Pezzéte s.f. = Pezzo
Porzione di dimensioni variabili di un materiale solido.
Damme ‘na pezzéte de tüfe = Passami un pezzo di tufo.
Porzione di dimensioni variabili di un materiale solido.
Damme ‘na pezzéte de tüfe = Passami un pezzo di tufo.
Condizione di estrema povertà. L’essere pezzente. Azione, comportamento da accattone, mendicante.
Andare in miseria = Jì mbezzendarüje.
Notate come la ‘p’ iniziale di pezzendarüje diventa ‘b’ per effetto dell’accorpamento della prep. ‘in’. Il bisillabo iniziale ‘in-pez'(zenteria) diventa monosillabo ‘mbez’(zendarüje)
Pezzechétes.f. = Timore, sbeffeggiare
Si usa nella locuzione “fàrce ‘na pezzechéte” = per la paura ci si è fatti piccoli-piccoli, ossia quanto un pizzico di pepe, sale o altro prodotto sottile.
Sinonimo di “cacàzze”
Lo locuzione pigghjàrece ‘a pezzechéte equivale all’italiano “tirare una frecciatina”, nel senso di prendere benevolmente in giro qualcuno, con allusione più o meno esplicita.
Generalmente inteso come plurale, anche se ha la stessa pronuncia al singolare.
Perché “pezze americane”? Pezze sta qui ad indicare stracci, perché gli indumenti di seconda mano erano presentati a mucchi, non confezionati singolarmente. Quindi erano paragonati a stracci, non più indossabili.
Nell’immediato dopoguerra il fondo ERP (European Recovery Program) o Piano Marshallha aiutato l’Italia a riprendersi dallo sfacelo del conflitto con derrate alimentari e fondi per la ricostruzione.
Molti Enti benefici statunitensi ci inviarono indumenti raccolti presso le famiglie. Un po’ come fa ora la Croce Rossa con la raccolta di abiti usati da destinare agli indigenti.
Per poche lire si compravamo dai commercianti baresi al mercato settimanale delle camicette, magliette, giubbotti, pantaloni, calzettoni, berretti, ecc. scegliendoli da un enorme mucchio, posto sopra un largo telone poggiato a terra.
Generalmente erano utilizzato come abiti da lavoro.
Mi ricordo di aver comprato una volta un bel un costume da bagno elasticizzato che si adattava alla mia esile figura di adolescente.
Poi ho scoperto che era un indumento femminile, ma chi se ne importava? In effetti a quell’età avevo poca roba da contenere nel costume da bagno, e calzava bene anche quello da donna!
Ringrazio il lettore Michele Murgo per avermi ricordato questo termine appreso da sua nonna.
Pèzze s.f. = Pezza
1 Panno, straccio per le pulizie (‘a pezze de ‘ndèrre = lo straccio per lavare il pavimento)
2 Toppa ( jì ‘rrevéte a Mambredònje p’i pèzze ‘ngüle, e mò… = è arrivato a Manfredonia con le toppe ai pantaloni e ora…)
3 Appezzamento di terreno. (La pèzze l’Abbéte = l’appezzamento dell’Abate)
4 Forma (‘na pèzze – o anche ‘na pezzòtte – de furmagge = Una forma di cacio)
Dolcetto secco familiare, che si preparava per le grandi ricorrenze.
Un po’ come i Pavesini, era composto solo di farina, zucchero e uova. Dall’impasto piuttosto sodo si ricavavano a mano tante palline che si ponevano su una larghissima teglia unta per la cottura nel forno pubblico.
Le massaie più fantasiose ponevano i cima alla pallina un chicco di caffé abbrustolito. Durante la cottura la pallina si abbassava un po’ e il risultato finale era una mezza sfera, una cupoletta, con un puntino nero in cima.
Si offrivano le pezzarèlle assieme ad un il liquore fatto in casa (‘u resòlje = il rosolio).
Si può dire anche pizzarèlle, ma non ha niente a che vedere con le pizzette!
In epoca più moderna era chiamata ‘a pastarèlle, ma non mi piace (il termine, non il dolce).
