Tag: verbo intransitivo

Dàrece de méne

Dàrece de méne v.intr. = Venire alle mani, picchiarsi, litigare.

Enjinde che jì succjisse: ce so’ déte de méne jisse e ‘u màstre! = Non è cosa da nulla quello che è successo: sono venuti alle mani lui e il suo maestro artigiano.

Me so’ déte de méne pe Luìgge = Mi sono azzuffato con Luigi

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Cutelàrece

Cutelàrece v.i. = muoversi.

Ho usato il verbo muoversi, nel senso che qlcs, per cause diverse, presenta anomalia perché non è ben fissata nella sua posizione originale.

Faccio qualche esempio per chiarire il concetto.

‘Stu chjuve ce cutelöje = questo chiodo dondola (non è ben fissato);

Dottö’ tènghe düj djinde ca ce cutelèjene = Dottore, ho due denti che traballano;

Tjine ‘a fröve? Vatte cùleche e nen te cutelànne = Hai la febbre? Mettiti a letto e non ti muovere.

Nella forma transitiva va bene cutelé (dal latino cutere e cutulum).

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Cuškjé

Cuškjé v.i. = Scorreggiare (o anche scoreggiare)

Termine un po’ volgare e un po’ scherzoso. Il verbo deriva dal sostantivo coške

E che càzze! Vé cuşkjànne accume a ‘na ciócce! = E che diamine! Vai scorreggiando come una ciuchina.

Evidentemente sotto il peso del basto la povera asinella mollava “arie” senza soste.

Sti quatte purche, ce sò mìsse a cuškjé! = Questi quattro porci si sono impegnati a scorreggiare! I porci in questione sono dei monellacci ineducati, magari più di quattro.

Il verbo cuškjé ha anche un’altra valenza, come per dire brontolare per un presunto torto subìto.

Enótele ca cuškjéte, facìtele e baste = È inutile che brontoliate, fatelo e basta.

È ammessa anche la forma cuškjàrece.

‘Na perzöne ce sté cuškjànne…= Una persona (si allude a “qualcuno” noto agli astanti, senza farne il nome) sta brontolando… (detto ammiccando alle spalle di chi è stato fatto oggetto di scherzo dispettoso, magari passandogli, ad esempio, una porzione ridotta di gelato).

Questa volta niente miasmi.

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Cummatte 

Cummatte v.i. = armeggiare, macchinare, brigare, trafficare, arrabattarsi.

Il verbo è riferito ad azioni manuali eseguite con pazienza, magari per hobby.
Stéche cummattènne ‘mbacce a ‘sta saracenèsche pe lué ‘a rózzene = Sto armeggiando su questa saracinesca per eliminare la ruggine.

Alla putöje de pàteme me piaciöve a cummatte, e pe quèste ca sacce fé = Nella bottega (di fabbro) di mio padre mi piaceva armeggiare (con i suoi attrezzi) e grazie a questo ho acquisito una certa manualità.

Il verbo ha anche un altro significato, spesso coniugato in forma negativa, quando è riferito a rapporti fra persone.
Pe cèrta ggènde nen vulüme cummatte = Con certa gente non vogliamo avere nulla a che fare (perché si tratta di persone inaffidabili, o sozze, o ineducate, o perfide, o infime, o vendicative, ecc..).

‘Na volte ch’àmma cummatte p’i fèsse… = Ma che risultati speravate di ottenere, dal momento che siamo stati obbligati a fidarci di persone incapaci?

Nen vogghje cummatte cchjó pe ttè = Non voglio perdere più il mio tempo con te, perché sei irricuperabile, non apprendi nulla, sei disinteressato a questo lavoro che invece richiede dedizione ed applicazione.

Vabbè, il dialetto è sempre molto sintetico, ma la traduzione estesa rende meglio il concetto che si vuole esprimere.

