Tag: sostantivo maschile

Chépetórne

Chépetórne s.m. = Capogiro, vertigine

La prima parte del termine, chépe chiaramente significa capo, testa. L’altrà parte tórne è derivano dal francese tourner e significa proprio girare.
Ricordo una canzone di Yves Montand: Tu me fais tourner la tête = Tu mi fai girar la testa.

Accettabili anche le varianti capetórnechépetónne.

Chépetórne designa lo stordimento causato dallo svolgimento di taluni giochi fanciulleschi, o di un vorticoso valzer. Quindi con un sorriso si aspetta che cessi.

Se invece il capogiro ha origine patologica è chiamato proprio geramènde de chépe = giramento di testa, capogiro. Sovente accompagnato da vomito e diarrea (jì da söpe e da sòtte).

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Chépecanéle 


Chépecanéle
s.m. = Cenone

Chépecanéle s.m. = Cenone

Chépecanéle  alla lettera si traduce con  “capo-canale”, locuzione che non significa nulla.

È più probabile che derivi da baccanale = cenone affollato, baldoria, gozzoviglia.

Era tradizione che il proprietario del fabbricato offrisse alle maestranze che avevano ultimato il solaio (vultéte ‘i làmje) una cena in un trattoria-cantina preavvertita dell’evento (Ciumarjille, Giuànne, Pachjireche, Mešküne, Menjille, ‘Nzaléte, ecc…)

 

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Chepasöpe

Chepasöpe s.m. = Salita

Tratto di strada per cui si sale.

Erta, pendio difficoltoso da scalare.

Pittorescamente i Montanari dicono chépe ad alte, con lo stesso significato: testa rivolta verso l’alto.

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Chépabbàsce

Chépabbàsce s.m. = Discesa

China, pendenza, strada in pendenza, tratto in discesa.

‘U chépabbasce d’u Semenàrje = La discesa di Via Seminario

Figuratamente significa percorso inarrestabile, malore fisico o psicologico o economico da cui è difficile riprendersi.

Pegghjé ‘nu chepabbasce = rovinarsi, andare in malora.

Amme pegghjéte ‘nu chépabbàsce = Abbiamo imboccato una difficile china da cui è arduo risalire.

I ragazzi di oggi, tutti acculturati, usano il termine desciöse = discesa.
Non mi piace questo termine geneticamente modificato…

Il contrario, cioè la salita, è detta ‘u chépasöpe o l’anghjanéte, dal verbo anghjané = salire.

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Chenarjille

Chenarjille s.m. = Chilotto, chiletto,

È una valutazione “a occhio” del peso di un oggetto o una derrata alimentare, senza che ci sia un controllo sulla bilancia, cui viene attribuito il valore di circa un kg.

Segnö, accattatìlle ‘stu pólepe ca jì angöre vüve, sarrà ‘nu chenarjille: dàmme sett’èure e böna salüte!
= Signora, còmpratelo questo polpo perché è ancora vivo (appena pescato), sarà un chiletto: dammi sette euro (mangialo) e che si tramuti in buona salute!

Si capisce che è un diminutivo di cüne = chilogrammo

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Chemò 

Chemò s.m. = Comò, cassettone, canterano.

Mobile a cassetti, usato per conservare prevalentemete biancheria da letto e personale.

Deriva dal francese. Il termine è stato adottato anche dalle altre lingue europee
Francese commode (pronuncia comòdd)
Inglese commode, commodes
Portoghese cômoda
Spagnolo cómoda
Tedesco amt, kasten, kommode

Una volta si costruivano esclusivamente a mano e lucidati a spirito. I nostri artigiani – ora purtroppo introvabili – erano bravissimi, compreso il famoso Sfasciachemò, chiamato spregiativamente in questo modo per invidia o per sfottò.

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Chelòmbre 

Chelòmbre s.m. = Fico fiorone, siconio

Frutto dell’albero di fico (Ficus carica), con corteccia grigia, fusto di legno chiaro, dalle foglie a forma di cuore e frutti a pera particolarmente gustosi.

