Tag: sostantivo femminile

Spìnele

Spìnele s.f. = Succhiello

Utensile manuale usato per praticare fori di piccolo diametro nel legno, costituito da un gambo cilindrico d’acciaio terminante con una punta elicoidale e, dalla parte opposta, con un’impugnatura a T, adatta a imprimere una rotazione.

Esistono di varie misure. Quelle più piccole si chiamano spenaröle e spenelècchje s.f., e praticano fori fino a mm 10 di diametro. Si azionano con una sola mano.

Quelle maggiori vengono chiamate verèlle, ed hanno bisogno di entrambe le mani per imprimere la rotazione alle due marre del T, e si azionano a mezzo giro per volta di 180°.

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Spezziarüje

Spezziarüje s.f. = Spezieria

Anticamente, anche in lingua italiana, la spezieria indicava il negozio in cui si vendevano spezie, erbe aromatiche, farmaci galenici (preparati localmente). Insomma una erboristeria-parafarmacia-farmacoteca.

Ovviamente la “bottega” era gestita da ‘u spezzjéle = lo speziale-farmacista-droghiere

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Spennéte

Spennéte s.f. = Frecciatina

Espressione pungente e maliziosa, volta a colpire qcn. o qcs. in genere o talvolta anche più direttamente.

Mené ‘a spennéte = Lanciare una frecciatina, fare un’allusione maliziosa.

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Spasséte

Spasséte s.f. = Evacuazione

Evacuazione, liberazione dell’intestino, cacata.

So jute a farme ‘na spasséte jìnd’ i fechedìgne = Sono andato a svuotarmi l’intestino nella piantagione dei fichidindia.

Ora grazie a Dio, tutti quanti facciamo in casa i nostri bisognini, ma una volta gli uomini si dirigevano nei terreni coltivati a fichidindia o “abbascjamére” = giù al mare, per l’espletamento delle funzioni intestinali .

Simpatica questa locuzione eufemistica al posto di “cacare”, come per dire che si è andati a spasso. In tedesco “spass” significa: divertirsi…

Credo che il termine sia gergale, ossia usato da una stretta cerchia di persone (barbieri, calzolai, muratori, ecc.) quando dovevano assentarsi dalla bottega – all’epoca ovviamente sprovvista di bagno – per un po’ di tempo allo scopo di espletare i loro bisogni fisiologici.

Mò véche a fé ‘na spasséte

Qualche buontempone per la stessa motivazione, diceva che era diretto a “fé ‘nu telegràmme“, data l’urgenza richiesta per l’impellente operazione, ovviamente mostrando al capomastro un “modulo cartaceo” per il cosiddetto telegramma, magari carta di giornale…

Scusate la volgarità, ma stiamo eufemisticamente argomentando di cose molto serie che accadevano fino agli anni ’50!

Ho appreso, leggendo qua e là, che il sostantivo è una derivazione dotta, cioè proviene addirittura dal latino ex-passare.

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Spasètte

Spasètte s.f. = cassetta a vassoio

Intendiamo con questo sostantivo quella cassetta rettangolare, di legno o di cartone o di plastica, con le pareti basse, destinata a contenere frutta o anche pesci o altre derrate alimentari.

Il termine deriva dall’aggettivo spése = sparso, poco profondo, piano.

Specificamente si usava il termine platò, derivato direttamente dal francese plateau (leggi plató) = vassoio per indicare il contenitore della frutta, e telére quello dei pesci..

Si usa anche al vezzeggiativo spasèlle ed indica pure la teglia bassa per il forno domestico o anche un piatto oblungo, in italiano chiamato pesciera.  Anticamente indicava altresì un unico grande piatto che si poneva in mezzo alla tavola dal quale attingevano il desinare tutti i membri della famiglia.

Mecöle c’jò chjechéte ‘na spasèlle de pàste au fórne! = Michele ha gradito una teglia intera di pasta al forno!

Benedüche! = Alla salute

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Spangèlle

Spangèlle s.f. = Gabbia toracica.

Costole, ossa del torso umano. Quelle degli animali macellati usate per farne bistecche si chiamano tacchecèlle.

Madònne cüme sté sciupéte: ce vètene tutte ‘i spangèlle! = Madonna come sei magro! Si vedono (con evidenza) tutte le ossa del torace.

Pòvere uagnöne, töne tutte ‘i spangèlle da före = Povero ragazzo, ha tutte le costole sporgenti (per l’eccessiva magrezza).

 

Quindi tenì ‘i spangelle da före = avere le costole sporgenti denota magrezza, astenia, debilitazione organica.

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Sottavèste

Sottavèste s.f. = Sottoveste, sottabito.

Indumento intimo femminile, in seta o altro tessuto, senza maniche con sottili spalline, che si indossa sotto l’abito, spec. per non farlo aderire al corpo.

Ovviamente la sottavèste dev’essere ben nascosta. Se l’orlo malauguratamente si intravede sotto il bordo della gonna, perché più lungo di questa, evidenzia la sciatteria e l’incuria della indossatrice. Questo ‘di più’ che fa capolino dicesi pechèsce.

In altre parti d’Italia chiamano la sottoveste femminile con il nome di sottana. Il che è improprio, perché sottana significa principalmente gonna, o anche sottogonna. Ma ormai il termine ‘sottana’ è accettato da tutti con entrambe le accezioni.

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Söte

Söte agg. e s.f. = Calmo, seta, sete

1) Söte agg. = Pacato, sereno, controllato, tranquillo, quieto.
Esortazione ai bambini vivaci: Stàvete söte! = State quieti!
Di’ au mére: stàtte söte! Di’ al mare: resta fermo (impossibile)

2) Söte s.f. = La seta, fibra tessile ricavata dal bozzolo del baco da seta.
Tènghe ‘na camecètte de söte = Ho una camicetta di seta.

3) Söte s.f. = La sete, bisogno fisiologico di bere, che si manifesta con una sensazione di asciuttezza della bocca o della gola.
Me stéche murènne de söte = Mi sto morendo di sete.

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Sóste

Sóste s.f. = collera, agitazione, stizza

Stato d’animo dovuto a irritazione, nervosismo, ansia.

Li vöne a sóste= si sta inquietando per l’impazienza.

Sté sestüse = è intrattabile.   (alcuni scrivono ssts: ma converrete che è illeggibile)

Se me vöne la sóste nen sacce add’jì ca jéme a fenèsce = Se mi spazientisco non rispondo delle mie azioni (alla lettera: non so dov’è che andiamo a finire).

La pronuncia della ó è molto stretta, quasi una u.

Il sostantivo è diffuso in tutta la Daunia e in Basilicata.
Il dott. Luciano Antonellis, autore di un pregevole vocabolario del dialetto cerignolano, asserisce che il termine sóste derivi dal latino suscitare.

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