Tag: sostantivo maschile

Fràule

Fràule s.m. = Flauto, piffero

Strumento musicale a fiato, costituito da un tubo lungo e sottile munito di fori.

Usato fin dall’antichità per la facilità di costruzione, dai guardiani di bestiame al pascolo.

Quello moderno è fatto con resine plastiche, ed è chiamato flauto dolce.

Quello in uso nelle orchestre di musica classica è di metallo, e si suona di traverso. È, chiamato appunto flauto traverso.

Fràule, per la sua forma, è in dialetto un eufemismo per indicare il pene. Uno dei tanti nomignoli affibbiato a questa appendice maschile.

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Frangjöse

Frangjöse agg.. e s.m.= Francese

della Francia agg., s.m. e f., nativo o abitante della Francia.

Alk p’lurale fa frangjüse

Il nomignolo fu affibbiato all’emigrante tornato a casa.

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Frajasse

Frajasse s.m. = Fracasso, frattazzo.

1) Fracasso = Rumore violento, frastuono prodotto perlopiù da cose infrante. Fragore, chiasso.

2) Frattazzo = Arnese del muratore, consistente in una tavoletta di legno munita di impugnatura, usata per stendere e spianare l’intonaco. Una volta era fatta solo di legno. Ora sono costruite in materiale plastico e servono principalmente per rifiniture. Esistono quelle con spugna, per una maggiore omogeneità di risultato.

Il frattazzo tutto d’acciaio viene detto ‘a cucchjére amerechéne = la cazzuola americana.

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Frabbecatöre

Frabbecatöre s.m. = Muratore

Operaio edile che lavora nella costruzione di strutture in muratura.

In genere quelli di Manfredonia sono capaci di assolvere diverse incombenze: pavimentisti, piastrellisti, intonacatori.

I più abili, con accertate attitudini vengono “promossi” Maste = maestro, capomastro.

Difatti egli guida altri subordinati nell’esecuzione dei lavori seguendo direttive superiori.

Gli spetta il titolo di Maestro anche quando diventa titolare di un’impresa edile artigiana.

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Föle

Föle s.m. = Fiele

Bile, specialmente quella degli animali.

Specificamente è chiamato così anche il nero di sicce = seppia che una volta si buttava e ora viene usato in cucina per preparare squisiti spaghetti o fragrante risotto al nero di seppia.

‘U föle d’a sìcce = il fiele della seppia non è la bile vera e propria ma il contenuto della borsa dell’inchiostro. Per questo non è amaro ma salmastro e profumato.

Era l’amarissimo per antonomasia (jamére accüme a ‘nu föle = amaro come il fiele).

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Fòdera-pengöne

Fòdera-pengöne s.m. = Condom, preservativo

Il comune profilattico, conosciuto nel periodo anteguerra solo da pochi viveurs, ebbe la sua diffusione tra la popolazione locale negli anni ’40, perché introdotto dalle truppe Alleate di occupazione nella Seconda Guerra Mondiale.

Faceva parte della “merce varia” che – probabilmente trafugata dagli audaci ragazzotti locali agli ingenui Americani – veniva barattata in loco con altri prodotti, preferibilmente con derrate alimentari e vestiario.

Noi bambini di 6 – 7 anni all’epoca giocavamo con tutto quello che ci capitava tra le mani.

Ricordo dei bellissimi paracadute in miniatura di carta crespa bianca, privilegio dei ragazzi più grandi, forse usati dagli Inglesi, specialisti nei bombardamenti notturni, per lanciare dei bengala luminosi dagli aerei per illuminare a giorno la zona da colpire.  Li chiamavamo giustamente paracadüte.

Ricordo dei parallelepipedi di latta [ignoro l’uso originale di queste scatole metalliche di cm 100x40x40],  trasformate in ingegnose canoe, che usavamo in mare muovendoci con una rudimentale pagaia o remando con le mani aperte. Le chiamavamo barca-stagnöre, ossia barca fatta di latta.

Ricordo il latte in polvere. Nessuno ci aveva detto che bisognava metterne solo un poco in acqua per farlo ritornare latte, perché era liofilizzato. Lo portavamo in bocca ed esso ci asciugava immediatamente tutta la salivazione. Dopo di che sbuffavamo il rimanente liofilizzato, formando delle nuvolette bianche. Tutto era gioco.