La prima fioritura, in primavera inoltrata, produce i fichi fioroni.   A secondo della famiglia, si possono presentare con la corteccia color verde chiaro o nero/violetto.   Particolarmente apprezzati i primi, specie se provenienti da Macchia.

A settembre c’è la seconda gettata, che è la fruttificazione vera e propria.

Notare la differenza di pronuncia della “o”:

al singolare ‘nu chelòmbre; al plurale ‘düje chelómbre.

Quando qualcuno anticamente si recava nelle piantagioni di fichidindia per espletare i suoi bisogni corporali, eufemisticamente raccontava di essere andato a farsi ‘na mangéte de chelómbre = una mangiata di fioroni.  Probabilmente perché una loro scorpacciata in effetti avrebbe procurato un rilassamento intestinale!

La “passeggiata”, visto che siamo in argomento, si definiva anche come ‘na spasséte [dal tedesco spazieren (leggi spasiren) =  passeggiare]

Nota linguistica.
In tutta la Puglia e anche in Basilicata di usa un termine abbastanza simile, seppure adattato alla parlata delle varie località (Chelùmbre, chelummu, culumbi, chelìmme, ecc.).

Ho letto in rete:
«il fiorone è un prodotto tipico della nostra terra, ma i botanici storcerebbero il naso a sentire chiamare “frutto”, quella che in realtà è una “infiorescenza”, detta siconio o sicono».

Non voglio fare lo scienziato, ma mi sembra che il termine nostrano derivi dal greco κόρυμβος  (leggi korumbos) = corimbo, ossia fiore, infiorescenza.

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Chegghjöne 

Chegghjöne s.m. = Testicolo

“Ciascuna delle due ghiandole genitali maschili contenute nello scroto e destinate alla produzione degli spermatozoi” (De Mauro).

Chegghjöne è una forma piuttosto volgare, corrispondente al termine italiano coglione.
Come aggettivo riferito a persona significa sciocco, ingenuo, stupidotto, credulone, incapace.

Al plurale suona:chegghjüne.

L’insieme dei due testicoli e dello scroto viene detto (clicca→)  ‘a cögghje. 

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Checòmbre 

Checòmbre s.m. = Tortarello (verde pugliese)

È una specie di cetriolo (Cucumis flexuosus) tipico pugliese, dalla pasta dolce, usato in insalata. Il frutto è piuttosto lungo e curvo, ha la corteccia sottile color verde scuro, scannellata, coperta di leggera peluria.

Era uno dei prodotti degli Sciali, assieme alle carote, alle cipolle, alle patate e ai meloni gialli. Forse perché non remunerativo, i checómbre sono del tutto scomparsi dai mercatini.

Il Tortarello bianco abruzzese invece non ha la peluria ed è di un colore verdastro, molto chiaro.

Al plurale suona checómbre con la “ó” stretta.

Taluni pronunciano checòmere e checómere.

Da non confondere con l’italiano cocomero (Citrullus lanatus, o Citrullus vulgaris)

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Chécafurnjille

Chécafurnjille s.m.= Farfallone

Persona inaffidabile e incostante, specie in campo amoroso.

Definisce un tipo che non trova mai un “focolare” (inteso come famiglia), un fornello dove fermarsi per crearsene una definitivamente.

Soggetto che cambia facilmente fidanzata. Vé facènne ‘nu balle pe chése: un po’ qua, un po’ là, senza intenzioni serie.

Per estensione sono così definiti dai commercianti quei clienti occasionali, che saltano i fornitori, o che non sono affidabili.

Con lo stesso significato dicesi anche pisciacantöne, ossia  – come i cani ad che lasciano una pisciatina ogni spigolo di casa che incontrano durante il loro cammino per marcare il territorio – così costui cambia metaforicamente le sue posizioni, scelte politiche o sportive, fidanzate, ecc.

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