Tag: aggettivo

Appuppacüle

Appuppacüle agg. = insolvente

Va bene anche scritto appuppa-cüle.

L’aggettivo è specifico per descrivere una persona indebitata, di dubbia moralità che spesso non fa fede ai suoi impegni.
Insomma uno che molla spesso una fregatura ai creditori.

Un cattivo soggetto che è bene tenere alla larga.

Vi consiglio di leggere l’articolo che dà origine a questo termine, cioè puppéte o appuppéte cliccando qui.

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Chjatte

Chjatte agg. = piatto

Oggetto che ha la superficie piana, non concava né convessa.
Si definisce piatto anche come contrario di rotondo, come ad esempio certe viti “a testa piatta” ben diverse da quelle “a testa tonda”, che sporgono dal supporto per ottenere effetti estetici o funzionali.

Sta entrando nel nostro dialetto il significato napoletano di chjatte che simpaticamene aignifica grasso, obeso. Mamma chjatte = anche da noi indica un donnone, imponente, con cui è meglio non discutere…

Non parliamo dei «terrapiattisti», per i quali il nostro mondo fisicamente, come corpo celeste, non è un globo terracqueo, ma una strana superficie rotonda e piatta, come una pizza napoletana, con tanto di bordi.

Attenzione:
“piatto”, inteso come sostantivo, è una stoviglia di uso quotidiano per contenere il cibo e si pronuncia piatte, non chjatte. Il venditore era detto piattére, ossia piattaio.
Questi piatti si distinguono in piatte cuppüte e piatte spése e ossia piatto fondo destinato a contenere la minestra, e il piatto piano usato per accogliere la pietanza.

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Subbetànje

Subbetànje agg. = Subitaneo, d’impulso, rapidamente

Che avviene o si manifesta d’un tratto o con grande rapidità.

Deriva dal latino  subitanĕus, der. di subĭtus = improvviso.

Il termine “dotto” è rimasto nel nostro dialetto solo nella locuzione ‘na morta subbetànje per designare un una morte rapida, senza lunga agonia, o un decesso improvviso, inaspettato..

Come sinonimo usiamo la locuzione tutte ‘na volte = tutto d’un tratto, rapidamente, inaspettatamente.

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Gravante

Gravante agg. = greve, pesante

L’aggettivo deriva direttamente dal latino gravis = grave, pesante.

In lingua italiana è estensivo, cioè vale sia per le persone, sia per gli oggetti, sia nel linguaggio figurato, nel senso di opprimente, penoso, angoscioso, soffocante.

In dialetto è riferito solo a persone sofferenti a causa o per effetto del loro sovrappeso.

Giuanne jì gravante assé! Se chéde ‘ntèrre, va lu jàveze, va! = Giovanni è molto pesante! Se dovesse cadere occorrerà molta fatica per sollevarlo.

L’obesità è sempre una patologia con conseguenze serie sul cuore, sul sistema circolatorio e respiratorio.
Infatti le persone obese presentano affanno, anche compiendo la minima attività fisica, sudano in abbondanza, ed hanno difficoltà respiratorie. 


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Spràteche

Spràteche agg. = inesperto, non pratico

L’aggettivo è riferito a persone che si improvvisano mestieranti mentre sono del tutto incapaci.

Il risultato è ovviamente disastroso, o quanto meno deludente, molto al di sotto delle aspettative.

Metti me a restaurare un mobile antico, o a tagliare una lastra di vetro, o a stirare una camicia…

Non parliamo se mi fai sedere davanti a un pianoforte.
Con tutta la concentrazione possibile, al massimo riuscirò a pestare sui tasti, dopo numerosi tentativi, “Tanti auguri a te” con un dito solo!

Invece davanti ad una macchina da scrivere me la cavo molto meglio!

Anche a cuocere due uova in tegamino. Ma non di più!

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Accuste

Accusté v.t. = accanto, a fianco, a lato, presso, vicino

Indica la poca distanza fra persone o di cose (case, edifici).

Giuanne jàvete accuste a chése = Giovanni abita a fianco di casa (mia).

Mìttete accuste a mmè, nen ‘ncarecanne =Mettiti accanto a me, non temere.

A segnöre accust’a mme töne ‘nu chène ca škéme tutt’a notte.= la sigmora accanto ha un cane che guaisce tutta la notte.

Da ragazzo ritenevo che accuste , per la vicinanza, si riferisse ai custe , come dire “alle costole”. Invece ho scoperto che deriva dal latino ad costam = a lato, vicino. Da qui derivano ovviamente anche accusté e accustàrece= avvicinare, avvicinarsi.

