Tag: sostantivo femminile

Vamméne

Vamméne s.f. = Levatrice

Ostetrica, levatrice.
Nei tempi in cui tutte le donne partorivano in casa la mammana era preziossima per la sua lunga esperienza.

Tutte le puerpere la chiamavano “comare”, come se avessero un vincolo speciale con lei.

Io ricordo le più note fino agli anni ’50: cummére Verèlle = comare Vera, e Cummére Marije Tunnjìlle. Non so se hanno ancora esercitato in epoca successiva.

Maledizione alla levatrice!

Un’imprecazione diffusa e simpatica è anche: Maledezzjöne, alla vamméne!

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Valanzüne

Valanzüne s.f. s.m. = Bilancina, cavallo d’appoggio

Non si tratta di una bilancia di precisione, quella usata dai farmacisti o dai tossicodipendenti.

1) Valanzüne s.f. = Bilancina, bilanciere.
È un’asta di legno cilindrica lunga cm 80 e di diametro di circa cm 10. Dalle due estremità partono due funi che si allacciano i finimenti del cavallo da tiro, e dalla parte centrale un gancio che si fissa al carrettöne=carro grande. Il fatto che avesse un gancio centrale e gli allacci alle due estremità la faceva assomigliare all’asta della bilancia a piatti. Da questo il nome valanzüne.

2) Valanzüne s.m. = Cavallo d’appoggio.
Per estensione si intende (‘u valanzüne, al maschile) il cavallo di appoggio a quello collocato tra le stanghe del carretto, che di solito è più forte e più affidabile, quando si prevede di trainare dei pesi considerevoli o di affrontare un percorso che comprende delle salite.

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Vacciüne

Vacciüne s.f. = Giovenca

Bovino femmina giovane, vaccina, vitellona.

Come aggettivo designa il tipo di carne: càrna vacciüne = carne vaccina (da vacca, carne bovina)

Viene usato anche come soprannome. Ricordo Giancècche ‘a vacciüne = Gianfrancesca “la vitella”.

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Üve

Üve s.f. = Uva

Frutto delle viti. È composto di graspi e acini che formano il grappolo; all’interno degli acini si trovano la polpa e i semi detti vinaccioli.

Esiste, è noto, l’uva da tavola e l’uva da vino, con caratteristiche zuccherine e organolettiche differenti.

Mange ‘stu bèlle graspe d’üve! = Mangia questo bel grappolo d’uva.

Il dialetto graspe è il grappolo. In italiano il graspo è ciò che resta del grappolo una volta tolti gli acini dell’uva.

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Uascèzze

Uascèzze s.f. = Abbondanza, profusione,

Abbondanza di cibo, a crepapelle.

A ufo.

Mangiare senza ritegno, incontrollati.

Rimpinzarsi oltre misura, da fare schifo…

Sinonimo: sburdacchjamjinde

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Tunnelléte

Tunnelléte s.f. = Tonnellata

Nel sistema metrico decimale è una misura di peso pari a 1000 kg

tunnelléte si chiamava anche ‘u djice cundéle = il 10 quintali

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Tunnarèlle

Tunnarèlle agg. sopr. = Formosa, rotondetta.

Quando una donna è in carne, si dice che è tonna tonne = rotonda rotonda.

Il soprannome è stato affibbiato alla ragazzotta sì in carne ma anche graziosa.

Mi sembra che c’era una levatrice con questo nomignolo. Aspetto conferma dai lettori.

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Tufére

Tufére s.f. = Cava di tufo

Cava di superficie di materiale tufaceo.

Il tufo (in latino: tofus o tophus) è una roccia sedimentaria piroclastica di origine vulcanica. Anche i calcari formati da sedimenti precipitati grazie all’azione dell’acqua formano rocce chiamate tufi, che generalmente includono tracce di conchiglie fossilizzate.

È una roccia facilmente lavorabile, i cui conci estratti nelle tufare sono ampiamente usati in edilizia, specie in Puglia, Campania, Sicilia.

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Tuàgghje

Tuàgghje s.f. = Tovaglia

Drappo che si stende sulla tavola per apparecchiare la mensa o anche per ornamento.

Generalmente è in tessuto di cotone o di lino, ma può essere anche di plastica, o di carta come quelle usate nelle trattorie.

Le nostre nonne le creavano all’uncinetto oppure le ricamavano a mano, e il capo diventava un prezioso oggetto del loro corredo.

Mètte ‘a tuàgghje = apparecchiare il desco per desinare.

Dalla stessa pezza, quindi con i medesimi colori e disegni, si ricavano i tovaglioli, detti in dialetto ‘i salviètte

È chiamata tuàgghje anche quel paramento sacro che si stende sopra l’altare.

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Tròzzele

Tròzzele s.f= Carrucola, sporcizia, battola

1) Tròzzele = Bozzello, carrucola usata per issare le vele o per sollevare pesi. Anticamente era di legno. Oggi si usano quelle metalliche a più ruote. Paranco.

2) Tròzzele = Sporcizia in genere, ma specificamente lo sterco degli ovini, a forma di olive nere, specie se le palline si attaccano alla lana delle povere pecore… Termine usato generalmente al plurale. La lène sté tutta chjöne di tròzzele: e völ’esse lavéte. = La lana è sozza, e dev’essere lavata)

Per la pulizia a fondo di qlcn o di qlcs si usa il verbo struzzelé = togliere le tròzzele, levare la sporcizia.

Per indicare una persona sporca si usa truzzelüse al maschile, e truzzelöse al femminile.
Ho letto da qualche parte che tròzzele deriva dal latino trochleam (carrucola). Presumo che la forma tondeggiante del bozzello immancabilmente appeso ad una cima fu associata come immagine alla “cacarozza” della pecora attaccata alla sua lana (puah).

3) Tròzzele = Bàttola o Bàtola (ovviamente deriva da battere). Tavoletta di legno con maniglie mobili in ferro che – agitata con rapida torsione del polso – produce un rumore particolare, usata in passato all’esterno della chiesa, durante le Processioni della Settimana Santa quando tacevano le campane.
Ho letto che le battole erano usate anche dai battitori durante le battute di caccia per stanare la selvaggina.
In altre parti della Puglia la batola è chiamata “troccola” sempre derivata dal latino trochleam.
Similmente, durante le funzioni all’interno della chiesa, bastava il  crepitacolo (da crepitare) detta crotalo (dal nome del serpente a sonagli) o anche anche raganella (dalla ranocchia gracidante) usata al posto del tintinnante campanello.

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