Nota grammaticale.
Vi rammento che la preposizione “con” in dialetto si traduce sempre con “pe“.
Me piéce a pesché p’a canne (non ch’a canne, che suona cacànne, ma ha un altro significato…) = Mi piace pescare con la canna.
Parle pe mmè! = Parla con me!
Jì arrevéte p’u tröne = È arrivato con il treno.

La preposizione “per” si traduce ugualmente con “pe“.
Quatte pe quatte, sìdece = 4×4=16
‘Nu balle pe cchése = Un ballo per ogni casa. Se siete Manfredoniani sapete tutto di quest’antica tradizione carnevalesca ormai tramontata.
Jì partüte pe Röme = È partito per Roma.

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Cujitàrece 

Cujitàrece v.i. = acquietarsi, calmarsi

Rendersi calmo, e tranquillo dopo uno stato di agitazione, di furia, come nel caso ad es. del mare che siacquieta dopo una burrasca.

C’j’ cujitéte ‘u criatüre? = Si è calmato il poppante?

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Chjöve 

Chjöve v.i. = Piovere

Verbo impersonale, difettivo. Esiste anche all’infinito.la voce antica chjuì 

Si usa solo alla 3a persona sing.

Chiove = piove (adesso)
sté chjuènne = sta piovendo
ce vöne a chjöve = sta per piovere
uà chjöve = deve piovere = pioverà
chjuarrà = pioverà
avrüja chjöve = dovrebbe piovere, ci vorrebbe la pioggia, ci auguriamo che piova.
ammachére chjuèsse= magari piovesse
avèssa chjöve = potrebbe piovere, premunitevi, non uscite senza ombrelli.
ò chjùvete = è piovuto.

Il participio passato dei tempi composti, piovuto, è chjùvete accentando la ù. I ragazzi di oggi dicono chjuvüte, facendo sentire appena appena la v, come se pronunciassero chjuwüte.

Così come dicono ‘na bevüte de vüne = una bevuta di vino. Sarebbe più corretto dire ‘na vèvete de vüne

A proposito di ‘piove’, mi ricordo una specie di filastrocca: Chjöva-chjöve….

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Cernejàrece

Cernejàrece v.i. = Agitarsi

Essere inquieto, ansioso, smanioso.

Credo che deriva dal verbo cernjé, cernere, passare il grano al setaccio.

Infatti la persona addetta alla vagliatura agitava il crivello sospeso. Questo lasciava passare solo i chicchi di grano e tratteneva le impurità.

Qlcu ha creduto di riscontrare nelle persone nervose, agitate, ansiose, lo stesso movimento del vagliatore.

Statte càlme, che so’ ca te sté cernjànne? = Sta calmo, che è quest’agitazione? Perché ti nuovi come se stessi agitando il vaglio?

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Zellàrece

Zellàrece v.int. = Imbrattarsi

Accettabile anche la versione “soft”  zelàrece. Ma togliendo una “l” non si riduce il danno….

Specificamente il verbo si usa nel caso qualcuno, nel tentativo di liberarsi dei gas intestinali, malauguratamente emette un po’ di sostanza solida….

Per minimizzare il danno, eufemisticamente si dice:“c’jì zelléte ‘u mutànde” = si è insozzato la mutanda.

Nel caso la “zelléte” = la lordura, fosse più sostanziosa, esplicitamente si dice che “c’jì cachéte sòtte!”

Meh, te sì zeléte? = Ehi, ma per lo sforzo ti sei sporcato?

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Burdescé

Burdescé v.i. = Bordeggiare

Nella navigazione a vela, viaggiare controvento facendo una rotta a zig-zag molto ampia.

Per estensione significa barcollare e figuratamente barcamenarsi, destreggiarsi tra le difficoltà.

L’espressione divertita : “Vé burdescjànne accüme alla vàrche de Cianèlle” si riferisce a qualcuno che esce ubriaco dall’osteria, e cammina barcollando e  qua e di là.
Il paragone con la barca di tale “Cianella” e solo casuale. Qualsiasi imbarcazione (a vela) per navigare controvento deve andare di bolina, ossia deve percorrere a zig-zag il tratto di mare.

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