Tag: sostantivo femminile

Lücia-cappjille

Lücia-cappjille s.f. = Lucciola

Insetto Coleottero (Lampyris noctiluca) che ha l’addome luminescente a intermittenza nel periodo della riproduzione, perché funge da richiamo sessuale. Emettono luce sia gli insetti femmina, sia quelli maschi.

Ammessa anche pronuncia lüce-cappjille, come  il laziale  lucecappella, l’abruzzese lùciacappèlle, e il salentino luciacappìedde .

Questo nome deriva dal fatto che per catturare le lucciole, i ragazzi le sorprendevano immobilizzandole col berretto contro il terreno.

Le lucciole sono parte del patrimonio naturalistico italiano, stanno però gradualmente scomparendo a causa dei pesticidi e della cementificazione.

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Löte

Löte s.f. = Fango, limo, melma, mota

Terra inzuppata di acqua di aspetto molliccio, o semiliquido. Fanghiglia appiccicosa e limacciosa.

Deriva direttamente dal latino “luta” a sua volta plurale di “lutum” = fango.

I nostri progenitori usavano dire lutum anche il senso figurato per dire “stronzo” a qlcu,
come compare su scritte rinvenute nel lupanare dell’antica Pompei (sei bellissima, ma dentro sei fango).

Era comune, durante le piogge, inzaccherarsi anche in città, perché fino agli anni ’50 le strade asfaltate o lastricate erano pochissime (Via Maddalena, Corso Manfredi, Corso Roma e Via Tribuna, l’asfàlde per antonomasia. Quasi tutte le altre diventavano come un acquitrino pieno di fanghiglia (‘i stréte chjöne de cutüne = le strade piene di pozzanghere).

Stójete ‘a löte da ‘mbàcce i scarpe quànne strése! = Asciugati la melma dalle scarpe quando entri (in casa, altrimenti mi inzaccheri anche il pavimento)!

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Lóstre

Lóstre s.f. = Luce, chiarore; agg. chiaro, luminoso

In italiano il vocabaolo simile lustro, al maschile, significa un quinquennio. Quale aggettivo significa lucido, lucente, che riflette la luce.

La noi significa proprio luce.

Fé lóstre = illuminare
Jèsse lóstre = essere luminoso (pieno di luce)

Fa lóstre = Avvicina la lampada a fammi luce.
‘A lüne fé lóstre ammjizze ‘u mére = La luna fa luce in mezzo al mare.
Jì lóstre ‘sta chése = È luminosa questa casa.
J’ scüre angöre ? No, jì lóstre, c’jì fatte jùrne. = È buio ancora? No è chiaro, si è fatto giorno.

Nota fonetica:
La ó con l´accento acuto va pronunciata chiusa, quasi una u. (es. pózze, fónne, códde, ´u rósse = pozzo, fondo, quello, il rosso)
La ò con l´accento grave va pronunciata larga (es. fòrze, giòvene, jògge, ´a ròsse = forza, giovane, oggi, la rossa)

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Löpe

Löpe s.f. = Rampino, raffio

Ferro a uncino usato per afferrare o per appendervi qcs.

La löpe è dotata di almeno tre punte e di un occhiello per annodarvi una sagola.

Veniva calato nel pozzo per ricuperare il secchio sfuggito di mano a colui che vi attingeva l’acqua.

Familiarmente si dice che qlcu ha ‘na löpe se mostra una grande fame, un appetito vorace.

Il corrispondente italiano, in questo caso famelico, è “spazzola”

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Lòffe

Lòffe s.f. = Flatulenza. Silent gas

Gas intestinale emesso silenziosamente. Composto per il 99% da azoto, ossigeno, anidride carbonica, idrogeno e metano. Il cattivo odore non è tuttavia conferito da questi componenti maggioritari, bensì dalla piccolissima percentuale di anidride solforosa, indolo, acidi grassi volatili e scatolo.

Alimenti ritenuti generatori di meteorismo e flatulenza:

Fagioli, cibi ad alto contenuto di lattosio, lenticchie, fave, piselli, ceci, soia, zuccheri semplici (in particolare il fruttosio), polioli (sorbitolo), pane fresco, rape, sedano, ravanelli, rafano, lieviti, cavoli, cavoletti di Bruxelles, cavolfiore, acqua e bibite gassate, spumanti, crauti, cavolo, verza, cavolo cappuccio, cetrioli, scalogno, peperoni, sedano, cipolle, aglio, peperoncino, anguria, melone, mela, avocado, castagne, noci, nocciole, mandorle, fichi secchi e frutta secca, panna montata, maionese, frappè.

Praticamente tutti, tranne carne e pesce! Quindi sono i vegetariani i veri responsabili dell’inquinamento atmosferico! Tuttavia nel processo digestivo è ritenuta normale l’emissione di 200 cc per volta, fino a 14 atti al giorno (mamma mia come sono precisi questi scienziati!)

Dal canto mio, per esperienza personale, devo aggiungere i micidiali lampascioni, e i semi di soja a zuppa, che sprigionano quantità impensabili di gas.

Il termine deriva dal tedesco luft che significa semplicemente “aria”.

Un diffuso sinonimo è fjite, che di per sé significa fetore, miasma, puzza, lezzo.

Dopo tutto questo enunciato, potrei sembrare un grande esperto di loffe….
Confesso di non aver raggiunto mai, nelle mie frequenti intemperanze, la quota di 14 emissioni in un giorno. Forse non sto bene?

