Tag: sostantivo femminile

Pröte

Pröte s.f. = Pietra, sasso

Frammento di roccia calcarea, ciottolo.

Quando a Manfredonia esistevano i pescivendoli ambulanti con le loro bilance a piatti di vimini, usavano come pesi due ciottoli arrotondati da 500, 200 grammi, più che sufficienti per l’occorrenza.

Erano chiamati giustamente ‘i pröte che in questo caso significa ‘i pesi’.

Nessun controllo dell’Ufficio metrico del Comune: non era necessario, perché il poverino faceva sempre
a bombüse, ossia ‘a buon peso’, pesata per eccesso, e i compratori si fidavano di lui.

 

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Pröta-fòrte

Pröta-fòrte s.f. = Soda caustica

Era in commercio a schegge solide. Chiamata “pietra forte” perché corrosiva.

Ora si vende a scaglie per sgrassare energicamente recipienti e condutture.

La pröta-fòrte, a scaglie, con dosaggio alchimistico, si comprava da Viscardo o da Rubino per “curare” le olive verdi. la “Bella di Cerignola” o “La Gande di Spagna”.

Quella grossa che ricordo io si vendeva in zolle, e serviva solo per fare in casa un mediocre sapone da bucato. Ci voleva dell’olio d’oliva non commestibile perché acido o guasto, una misteriosa polvere chiamata ‘a sapunüne = la saponina, e qualche pietra di soda caustica.

Il negoziante per pesare le zolle di soda caustica usava  la molla-pinza da camino, come fossero carboni accesi.

Gli ingredienti, tranne l’olio immangiabile, che così si riciclava, si vendevano da Matteo Cassa, detto ‘u Sapunére, che aveva una piccola fabbrica di sapone da bucato in via Galileo Galilei, allora all’estremo nord di Manfredonia.

Il prodotto era del tipo “Marsiglia” di colore verde, biancastro o ambrato, con tanto di effigie di San Michele in rilievo. Molto conosciuto all’epoca, prima del sapone Sole della Panigal.

 

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Pröta-lüme

Pröta-lüme s.f. = Allume di rocca o allume di potassio.

Alla lettera significa “pietra di allume”

Ecco cosa recita Wikipedia:
«Col termine allume ci si può riferire nello specifico al solfato di alluminio e potassio dodecaidrato KAl(SO4)2·12 H2O, noto anche come allume potassico».

Mamma mia, sembra la formula di un esplosivo! Invece no, noi maschietti lo abbiamo conosciuto dal barbiere!

Al giorno d’oggi l’allume di rocca viene utilizzato per:

– favorire la cicatrizzazione dei piccoli tagli, come in passato;
– la sua azione astringente che lenisce le irritazione cutanee sul viso e sulle gambe dopo la rasatura/depilazione: la pietra deve essere inumidita e passata dopo la rasatura se si utilizza la lametta, o prima in caso di rasoio elettrico o epilatore.
– l’azione deodorante efficace su tutto il corpo: la pietra inumidita va passata sulla parte del corpo da deodorare, come un normale roll-on. I sali di potassio inibiscono la proliferazione batterica, e non ostruiscono i pori. Non macchia, è privo di odore, permettendo di utilizzare il profumo preferito. Valido anche sulle mani per togliere gli odori di cucina.

E’ estremamente economico, una pietra dura tantissimo. Per conservarla nel migliore dei modi, asciugarla brevemente dopo l’uso e non farla cadere, altrimenti va in frantumi.
E’ disponibile in commercio in pratico formato rettangolare. Misura 6 x 4 x 2,5 cm circa. Peso 100 g.
Esiste anche in formato stick, delle dimensioni di una sigaretta, ed è usato dai barbieri come emostatico in caso di taglietti durante la rasatura.

Mio padre la usava come dopo barba, passandola sulla pelle rasata, spiegandomi che serviva a “lisciare” il viso, ignorando le sue doti astringenti e antibatteriche.

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Prèscje

Prèscje s.f. = Prescia, fretta

Prescia, termine accettato anche in lingua italiana, trova applicazione solo nell’Italia centro meridionale.

Deriva dal francese empresser = affrettarsi, premurarsi, darsi da fare.

Difatti i Napoletani dicono Uagliù, facite ampresse, vuttàte ‘e mmane = Ragazzi, fate in fretta, non state con le mani in mano

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Prescèzze

Prescèzze s.f. = Gioia, allegria, contentezza.

