Sté ‘nu cjile stèlle stèlle….

Sté ‘nu cjile stèlle stèlle….

C’è un cielo cosparso di stelle.

Che cos’é?

Il lettore PEPPE mi dà lo spunto per spiegare questo indovinello.

È una cosa schifosa, ma purtroppo vera: nei tempi passati (diciamo fino a metà del secolo appena passato), quando non tutte le case disponevano di acqua corrente o di fognature, per i bisogni corporali si usava il famoso ruàgne = cantero, detto anche prüse o cacatüre.

Era adoperato prevalentemente dalle donne, perché gli uomini evacuavano negli anfratti degli scogli o nei campi di fichi d’india che coronavano la città. Essi per l’occasione, si premunivano di carta di giornale per stujàrece = pulirsi in assenza di acqua.

Véche a fé ‘nu telegràmme, a fé ‘na spasséte, a mangé düje chelómbre = vado a fare un telegramma, una passeggicon unatina, a mangiare due fichi fioroni. Eufemismi per dire vado a cacare (scusate, si dice meglio evacuare): la carta igienica a rotoli era privilegio dei benestanti!

Le donne non si lanciavano mai all’aperto per espletare i loro bisogni corporali. Li facevano in casa, come ho detto prima, e non usavano il giornale, bensì uno straccio appeso ad un chiodo dietro il vaso. Dopo la “pulizia” lo riappendevano per la successiva utilizzazione! (ózze! = puah!).

Naturalmente ogni volta si sceglieva un angolo dello straccetto non coperto dalle precedenti tracce di feci essiccate, e dopo qualche giorno il panno era tutto leopardato. Ecco, con un paragone poetico, la mappina cosparsa di cacca come il cielo pieno di stelle dell’indovinello!

Allora a Manfredonia il tifo – inteso come malattia – era endemico e nelle epoche precedenti la città era martoriata dal colera. Bisognerebbe spulciare nelle Relazioni annuali dell’Ufficiale Sanitario del Comune dal 1950 a ritroso.

Filed under: Indovinelli

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