Dò allora ragione ai Montanari. Essi asseriscono che: “Quànne ‘u cüle fé frajasse, ‘u mìdeche sté alla spasse” = quando il culo fa fracasso, il medico è disoccupato.

Naturalmente ho solo raccolto in rete tutte queste confortanti notizie e le ho elaborate un po’.

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Lìbbere

 

Lìbbere s.f. = Libera me Domine (preghiera)

Come per djasìlle, il sacerdote, su richiesta dei familiari del defunto, salmodiava davanti ad ogni loculo questa notissima preghiera cristiana, a suffragio della buon’anima.

Ricordo don Furio, accompagnato da un chierichetto che gli reggeva il secchiello e l’aspersorio per la benedizione con l’acqua santa e il suo canto accorato e lamentoso in tonalità minore:

« Libera me, Domine,
de morte æterna,
in die illa
tremenda,
quando cœli
movendi sunt et terra.

Dum veneris
iudicare
sæculum per ignem.
Tremens factus
sum ego et timeo,
dum discussio venerit
atque ventura ira.

Dies iræ, dies illa,
calamitatis et miseriæ,
dies magna et amara valde.
Requiem æternam
dona eis, Domine:
et lux perpetua
luceat eis. »

« Liberami, o Signore, dalla morte eterna, in quel giorno tremendo quando la terra e il cielo si muoveranno, quando tu verrai a giudicare il mondo con il fuoco. Sono tremante pieno di timore, in considerazione del giudizio che verrà. Quel giorno è un giorno di ira, di calamità e miseria, un giorno molto triste. Dona loro l’eterno riposo, Signore: li illumini la luce perpetua».

L’offerta ‘libera’ per la Libera (scusate il calembour) al sacerdote non superava le 30 lire per ogni defunto cui si dedicava la sequenza.

Alla parte finale, al requiem æternam dona (eis)… don Furio interrompeva il canto e sottovoce si rivolgeva al committente e chiedeva: “come si chiamava?” Una volta ottenuta la risposta riprendeva il canto declamando il nome del defunto in latino, al posto di eis (a loro).

Forse la sua miopia – che lo portò in seguito alla cecità assoluta – gli impediva già da allora di leggere il nome riportato sulla lapide.

Don Furio, quando divenne completamente cieco, celebrava ugualmente la Messa al cimitero: incredibilmente e completamente a memoria!! Lo posso testimoniare perché mi ha letteralmente strabiliato.

(I versi in latino e la loro traduzione sono stati trascritti da Wikipedia)

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Lettöre

Lettöre s.f. = branda, lettiera

Letto pieghevole in rete metallica, o anche supporto rigido usato in campagna a sostegno di un pagliericcio, un rustico materasso, un saccone riempito di foglie secche o di paglia. Per estensione anche lo stesso pagliericcio.

Credo che il termine derivi direttamente, visto che si usava solo nel mondo rurale, da lettiera: strato di paglia preparata per le bestie da soma e i bovini.

In un mondo dove il lavoro degli uomini e quello degli animali non era molto dissimile, perche ugualmente massacrante, il giaciglio di entrambi, uomo e bestia, ha preso lo stesso nome di lettöre.

L’unica differenza fra le due lettiere: quella degli uomini era sollevata da terra. Infatti la paglia era contenuta nel pagliericcio sostenuto dalla branda

Quella delle bestie, lo strato di paglia e foglie era sparso direttamente sul pavimento della stalla.

Mo me véche a mètte jind’a lettöre = vado a coricarmi.

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Lètre

Lètre s.f. = Fragolino, Pagello

Si tratta di un pesce (Pagellus erythrinus) della fam. degli sparidi, molto simile ai familiari sparroni, comune in tutti i nostri mari.

Presumibilmente con derivazione dal nome scientifico erythrinus a Taranto li chiamano Lutrini proprio come i Greci (greco moderno Λυθρίνι – Lutrini) e noi similmente li chiamiamo lètre.

La colorazione del corpo è rosso-rosata, con riflessi argentei. Tipico è il colore giallo intenso degli occhi.

Apprezzato sia arrostito, sia fritto, sia in umido.

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Lessüje

Lessüje s.f. = Liscivia, ranno

Soluzione alcalina di acqua bollente mista a cenere vegetale, di alto potere detergente, adoperata in passato per il bucato.
Il  termine ci perviene dal latino lix/lixa/lixius/lixiva; a sua volta derivato dal greco luo 

Mia nonna per dare profumo alla biancheria poneva a bollire anche bucce di arance e/o di mandarino e/o di limone, e foglie di alloro.

Ovviamente si parla dell’era pre-detersivi e il bucato era esclusivamente fatto a mano con gran fatica delle nostre nonne, che solo per far bollire l’acqua attinta dalla cisterna secchio dopo secchio, con la cenere e dovevano accendere il fuoco di legna.

Il gas in bombole è arrivato nel 1950: allora uscì sul mercato anche il sapone in polvere Omo e Olà, e quello a scaglie Lauril, veramente portentosi per lavare le tute (annerite) di mio padre (fabbro).

Ma da allora è cominciato anche il periodo di inquinamento del pianeta.

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Lènze

Lènze s.f. = Benda, lenza

1) Lènze = Benda. Fettuccia di tela bianca, larga cm 8 e lunga cm 80, con uno dei capi piegato a triangolo, dal cui vertice si dipartono due laccetti.  Era usato al posto della garza per bendare piccole ferite o i foruncoli in “maturazione” sugli arti.

2) Lènze= Lenza. Come in italiano, indica il filo sottilissimo e trasparente a un’estremità del quale sono fissati o uno o più ami da pesca.

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