Tag: sostantivo femminile

Justenèlle

Justenèlle s.f. = Trigliette

Pesce del Mediterraneo. Ha dimensioni piccole e medie, colore rosso, pinne dorsali corte ed è ricercato per la bontà delle sue carni.

Quelle più giovani, di dimensioni minori, da noi si chiamano così perché si pescano in abbondanza e compaiono sul mercato a partire dal mese di agosto (da cui il nome, che significa “agostinelle”).

Un po’ più grosse sono dette mezzéne = mezzane, medie

Le triglie vere e proprie si chiamano trègghje.

Si distinguono in “trègghje de fanghe” = triglie di fango (Mullus barbatus barbatus) perché pescate su fondali sabbiosi, e in “trègghje d’aspre” = triglie di scoglio (Mullus surmuletus), catturate in zone rocciose.

Il termine trigghjelöne è usato, a dispetto delle massime dimensioni raggiunte della triglia e della sua squisitezza, per indicare qualcuno un po’ fessacchiotto e credulone.

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Jummènde

Jummènde s.f. = Giumenta

La femmina del cavallo, utilizzata più da sella che da tiro.

I cafoni pronunciavano sciummènde, ma non si usa più.

 

 

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Jöte

Jöte s.f. = Bietola a coste, Bietola selvatica

Varietà orticola di barbabietola (beta vulgaris) con foglie commestibili a costa.

«È una verdura molto apprezzata dato che contiene vitamine, fibre, acido folico e sali minerali. Le foglie esteriori, che sono le più verdi, contengono la maggior quantità di vitamine e carotene. Contiene acido ossalico. Si può consumare tutta la pianta incluso le foglie e il gambo. Le foglie vengono raccolte quando sono ancora piccole (meno di 20 cm)». (Da Wikipedia)

 

 

 

 

Quelle campestri, (beta sylvestris) dette in italiano bietoline di campo, hanno le stesse virtù salutari di quella coltivata negli orti.e in più sono decisamente più gustose.

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Jöse

Jöse s.f. = Chiosa, versaccio

Dovrebbe essere una spiegazione, un chiarimento di un fatto, di un discorso.

Molto più simpaticamente in dialetto la jöse indica un commento irriverente, sonoro e sguaiato, in risposta all’atteggiamento pomposo di qlcu che si atteggia troppo seriamente.

Non proprio la bellissima “pernacchia” di Eduardo De Filippo, ma un grido prolungato e calante di tono: Aaaaaaaaóoooh!!!

Per esempio se – fuori del tempo di Carnevale – appare per la via qlcu con cappello a bombetta, guanti e bastoncino da passeggio, ossia vestito come un dandy del primo ‘900, minimo si buscherà una jöse del tipo: “Aaaaaaaaahóooooh!!! Va fatüje, va!!!” = Ehi, va a lavorare (non vedi che sei ridicolo?)!

Che vé facènne pe’ sta giacchètte tutta lòrde! T’anna fé la jöse ‘mmizz’a chjàzze! = Che vai facendo con questa giacca tutta sporca (mentre il resto è in ordine). Ti faranno sberleffi mentre passeggi sul Corso

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Jórje

Era ritenuta dagli adulti come un fata misteriosa, benefica, protettrice delle case e dei suoi abitatori. I bambini la ritenevano inquietante, perché di notte al buio, la “vedevano” con la coda dell’occhio durante i suoi movimenti all’interno della casa.

Ritengo che il nome Jórje possa derivare da “augurio” ma forse più probabilmente da “Lari”

I Lari (dal latino lar(es), “focolare”) sono figure della mitologia romana che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia, della proprietà o delle attività in generale. Naturalmente, i più diffusi erano i Lares familiares, che rappresentavano gli antenati di quella specifica famiglia.

Nel secolo scorso, fino a quando qlcu ne avvertiva la presenza, la chiamava la Sanda Jórje per ingraziarsi questa “presenza” benefica in casa.

Superstizione innocente e certamente rassicurante.