Mi viene a mente un brindisi in dialetto napoletano:.
Si riempiono i bicchieri e si invitano i presenti a imitare il gesto:

Aìza, aìza, aìza,
acala, acala, acala,
accosta, accosta,
alla saluta vostra.

Ossia:
Alza, alza, alza;
abbassa, abbassa, abbassa,
accosta, accosta, accosta:
alla salute vostra!

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Trìste

Trìste agg. = Tristo, maligno

L’aggettivo trìste, oltre al significato di tristo, ossia maligno, bieco, cattivo, designa – stemperandone il pesante significato –  anche l’aspetto di un bambino molto irrequieto, che dà grattacapi ai genitori.

Vi rimando ai due proverbi riguardanti il triste cliccando qui e anche qui

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Caseriande

Caseriande agg. = bighellone, ozioso.

Persona va da una casa all’altra di amici e conoscenti per chiacchierare, o per scroccare cibarie e bevute, o solo a pettegolare e a perdere tempo.
Il sostantivo è strutturato come malazziunande = delinquente, furfante, avvezzo a compiere cattive azioni.

Mariètte jì caseriande assé = Mariella (invece di sbrigare e faccende domestiche) se ne va bighellonando di casa in casa a spettegolare.
Il dialetto sovente è molto sintetico, cioè esprime con un solo termine un intero concetto.

Nota linguistica:
Deriva dal verbo caserié = andar di casa in casa.
Nei paesi garganici tuttora dicono càsere per indiucare il plurale di chése = casa.
Questa voce da noi è ormai scomparsa, perché usiamo chése sia al singolare, sia al plurale, salvo che in questo verbo e i suoi derivati.

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Locche-locche

Locche-locche agg. Lento, adagio. 

Lòcche-lòcche significa lento-lento, senza alcuna fretta, posapiano.

Forse deriva dal latino locus locus.

Sinonimo lanna-lanne, a scherzosa imitazione del dialetto Sangiovannaro, che per dire “lento” usa l’aggettivo lanne.

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Šcaùtte

Šcaùtte (o Šcavùtte o Šcavùrte) s.m., agg. = Tozzo, tarchiato

È un termine ormai desueto. Designava una persona bassa, tarchiata, forzuta, come i cavalli “schiavi”, ossia provenienti dall’antica Slavonia o Schiavonia.
Così era intesa una Regione geografica e storica della Croazia orientale, che aveva stretti rapporti commerciali con la Repubblica di Venezia.
Per estensione erano detti “Schiavoni” o “Schiavi” anche gli abitanti slavi (non latini) provenienti dalla Dalmazia, sotto il dominio della Serenissima, considerati ottimi soldati, chiamati “i fedelissimi di San Marco”.
Ricordo che a Venezia esiste tuttora la “Riva degli Schiavoni”, adiacente Piazza San Marco, così chiamata perché vi approdavano per i loro commerci le navi mercantili slave, ed erigevano le bancarelle per la vendita dei loro prodotti.

Dei “cavalli schiavi”, muscolosi e pieni di forza parlano diversi documenti storici che provengono da Dubrovnich (la bellissima città adriatica detta “Ragusa di Dalmazia” dai tempi della Serenissima).

Sappiamo che quando spira il vento freddo dai Balcani le nevicate arrivano fin sulla costa adriatica.
Anche quel vento dagli antichi abitatori di Puglia e Basilicata era chiamato Šcavenidde”, ossia proveniente dalla Schiavonia.

Ringrazio di cuore il dott.Matteo Rinaldi per avermi fornito tutti i dati utili alla compilazione di questo articolo.
Mi ha fatto venire in mente un compagno di giochi, dalle parti di della Chiesa di S. Francesco, che era detto proprio Šcavùtte (anche Šcavùrte assonante con urte = orto). Ora collego il perché: era nostro coetaneo, ma a differenza di noi mingherlini, costui era grosso, forte e ben piantato!

Nota linguistica.
Vi ricordo che la consonante “s” accentata con il segno diacritico della “pipetta” (tecnicamente detta hacek), usata in alcune lingue straniere slave o nordiche, ossia la “š” si deve leggere come il francese ch o l’inglese sh, o l’italiano “sce” o “sci” (scena, scemo, sciarpa, sciroppo, ecc.).

Un esempio conosciuto anche da noi è il famoso marchio «Škoda» (auto, camion e motori marini).

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