Tag: sostantivo femminile

Jàrze

Jàrze s.f. = Branchie

Organi respiratori dei pesci, di solito situato ai lati della testa dei pesci e di altri animali acquatici, filamentoso o lamellare, ricco di vasi sanguigni.

È un ottimo sistema per accertare la freschezza dei pesci ispezionare le sue branchie. Se sono rosse il pesce è fresco, se sono grigiastre e meglio lasciarli sul banco.

Per similitudine si dicono jàrze le fauci spalancate di qlcu che urla o che si appresta ad addentare un panino.

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Jalètte 

Jalètte s.f. = Mastello, bigoncio

Recipiente di legno a fondo piatto, composto da doghe, di cui due sporgono in alto e sono forate per permettere l’inserimento di un bastone o di una corda al fine di facilitarne il trasporto.

Era anticamente usato nelle campagne per attingere l’acqua dal pozzo, o per la mungitura o per la vendemmia. Fu usato anche in marineria.

Per uso “cittadino” esistevano dei secchi di ferro zincato, meno rozzi, per sollevare l’acqua piovana dalle cisterne di accumulo, le cosiddette pesciüne con suono simile a piscina.

Con l’avvento dell’acquedotto, negli anni ’30, si adoperavano per trasportare a braccia l’acqua attinta dai vicini fontanini pubblici fino in casa. Poche abitazioni avevano l’allacciamento idrico.

L’avvento della plastica (Moplen) ha fatto definitivamente scomparire dalla circolazione questo utilissimo oggetto. E anche il  simpatico nome.

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Jaddüne

Jaddüne (o jallünes.f. = Gallina

Femmina del gallo.

Modo di dire:
‘A jallüne fé l’öve, e au jàlle li dóske ‘u cüle = la gallina fa le uova e al gallo gli duole il culo.

C’è chi sa lamentarsi e sa prendersi i meriti.

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Grègne

Grègne s.f. = Covone

Fascio di spighe di cereali legate insieme durante la falciatura a mano (o meccanica eseguita dalla macchina mietitrice).

Durante la falciaturta manuale, le spighe tagliate con una falciata e trattenute in una mano sono dette “manùcchje” = mannello. Successivamente raggruppati tutti i mannelli formano la “grègne” il covone. Tutti i covoni, a loro volta ammucchiati, formano la “möte” = bica

Etimologia: deriva dal latino gremium.

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Grattachése

Grattachése s.f. = Grattugia

Il nome grattachése, alla lettera, significa gratta-cacio.

Utensile da cucina di metallo, munito di fori dai bordi sporgenti. Ora lo fanno tutte di acciaio inossidabile. Ai tempi dell’antica Roma (ne hanno reperite negli Scavi di Pompei) quando non era stato trovato il procedimento per ottenere l’utilissimo inox, erano di lamina di ferro o di bronzo.

Questi fori molto ravvicinati formano sul metallo una superficie scabra su cui si sfregano alimenti vari per ridurli in briciole.

La grattugia in generale ha forma di una tegola, ossia ricurva.

Quella chiamata “Barese” è rotonda, inserita in una specie di tegame senza manici dove si raccolgono gli alimenti grattugiati.

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Graste

Graste s.f. = Vaso

Voce trasmessa nel sud Italia dalla Sicilia e proveniente dal greco Gastra = Vaso panciuto

La è un recipiente di terracotta, a forma di tronco di cono rovesciato o di parallelepipedo rettangolare, forato alla base e colmato di terriccio, in cui si coltivano piante o fiori.

Quasi in tutte le famiglie troviamo vasi coltivati a geranio e a basilico.

Deriva dal greco gastra gastra  s. f., vaso panciuto,

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Gràsce

Gràsce s.f. = Abbondanza

Abbondanza di cibo o di altri beni materiali.

Veramente si pronuncia sempre come una doppia sce (grassce oppure, con carattere speciale, grašše). Preferisco lasciare questa grafia. Infatti il termine deriva indubbiamente dal latino crassiam “grasso”, opulento.

Quando si vuole evidenziare che non sempre è bene avere più del necessario, si usa dire ai propri figli: ” ‘A grascia-putténe!..“. = L’abbondanza puttana!

Ossia, è l’abbondanza maledetta che vi fa diventare viziosi. e perciò con voi si comporta malissimo, come una donnaccia: se vivessimo in tempi di magra, tante storie ora non si farebbero!

Mia madre sentenziava che “la mangiatöre jì vàsce!” = La mangiatoia è bassa, si raggiungere senza fatica, non vi costa sacrifici, e perciò non apprezzate quello che vi viene offerto.

Nota fonetica.
L’iniziale viene raddoppiata nella locuzione a ggrasce = in abbondanza.

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Giungòmme

Giungòmme s.f. = Gomma da masticare.

È una parola relativamente recente. È arrivata con le truppe Alleate nel 1943. Ovviamente è la trasposizione dialettale del termine americano “chewing-gum” (pron. ciuìn-gam).

Per estensione si chiama giungòmme anche un boccone di carne che non si riesce a masticare bene perché pieno di nervetti, o anche un impasto fatto con farina di scarsa qualita, inadatta a stendere la sfoglia, perché si restringe (ce arrògne)

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Giarre 

Giarre s.f. = Giara

Recipiente di terracotta, dalla bocca larga, della capacità di circa 20 litri, usata per lo più per contenere acqua, detta anche quartére.

Spregiativamente si definiva vòcche de giàrre=bocca di giara qlcu che non sapeva tenere un segreto, o anche semplicemente perché aveva proprio fisicamente una bocca larga.

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Genuöse 

Genuöse s.f. = Pietanza alla Genovese

pasta-alla-genovesePietanza o intingolo con carne di vitello, molte cipolle affettate, prezzemolo, olio e sale.
La ricetta ha questo nome, ma non perché di origine genovese (come il ragù alla bolognese perché originario di Bologna).
Qualcuno afferma che è di sicura origine napoletana, o quanto meno meridionale.
Ho trovato nel web varie ipotesi sull’origine del nome “genovese”. Se siete curiosi, cliccate qui.

Le nostre antenate, che non disponevano sempre di carne, hanno adattata la “Genovese” alle seppie, decisamente più accessibili dalle nostre parti, e anche a buon prezzo (fino a pochi anni fa).

Sìcce a genuöse = Seppie alla genovese (gnam), da mangiare come pietanza o come condimento agli spaghetti, in un gustosissimo piatto unico.

Dirò che tale variante ha esaltato ancor di più il profumo e il gusto della pietanza. Con buona pace dei Genovesi.
Le nostre mamme riuscivano a preparare intingoli con i pochi ingredienti di cui disponevano. La loro fantasia abbinava semplicità, gusto e genuinità

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