Cüme l’amme vìste auànne, chjù mègghje all’anne che vöne.

Come l’abbiamo vista quest’anno, (speriamo che sarà ancora) meglio l’anno prossimo.

È l’augurio che il capo famiglia fa davanti alla tavola imbandita per le grandi occasioni (Natale, Pasqua, Fest’a Madònne, ecc.), prima di cominciare a mangiare. Non so se si usa ancora.

Ricordo con particolare tenerezza la “benedizione” di mio padre, con un ramoscello di ulivo usato come un aspersorio intinto nell’Acqua Santa.

Il gesto era solenne, l’acqua era sparsa prima sulle uova sode pasquali, poste in un piatto sul desco, simbolo della vita, e poi sulle teste dei figli e dei familiari riuniti per il pranzo di Pasqua.

Il papà lo compiva felice di avere attorno a sé tutta la famiglia riunita e recitava la formula, che non aveva nulla di religioso, ma ugualmente significativa, perché tatuccio , il figlio maggiore, o la mamma, completava l’augurio: tùtte quànde ‘nzjimbre! = tutti quanti insieme, come fosse un Amen!.

Io continuo la tradizione e spero che lo facciano anche i miei figli con le loro famiglie.

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