Cüle s.m. = Sedere, deretano, ano.
(Pop.) Culo: Parte del corpo costituita dalle natiche.
(volg.)Che cüle = che culo!, che fortuna!
(volg.)Leccacüle = Adulatore.
(volg.)‘Ngüle = In culo
Cüle s.m. = Sedere, deretano, ano.
(Pop.) Culo: Parte del corpo costituita dalle natiche.
(volg.)Che cüle = che culo!, che fortuna!
(volg.)Leccacüle = Adulatore.
(volg.)‘Ngüle = In culo
Cularüne s.m. = Clarinetto
Strumento a fiato di legno, ebanite o metallo, ad ancia semplice, dotato di una canna cilindrica terminante a campana,
munita di fori in parte liberi in parte chiusi da apposite chiavi.
Il legno utilizzato per costruire il clarinetto è in prevalenza l’ebano, che conferisce il caratteristico colore nero.
Grazie alle doti espressive e tecniche, il clarinetto è presente in vari generi musicali: classica, jazz, popolare, bandistica.
Ora i ragazzi, che hanno studiato in conservatorio, lo chiamano ‘u clarenètte simile al termine italiano.
Cucherózze s.m. = Coccige
Osso triangolare con cui termina la colonna vertebrale.
In dialetto, simpaticamente, è chiamato anche l’usse d’u cüle = l’osso del culo.
Alcuni usano la versione cuderózze, quasi a voler richiamare una “coda” appena accennata della specie umana.
Cuccelìcchje s.m. = Bovolo, Cassidaria, Elmetto tubercolato
Con il nome di cuccelìcchje, diminutivo di cùccele si designano dei gasteropodi (Galeodea echinophora o Cassidaria echinophora), di dimensioni fino a 7 cm, vengono catturati di frequente nella pesca a strascico in tutto il Mediteraneo.
Alcuni, generalizzando, li chiamano curlìcchje, che secondo me sono dei gasteropodi più piccoli e sfinati, fino a 3 cm.
In Abruzzo e nelle Marche vengono chiamati Lumaconi di mare. Credo che il nome corretto in italiano sia Bovolo o Cassidaria. Se alcune spire presentano delle protuberanze regolari e distanziate il gasteropodo viene chiamato Elmetto tubercolato. La mia foto riprende quelli con le scanalature regolari.
Per la cronaca le ho mangiate lessate e condite in insalata di mare.
Cùccele s.m. = Doglio o Elmo
Questo grosso gasteropodo appartiene alla specie detta Tonnidae (Tonna galea o Doglia galea) vive in tutti i mari caldi o temperati a profondità variabili, e fino a 600 m.
Ho sentito pronunciare anche cùcce invece di cùccele, così come avviene con còzze al posto di còzzele.
In latino vuol dire “barile” a forma di “elmo o casco”, intendendo per elmo quello romano in pelle.
Conosciuto volgarmente in altre parti d’Italia come Doglio, questo mollusco gasteropode ha dimensioni che si aggirano intorno ai 15-20 cm di diametro ma che non stentano a raggiungere in alcuni casi i 30 cm.
La sua forma anticamente, la rendeva utile come recipiente per contenere o travasare olio. Prima dell’avvento della plastica, il guscio del doglio era usato nelle nostre nonne per contenere il sale grosso.
Grande e globosa, quasi sferica, la conchiglia presenta un’apertura molto ampia e allungata verso il basso; la superficie esterna è ricoperta di grossi cordoni a spirale appiattiti; quel che ne risulta, complessivamente, è una forma insolita e molto attraente.
Sappiamo che appartiene ad una specie protetta, e se pescato va ributtato in mare. Difatti sono pochissimi dogli che si trovano al mercato, solo alcuni di piccole dimensioni restano impigliati nelle reti a strascico.
Ho mangiato da giovane gasteropodo, lessato e condito in insalata. Devo dire che non mi ha entusiasmato come gli altri frutti di mare.
