Nzéne nzéne e lu rótte porte au séne

Nzéne nzéne e lu rótte porte au séne

Si usa questa Detto se si è costretti a sobbarcarsi il lavoro altrui, magari subendone anche lo scherno, la derisione, quando se lo potrebbero fare benissimo loro stessi.

È la frase conclusiva di una favoletta dialettale che gli anziani raccontavano ai bambini.

Si trattava della scaltrissima volpe che invitò il lupo ad assaltare la dispensa del massaro. La volpe, mentre trangugiava i formaggi, aveva la furbizia di controllare ogni tanto se il volume della sua pancia fosse di intralcio al passaggio attraverso la strettoia che le aveva consentito l’ingresso. Il lupo invece mangiava ingordamente. Quando giunse il padrone, la volpe subito sgattaiolò all’esterno e il lupo rimase all’interno del magazzino e si beccò l’intuibile razione di legnate.
Il lupo rimase a terra k.o. e quella sua finissima amica, quando fu tutto tranquillo, si stese per terra accanto al lupo e finse di averle prese anch’essa: si pose un po’ di ricotta sulla testa per simuare la fuoruscita di materia cerebrale sotto la gragnuola delle randellate.
Sfrontatamente chiese al lupo se la poteva portarla a cavalcioni all’esterno, ora che il massaro era andato via, poiché era stremata dalle randellate (mai prese!). Durante il tragitto cantilenava: nzéne nzéne nzéne, e lu rótte porte au séne. Il lupo chiese che cosa stesse dicendo, e la volpe gli rispose che a causa del forte dolore stava delirando!

Se qualcuno dice che “u mùrte porte au séne” non conosce la storiella appena raccontata.

Note grammaticale: come al solito costruzione della frase è volta al dativo, (il rotto porta al sano) anziché all’accusativo ( il rotto porta il sano);
Nota fonetica: presumo che quel incipit Nzéne nzéne non sia solo per adagiarvi la rima, ma potrebbe essere la pronuncia dialettale reiterata di “non sai?” = nenzé, nenzé, nenzé?

Ringrazio il lettore Alfredo Rucher di avermi dato lo spunto per elaborare questo articolo

Filed under: Proverbi e Detti

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