In napoletano similmente di dice priézza.
Ecco, a conferma,  i versi dalla notissima canzone “Marechiare” di Salvatore Di Giacomo:

«Quanno sponta la luna a Marechiare
pure li pisce nce fanno all’ammore,
se revoteno ll’onne de lu mare,

pe la priezza cagnano culore,
quanno sponta la luna a Marechiare»….

Alcuni studiosi fanno risalire all’antico francese verbo preisier.

Baste ca vöte ‘i scavetatjille, jì la prescèzze söje = Appena vede i biscotti al finocchietto si riempie di gioia.

Sinonimo ‘u prüsce s.m., o più raro ‘u prjisce s.m. e prescìgghje.

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Premmanènde

Premmanènde s.f. = Permanente

Parola che appartiene (spero) solo all’universo femminile.

Ondulazione artificiale dei capelli, realizzata con trattamenti chimici o termici. Dicesi permanente perché il trattamento porta a risultati duraturi. La crescita successiva dei capelli lisci spostava l’arricciatura verso il bordo inferiore, fintantoché si decideva di ricorrere nuovamente all’opera della parrucchiera.

Una volta era diffusa tra le donne che la facevano due volte all’anno per non strapazzare troppo la capigliatura.

Ora credo che non si usi più, basta una “messa in piega” settimanale, e qualche mèche ogni tanto.

I capelli così non vengono sottoposti a stress come per la permanente.

Dopo gli anni ’60, siccome ci eravamo tutti acculturati, grazie all’avvento della televisione, si diceva permanènde, simil-italiano, trascurando il fenomeno di metatesi linguistico dello spostamento della consonante (come frummàgge, frabbecatöre, fremmé, per formaggio, fabbricatore, firmare).

Andate al punto 5 di Ortografia e fonologia, nella barra iniziale di questo sito o cliccate sul link.

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Preggessiöne

Preggessiöne s.f. = Processione

Rito in cui sacerdoti e fedeli, disposti in fila, pregando e intonando inni, accompagnano, lungo un determinato percorso, immagini sacre, reliquie ecc.

A preggessiöne nen ce vöte quanne jèsse, ma quànne ce arretïre = La processione non va guardata quanto esce, ma quando rientra.

E’ un detto che ridimensiona gli entusiasmi: si valuterà il successo al termine dell’opera.

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Precöche

Precöche s.f. = Pesca a pasta gialla

Il termine “Percoca” sta entrando nel lessico italiano.
Si tratta di una varietà molto particolare, con polpa gialla e dura,  del frutto commestibile prodotto dal pesco, detto In latino persica praecocua forse nel significato di precoce.

Alcune varietà hanno il nocciolo aderente alla polpa (percoche duracine); altre no (percoche spaccàgnole).

I nostri nonni anticipando o emulando inconsapevolmente la sangrìa spagnola, usavano far macerare al fresco pezzi di precöche nel vino rosso per esaltare il sapore e il profumo di entrambi i componenti del connubio solido-liquido, solido, cibo e bevanda.

Se pronunciato al maschile ‘u precùche significa parolaccia, improperio, turpiloquio.

Ovviamente non ha nulla a che vedere con il deliziosissimo frutto del Prunus persica.

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Preciöse

Preciöse s.f. = Precesa

Fascia di terreno agricolo, generalmete arata prima dell’accensione delle stoppie.
È una misura precauzionale per evitare il propagarsi di incendi.

Esiste una normativa nazionale e regionale sulla larghezza della precesa, sull’epoca dell’accenzione delle stoppie, e delle misure precauzionali da mettere in atto.

Forse deriva dall’italiano pre-accesa. Un altro metodo, oltre che con l’aratura, è quello di incendiare sotto stretto controllo, solo una fascia di stoppia. Quando si incendiano tutte le stoppie c’è terra bruciata e l’incendio è circoscritto e controllato e non può propagarsi..

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Pòseme

Pòseme s.f. = Amido

Era usato dalle stiratrici per inamidare i colletti delle camicie, i centrini di cotone, etc. e renderli un po’ rigiidi e più resistenti alle spiegazzature.

Il cullètte mbuseméte = il colletto inamidato.
Notate in+puseméte assume un unicum con addolcimento nella pronuncia della p in b. Siamo meridionali!

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