Crìsciamendöne s.m. = Ammucchiata
Gioco fanciullesco simile alla “cavallina”, con la differeze che in groppa al “cavallo” montano sei o sette compagni, fintantoché il poverino che sta “sotto” riesce a sopportarene il peso e poi crolla con tutto il carico….
Un po’ crisciamendöne è la scena che si vede nei campi di calcio, quando tutti i compagni di squadra saltano addosso al marcatore del goal fino ad atterrarlo. Jüne ‘ngùdd’a l’ate = Uno addosso all’altro.
Il lettore Gigi Lombardozzi mi ricorda che il gioco era chiamato anche “‘a mamma a cavàlle“
Crespìgne s.m. = Crespigno
Si tratta di una pianta erbacea della fam. delle Compositae (Sonchus oleraceus). Cresce fino ai 1000 m. di altitudine, nell’ambito dei Paesi mediterranei.
Si utilizzano le foglie più tenere per uso alimentare. Si tratta di un erbaggio a rapida cottura,
Il suo sapore dolciastro serve ad attenuare il tono amarognolo di altri erbaggi, come la Cicoria. In qualche località, si usa consumarlo anche crudo, in insalata; si adoperano soprattutto i fusti cavi, anche se grossi, particolarmente saporiti.
Altri nomi volgari
Lattarolo, Grespigno, Cicerbita, Crespignolo.
Crescènde s.m. = Lievito naturale, lievito madre
Il lievito naturale si ottiene per l’acidificazione dell’impasto di acqua e farina e si usa nella panificazione perché è in grado di provocare un processo di fermentazione.
Quello artificiale usato nei panifici moderni è il lievito di birra, costituito dalle colonie di un microrganismo, il “Saccharomices cerevisiae”, ottenuto per fermentazione.
Il termine è di etimologia facile: proviene da crescere, che fa crescere (la pasta del pane).
Quando tutte le famiglie facevano il pane in casa, usavano conservarne un poco in una ciotola. Se lo prestavano l’un l’altra man mano che avevano necessità di impastare.
Era considerato sacro come il pane, tanto è vero che spesso, come si vede nella foto, veniva segnato con una croce. Prima ancora di iniziare l’impasto occorreva ringraziare il Signore con una silenziosa preghiera sopra il lievito e sopra la farina.
Crescènde è usato anche come soprannome.
Crescemjinde s.m. = Lievito chimico
Polvere biancastra che le nostre nonne compravano sfusa in drogheria per preparare in casa dolcetti e torte. Successivamente sono state immesse sul mercato le bustine aromatizzate (Pan degli Angeli e Bertolini), usate tuttoggi.
È sinonimo di cremöne= cremore di tartaro.
Mattöje, mamme, quìste so’ ‘i sòlde e vamm’accàtte da Viscàrde ‘u crescemjinde pe ‘nu cüne de farüne = Matteo, bello di mamma, questi sono i soldi e vammi a comprare da(alla drogheria di) Viscardo (il cremore di tartaro, nella quantità, che lui sa, occorrente) per un kg di farina.
Crepjite (o Crepjitte o crepjinde) s.m.. = Caduta rovinosa.
Pigghjé ‘nu crepjite (o ’nu sbatte): cadere rovinosamente e inaspettatamente durante una corsa, una partita di calcio, o altri movimenti veloci.
Alcuni, data la notevole assonanza, erroneamente pronunciano trepjite che significa treppiede. Nessuna attinenza col ruzzolone.
Altri, a mio avviso molto più verosimilmente, pronunciano crepjinde . Mi pare logico pensare che la caduta sia stata così rovinosa da procurare lesioni interne.
Ossia ca fé crepé jìnde = che fa crepare all’interno del proprio corpo. = ca fé šcatté ‘ngurpe!
Ringrazio il dr.Sandro Mondelli per questa imbeccata.