l’ama si affretta a rimproverarlo.»

(La foto è stata reperita sul web.)

Filed under: Proverbi e Detti

Me dé ‘u uacjüle d’öre..

Me dé ‘u uacjüle d’öre..

Il Proverbio completo suona così:
Me dé ‘u uacjüle d’öre e pò me fé jetté lu sànghe da jìndre = Mi dai una bacinella d’oro e poi mi fai soffrire, mi fai morire.

Anche gli Abruzzesi hanno un proverbio simile: Che bbàle nu vaccìle d’òre se ddèndre c-ì-à da sputà sanghe? = Cosa vale una bacinella d’oro se dentro ci devi sputare sangue ?

È la constatazione di una difficilissima convivenza coniugale o familiare in genere.
Mi copri di regali ma mi rendi infelice. Non mi fai mancare beni materiali ma mi angusti continuamente.

Occorre un po’ di buon senso e si potrebbe vivere meglio. Basta poco, che ce vo’?

Filed under: Proverbi e Detti

Me türe ‘u cchjù püle lunghe

Me türe ‘u cchjù püle lunghe

Mi tira il pelo più lungo.  In italiano esiste la locuzione: Mi fa un baffo.

Insomma le minacce mi passano sottogamba.

Varianti:

  • Tutte ca m’u vogghje spelé = Me lo voglio depilare tutto!
  • Ne’mme li türe ca me dòlene = Non me li estirpo (i peli) perché mi fanno male.

Da noi le minacce non fanno impressione: anzi pare che abbiano effetto auto-depilatorio

Filed under: Proverbi e Detti

Mègghje ‘a zàppe ca ‘na zóppe

Mègghje ‘a zàppe ca ‘na zóppe

Meglio la zappa che una zuppa.

Questo Detto – forse in antitesi a quello che preferisce l’uovo oggi alla gallina domani – insegna che con un arnese, uno strumento di lavoro, si ottiene di più e in modo perenne il sostentamento per sé e per la famiglia.

Con la zappa si lavora il terreno che dà ortaggi e frutti in ogni stagione. Una zuppa può saziare un solo giorno ma l’indomani si torna nelle stesse condizioni del giorno prima.

Come quando quell’altro Detto che recita: “Se il bisognoso chi ti chiede un pesce, dàgli una canna e insegnagli a pescare”. Con un pesce mangia una volta sola, imparando a pescare mangia tutti i giorni.

 

Filed under: Proverbi e Detti

Mègghje ‘na mala crjanze ca ‘nu delöre de panze

Mègghje ‘na mala crjanze ca ‘nu delöre de panze

Meglio passare per screanzato che soffrire per un mal di pancia.

Ovviamente il mal di pancia è causato da un bolo di gas intestinale trattenuto a lungo.

Perciò, per la propria salute, è opportuno liberarsi presto del ‘metano’ incorporato, possibilmente in luogo appartato.

Quelli meno formali lo fanno rumorosamente anche in presenza di altre persone, sorvolando sul fatto che si passa per screanzati. Una scorreggia, lo dice la parola stessa, è scorretta.

Ringrazio il lettore Sator del buon suggerimento (a inserire il proverbio non a emettere gas intestinali!)

Filed under: Proverbi e Detti

Mègghje ‘na méla matüne ca ‘nu méle veciüne

Megghje ‘na méla matüne ca ‘nu méle veciüne

Alla lettera il Proverbio dice: Meglio una cattiva mattina che un cattivo vicino.

L’antica saggezza popolare ammonisce che è preferibile sopportare una cattiva giornata, quando sembra che tutto vada storto, piuttosto che convivere con un vicino di casa pedante, rompiglione e cacacà (scusate i neologismi) .

Infatti la giornata storta può capitare una volta, oppure ogni tanto, ma un cattivo vicino di casa incombe tutti i giorni per rovinare la vita dei pacifici cittadini.

Vi assicuro che, specie nei Condominii, si trova immancabilmente presente, proprio come istituzione, un tizio di questa specie, anche al di fuori delle canoniche Assemblee condominiali.

Filed under: Proverbi e Detti

Mègghje a farle ‘nu vestüte ca ‘nvetàrle a mangé

Mègghje a farle ‘nu vestüte ca ‘nvetàrle a mangé

È più conveniente regalargli un vestiro piuttosto che invitarlo a pranzo.

Questo Detto, a guisa di gossip, è uno sfogo con un amico riferendosi ad un terzo soggetto, noto per il suo pantagruelico appetito.

Il termini economici costerebbe meno un vestito rispetto al valore della roba che addirittura costui sarebbe in grado di trangugiare.

Oggi non ci pensa più nessuno: se si invita qlcu a mangiare, lo si fa più per stare insieme che per la mangiata in se stessa. E se si nota che l’ospite mangia in quantità industriali, lo si definisce “buongustaio” che “fa onore alla tavola”, con gran soddisfazione della padrona di casa.

Ma una volta, diciamo fino a metà degli anni ’60, si badava moltissimo all’economia domestica, perché le ristrettezze economiche stigmatizzavano qualsiasi eccesso, e l’invito a pranzo era piuttosto raro. Ognuno a casa propria a mangiare quel poco che disponeva.

Filed under: Proverbi e Detti

Megghjèreme nen lu völe e jü me l’attònne

Megghjèreme nen lu völe e jü me l’attònne

Mia moglie non lo vuole e io me lo mangio.

Premetto che le donne sono spesso in dieta, e sanno resistere alle tentazioni della gola (ciangularüje = golosità) meglio degli uomini.

Quando capita di trovarsi in un salotto e vengono offerti dolcetti, la donzella si schernisce e declina l’invito con una scusa qualunque. Il marito invece non fa complimenti, prende il suo dolcetto, e poi un altro, dicendo per celia: poiché mia moglie non vuole questo pasticino, in vece sua me lo trangugio io!

Ora entra in ballo quel verbo attunné (jü me l’attònne= io me lo arrotondo). Alla lettera significa rendere qlco di forma rotondeggiante.

Qui in senso è traslato (jü me l’attònne= io me lo arrotondo). Come per dire si arrotola o si appallottola qlco in modo che entri in bocca facilmente.

Ringrazio l’assiduo lettore Enzo Renato per l’imbeccata.

Filed under: Proverbi e Detti