Ora che siamo tutti smaliziati non avvertiamo più la sua presenza. Peccato.

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Jòcchele

Jòcchele s.f. = Chioccia

La gallina nel periodo in cui cova le uova e/o accudisce i pulcini.
Quando da lontano si intravede una donna attorniata da  molti bambini scherzosamente si dice: Avì, mò vöne a jòcchele pe’ tutt’i pulecjüne = Eccola, ora viene la chioccia con tutti i pulcini.

Qualcuno pronuncia prucjüne = pulcini.

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Jòcce

Jòcce s.f. = Apoplessia, coccolone

Sospensione brusca delle funzioni cerebrali, caratterizzata da perdita di conoscenza e della motilità volontaria.

Siccome tra i sintomi di tale accidente possono esserci anche la perdita della parola o il blocco del respiro, l’espressione viene usata anche quando una persona cambia improvvisamente d’umore: “L’jì venute ‘na jòcce”. = gli è venuto un coccolone, un colpo apoplettico.

La parola deriva dall’antico “mal di goccia” o “accidente di gocciola” termini che nella scuola medica del ‘600 indicavano l’attacco apoplettico che si riteneva causato da una goccia di un qualche fluido del corpo che cadeva nel cuore.

Quann’agghje vìste ‘a bullètte, m’jì venüte ‘na jòcce. = Quando ho visto la bolletta (l’importo della bolletta da pagare) mi è venuto un accidente.

Verso qlcn che merita un castigo: Te uà venì ‘na jòcce! = Che ti venga un colpo apoplettico!

Ancora più drammatico l’anatema : Te uà venì ‘na jòccia malìgne! Ti deve colpire un coccolone fulminante! [Brrr….non c’è scampo!]

Anche oggi, quando per un’improvvisa arrabbiatura, un’attacco di ira ci fa perdere il controllo rischiando di farci venire un vero accidente, usiamo l’espressione “la goccia che fa traboccare il vaso”.

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Jattaröle

Jattaröle s.f. = Gattaiola

Piccola apertura nelle porte che permette il passaggio dei gatti.

Usata prevalentemente nelle case di campagna. Ma ricordo di averne vista una anche in Via Maddalena.

Ora credo che non c’è bisogno di gattaiole: i gatti domestici vengono rimpinzati di cibo, mentre anticamente si davano da fare essi stessi per procurarselo, e avevano bisogno di entrare e uscire in libertà.

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Jatta-mascjére

Jatta-mascjére o anche solo Mascjére s.f. = Strega

Donna che, secondo un’antica superstizione popolare, era dotata di poteri malefici derivanti dai suoi rapporti con il demonio.

Mascjére= maga, che compie magie

Mia nonna, classe 1876, spiegò perché si diceva jatta-mascjére.

C’era una strega che per intrufolarsi nella casa di un sarto, si tramutò in gatto e passò per la gattaiola.

Costui, per scacciarla di casa, le lanciò dietro la mezza-škanéte = “mezza-pagnotta” di legno, centrandola in pieno.

Il giorno dopo incontrò per strada una sua conoscente che si lamentava, tutta piena di dolori, e lo fissava con lo sguardo truce.

Da ciò il sarto capì che proprio lei, in veste di gatto, fu il bersaglio del suo lancio.

La mezza-škanéte era un pesante semicerchio di legno dal diametro di 50 cm. e spesso 10 cm, usato come ausilio dai sarti per stirare le parti difficili di maniche di giacca.

I ragazzi di oggi usano il termine sdröje per designare la strega.

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Jastöme

Jastöme s.f. = Bestemmia

Parola o frase ingiuriosa verso la divinità o le cose sacre.

Con valore attenuato, imprecazione, espressione offensiva verso qcs. o qcn.

Improperio lanciato verso cose o persone cui si deve rispetto; maledizione  rivolta  in modo molto volgare in direzione di qualche persona che ha commesso torti o nefandezze.

Ma’ Giuànne m’ho jasteméte ‘i mùrte = Mamma, Giovanni ha imprecato contro i miei parenti morti.

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