Ora questo dolcetto genuino non si fa più in casa. Si compra quella pasticceria secca, già pronta, in scatole rotonde di latta, con provenienza olandese o da Paesi scandinavi.
foto di Gigi Lombardozzi
A) Petturüne s.n. = Pastelli, matite per colorare.
Il nome deriva dal verbo petté o appetté, pittare, colorare, dipingere.
Una delle cose più care dei miei ricordi della prima elementare: la scatola dei pastelli, sei colori, marca Fila, modello Giotto. Solo sei colori, ed erano sufficienti per farci volare con la fantasia in un mondo in Technicolor!
Mi sovviene anche l´odore di questi pastelli, col legno grezzo, che dovevano durare tutto l´anno e magari anche l´anno successivo…
Una pubblicità ingenua, che ora fa tenerezza, stampata sulla scatoletta di cartone, declamava:
“Se nel disegno vuoi prendere otto
matite Fila e pastelli Giotto”
Conservavo i miei petturüne (….profumo di fanciullezza) dentro un’astuccio metallico riciclato dalle cianfrusaglie dei militari Alleati di stanza a Manfredonia.
B) petturüne s.f. = pettorina
Mia moglie mi ha ricordato che, al femminile, ´a petturüne era la parte superiore del grembiule (´u senéle).
C) ‘A petturüne s.f. solino.
Indicava anche il “solino”, cioè il colletto inamidato della camicia da uomo, separato dall’indumento, che si univa al resto con un bottoncino sul dietro e un altro sul davanti.
L´avremo visto mille volte nei film di Totò.
In italiano “solino” indica anche il tipico colletto azzurro bordato di bianco facente parte della divisa dei marinai di tutto il mondo (´i suldét´a marüne), ricadente sul di dietro in un rettangolo con le stellette.,.
Pettenessèlle s.f. = Pettine
Pettine da taschino usato dai giovanotti eleganti di una volta, che volevano essere sempre impeccabili.
Era riposto un un foderino di cuoio e portato sempre nel taschino della giacca.
Se la loro capigliatura, nonostante fosse impomatata con la brillantina solida, veniva scompigliata dal vento, zac-zac, con due colpi di pettinino ritornava in ordine.
Per essere certi che nemmeno un capello fosse fuori posto, i gagarjille (←clicca) si specchiavano ai vetri delle abitazioni a piano terra prima di accedervi…
Pettenèsse s.f. = Pettine
Oggetto di vario materiale (osso, tartaruga, legno ecc.), usato per ravviare e acconciare i capelli, formato da una serie di denti fissati su una costola di circa 20 cm che serve da impugnatura.
Per metà i denti sono più grossi e distanziati, per dipanare i capelli ricci o arruffati, per l’altra metà più sottili per pettinarli senza strappi…
Si chiama così anche quello di dimensioni più piccole e di forma lievemente ricurva, munito di denti radi e lunghi per fissare i capelli nelle acconciature femminili, tuttora usati nei costumi tradizionali spagnoli.
In una canzone napoletana degli anni ’50, Renato Carosone ci ricordava che questa ragazza del rione Santa Lucia (‘A Luciana) sfoggiava ‘a pettenessa per la via:
“Porta ancora ‘o scialle ‘e lusso,
porta ancora ‘a pettenessa.
‘sta Luciana quanno passa
nun te fa cchiù raggiunà…”
Infine con il nome di pettenèsse viene designato un pesce marino (Xyrichtys novacula), lungo fino a 20 cm, per la verità poco diffuso nel nostro Golfo, dalle carni bianche e gustose, sia in frittura sia in umido.
Per effetto della sua robusta dentatura è detto in italiano “pesce pettine”, in inglese razorfish (pesce rasoio) e in Calabria pisci sùrice (pesce sorcio).
E’ uno scialle tipo quello che usano i parrucchieri, ma molto più rifinito e raffinato, spesso adornato con pizzo e ricamo.
Di solito viene regalato alle donne nel corredo prematrimoniale.
Una volta indossata arriva fino all’altezza del gopmito.
Serve a evitare che i capelli caduti durante la spazzolatura o la pettinatura o la messa in piega cadano sul vestito.