Djasìlle, djasìlle, Segnöre pighjatìlle!

Djasìlle, djasìlle, Segnöre pighjatìlle prov.

Ho già spiegato l’origine di djasìlle (clicca)

Si tratta di un Detto enunciato da qualcuno davvero spazientito, di fronte ad un interlocutore assillante, importuno, tedioso. È un’implorante richiesta al Signore per essere liberati da quella persona molesta.

L’espressione ha carattere semi-serio. Nessuno ovviamente augura la morte di alcuno, per quanto odioso o fastidioso (almeno in sua presenza…).
È un modo, tra il serio e il faceto, di troncare il dialogo, di invitare l’altro a smettere di rompere i timpani.

Ovviamente gioca molto la rima sul diasìlle/pigghjatìlle.

A proposito di rima, mi viene a mente (alle scuole medie si studiava il francese) quel mio compagno di classe, napoletano, che un giorno se ne venne fuori con questa frase in rima:
Oh Seigneur de la France
donne moi la patience
e liéveme a chisto ‘a nanze!

Ringrazio il dott. Michele Castriotta per avermi fornito lo spunto per questo articolo, e il dott. Sandro Mondelli per questo interessante commento :
«È l’esortazione du jatechere a comprarsi le ultime triglie, oppure l’accorata preghiera dei parenti del malato sofferente e molto anziano?»




Filed under: Proverbi e Detti

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