Tag: sostantivo maschile

Jalandöme

Jalandöme s.m. = Galantuomo

Uomo onesto, corretto, di parola.

Generalmente jalandöme è usato in antifrasi (enunciato usato ironicamente con un significato contrario a quello suo proprio) per indicare eufemisticamente un figlio un po’ scapestrato, malazzjunande, che probabilmente compie cattive azioni.

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Jagnéle

Jagnéle s.m. = Molare

MolareCiascuno dei denti masticatori dell’uomo o dei mammiferi; nell’uomo, sono i tre denti inferiori e superiori in fondo e ai due lati alla bocca.

Me so’ teréte ‘nu jagnéle = Mi sono cavato un molare.

Vale sia in senso materiale, con un intervento del dentista, sia in senso figurato per indicare che si è sostenuta una grossa spesa.

Qlcu sull’esempio del napoletano “te sciacque ‘na mòla”, di fronte au preventivo esoso di spesa, dice l’antìfrasi: mo te sciàcque ‘nu jagnéle = ora ti lavi un molare, spendi poco (invece…)

In italiano un costo esorbitante (ex orbita, fuori dall’orbita oculare) viene definito un occhio della testa

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Jaddenére

Jaddenére (o jallenéres.m. = Pollaio

Piccolo fabbricato o recinto nel quale si tengono polli, galline, ed eventualmente altri animali da cortile.

Chiaramente come il termine pollaio deriva da pollo, così jaddenére deriva da jaddüne = gallina.

Rammento che molti termini del dialetto terminanti in -dde in questi ultimi decenni si sono trasformati per l’uso in -lle, come ad esempio:

cepodde, cavadde, martjidde, ora diconsi cepolle, cavalle, martjille.

Forse erano ritenuti troppo zotici e si è voluto ingentilirli.

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Jarbüne

Jarbüne s.m. = Libeccio

È un vento che spira da Sud Ovest sulle coste adriatiche, anche detto Africo o Garbino.

Il nome Garbino è utilizzato nell’area orientale dell’Emilia-Romagna, nel nord delle Marche, in Abruzzo e in Molise. In Friuli, nella Venezia Giulia.  In altre aree delle Marche e in Dalmazia è chiamato Garbin, e tale nome deriva dall’arabo gharbī ovvero occidentale, acquisito dalla Lingua turca in età ottomana (da Wikipedia).

Ritengo che oltre che da noi, sia chiamato garbine anche nel resto della Puglia adriatica e jonica.

Nell’Italia meridionale è conosciuto molto bene per il calore che porta con sé, ma soprattutto la sabbia, proveniente dal deserto del Sahara. Nella stagione estiva e, in misura nettamente minore anche nelle altre stagioni, il vento può favonizzarsi (assume le caratteristiche del Föhn) lungo il versante adriatico e sullo Ionio.

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Grogrè 

Grogrè s.m. = Gros-grain

Termine tecnico di sartoria.

Indica un nastro di altezza variabile fino a 10 cm, di tela a grana grossa (da cui il francese gros-grain), piuttosto rigido, usato per irrobustire la fascia superiore delle gonne, corrispondente al giro vita.

Viene cucita nel risvolto, in modo che non rimanga a vista.

La pronuncia manfredoniana è quasi uguale a quella francese

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Gréndìnje

Gréndìnje s.m. = Granoturco, Mais

Il mais (Zea mays) è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Graminacee (tribù delle Maydeae).

La pianta proviene dall’America centro-meridionale ed il suo nome ha origine arauca (maiz).

Portato in Europa da Cristoforo Colombo. Nel corso degli ultimi secoli la sua coltivazione si è diffusa in tutto il mondo. Il nome dialettale, alla lettera, significa grano d’India. come ‘i pepedigne(paperone=pepe d’India e i fechedìgne = Fico d’India. Sono prodotti arrivati dalle Americhe, chiamate, subito dopo la loro scoperta, Indie Orientali.

Per riferirsi al mais in lingua italiana si utilizzano perlopiù sinonimi diversi, tra i quali granturco o granoturco, granone, formentone, formentazzo, grano siciliano, melica o melega, biava; quasi tutti derivati da dialetto locali o lingue minoritarie

Nelle nostre zone era coltivato per ricavarne becchime. Nel Nord Italia prevalentemente per l’alimentazione umana e in tempi più recenti per ricavarne olio di semi abbastanza apprezzato.

(Foto di Umberto Capurso)

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Gregnéle 

Gregnéle s.m. = Latterino

Sono detti anche grugnéle o grugnalètte, per la loro piccola conformazione.
Con il nome di latterino (Atherina hepsetus), si identificano dei piccoli pesci dalla forma simile alle alici.
Hanno il corpo affusolato e la pelle ricoperta da piccole squame.
Presentano il dorso verdastro con riflessi metallici, il ventre bianco latteo e sui fianchi fascia argentea brillante.

Vivono a branchi in mare e alle foci dei fiume. Esistono anche i Latterini lacustri (Atherina boyeri) che prosperano in acque dolci.

Fastidiosi da pulire, ma squisiti specialmente preparato in frittura.

Cercando in rete ho trovato le varie denominazioni dialettali italiani:
Acquadela, Acquadella, Anguela, Argentine, Attarina, Augurette, Aunelle, Capassun, Cchialone, Chernelett, Cheunau, Cicinejie, Cicinelle, Curanedda, Curnale, Curnale capechiatte, Curunedda, Curunedda mazzaruta, Geral, Grugnale, Grugnalett, Lattarina, Lattarone ‘nguarelle, Latterino sardaro, Lavone alicino, Lavone capochiatto, Mazzoja, Minoscia, Muccu, Muscioli, Muscioni bocca abentu, Muscioni connaru, Sicretu, Tistazza.

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Graspe

Graspe s.m. = Grappolo

Il dialetto graspe è il grappolo. In italiano il graspo è ciò che resta del grappolo una volta tolti gli acini dell’uva.

È ammessa anche la forma gràspele per assonanza con gràppolo.

Che bell’üve! ‘Nu gràspele pöse ‘nu cüne! = Che bell’uva! Un grappolo pesa un chilo!

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Granöne

Granöne s.m. = Granturco

Vale qui quanto già detto per Gréndìnje (grano d’India).

Semmai volessimo trovare una differenza di questo sinonimo, penso che granönespecifichi il mais già sgranato, staccato dal tutolo.

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Granéte

Granéte s.m. = Melograno

La pianta di melograno (Punica granatum) è un cespuglio alto fino a 4 m.con fiori di colore rosso vivace, fioritura in giugno-agosto con i caratteristici frutti gradevole dal gusto acidulo.

Questi sono costituiti da una scorza profumata che contiene inumerevoli chicchi rossi, o anche rosa, semitrasparenti che racchiudono un nocciolo bianco.

Viene coltivato più per scopo ornamentale (bellissima la fioritura da giugno ad agosto) che per alimento: poca polpa, poco dolce, non piace ai bambini perché ha più noccioli dei fichi d’india!  Tuttavia il suo succo possiede sostanze molto utili e preziose per il metabolismo umano.

Con questo nome, granéte, intendiamo indicare anche un colore rosso scuro, che ora viene detto bordò (dalla città francese di Bordeaux).

Scherzosamente il frutto viene detto anche màrianéte. Credo che sia un linguaggio fanciullesco.  O forse si ratta di una denominazione antica.
Infatti ho letto da qualche parte che la deformazione di “melograno” in marianéte  deriva dal latino malum granatum.  È chiamato marianato o mbrianato sicuramente nel Casertano.

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