Ricordo anche il pesce liofilizzato. Sembrava segatura di falegname. Mia madre ne faceva delle polpette e le friggeva, facendoci ritornare il mente il gusto del baccalà, il cui embargo (assieme ad una miriade di altri prodotti) fu decretato dalla Società delle Nazioni quale sanzione economica contro il regime fascista che aveva occupato l’Etiopia.

Ricordo la birra in lattine che si aprivano come le bottiglie di vetro, ossia con il tappo a corona. Anche i vuoti diventavano giochi nelle nostre mani, perché praticavamo con un chiodo un foro alla base della lattina e una volta riempita di acqua di mare, ci soffiavamo dentro per innaffiare con uno zampillo i compagni che prendevano il sole sulla scogliera…

Assaporammo la carne in scatola, che talvolta compariva sulla nostra tavola, frutto di baratto con farina o altro. La chiamavamo carnabìffe. Le avevano affibbiato questo nome perché le scatolette recavano un’immagine di bovino, e la scritta corned beef, ossia bovino in scatola.

Capitò anche a quell’età di trovarci in mano le scatolette con i preservativi: ci mettemmo a giocare, gonfiandoli come fossero dei palloncini. I più grandicelli ci sconsigliavano di usarli (ma che avete capito?), ossia di portarli alla bocca per il gonfiaggio.

Qualche smaliziato capì la loro reale funzione, e non conoscendo altro nome, lo nominò fodera-pengöne = il fodera-membro, la custodia per il pene, tra lo sghignazzamento generale di noi monelli.

Molti anni dopo seppi che erano distribuiti metodicamente dal Comando Alleato alle truppe di occupazione quale presidio sanitario, onde evitare che si instaurassero contagi ai maschi o gravidanze indesiderate alle femmine.
Le stesse funzioni che tuttora sono richieste al condom.

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Fjite

Fjite s.m. = Puzza, puzzo, cattivo odore.

Vi ricordo che con il segno ji indico un suono lungo che contrae il corrispondente italiano ie (es: carabiniere = carabbenjire).

Sendì ‘u fjite du jàrse = Sentire odore di bruciato. Captare una magagna, comprendere anzitempo un atteggiamento ostile o minaccioso contro di sé o contro qlcu. In italiano si usa la locuzione: la cosa mi puzza.

Sinonimo di scorreggia, considerando con maggiore evidenza l’effetto olfattivo di quello sonoro.

Chì ca ò fatte ‘u fjite? = Chi è stato quel porco che ha sganciato un peto ammorbando l’aria?

Vi rimando a pindalosce .

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Fiurètte 

Fiurètte s.m. = Pennichella

Sonnellino, specificamente quello pomeridiano che segue il pasto di mezzogiorno, specie nelle giornate estive.

Meh. jémece a fé ‘stu fiurètte = Bene, ora che abbiamo finito di pranzare, andiamo a fare una dormitina.

Io presumo che derivi da fiöre-mezzjùrne, ossia il periodo più caldo della giornata, detto controra dai napoletani, proprio perché qualsiasi attività eseguta in quelle ore è contro la logica…saudita, che impone immobilità assoluta.

Ovviamente fiurètte può avere anche lo stesso significato dell’italiano “fioretto” nel senso di atto di rinuncia fatto per devozione.

Meh, facjüme ‘stu fiurètte… = Bene, facciamo questo sacrificio… (ossia: rinuncio alla discussione, altrimenti, se dovessi dar retta alla mia indole, sarei portato a spaccare il muso a questo tipo sconclusionato…)

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Firracruscé

Firracruscé s.m. Uncinetto

Uncinetto per lavori donneschi.

Si tratta del francese fer-à-crocher (pron. feracroscé) = Ferro per uncinare, agganciare, ossia il nostro uncinetto.

Esistono di varie misure. Una volta erano soloi di acciaio inox. Ora li fanno anche di alluminio, di ottone, di plastica rigida

 

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Fiöre-checòzze

Fiöre-checòzze s.m. = Fiore di zucca

Sono i fiori maschili delle zucchine quando sono ancora in boccio.

Si utilizzano in cucina in varie ricette, ripieni, al pomodoro, ecc.; sono ottimi fritti in pastella.

Al plurale, perché si comprano a mazzetti, diconsi ‘i fiüre-checòzze 

 

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