Tag: Verbo transitivo

Chjeché

Chjeché v.t. = Piegare; trangugiare

Il verbo significa “piegare” qualcosa (il fil di ferro, un arto, un vegetale, ecc.).
Vi consiglio di cliccare qui su vignetjille per vedere alcuni esempi di piegatura.

Detto in modo scherzoso vuol dire “mangiare smodatamente, abbuffarsi”. Ho citato questo verbo in un esempio quando ho parlato della (clicca qui–>)spasètte

Filed under: CTagged with:

Tredeché

Tredeché v.t. = Criticare, malignare

È un’azione odiosa, che non onora né chi la compie, e né chi la ascolta.

È uno spettegolare maligno, che tende a screditare e a diffamare il malcapitato preso di mira.

Il soggetto che di arroga il diritto di giudicare l’altrui operato dicesi tredecante e combina tredecaminte = l’insieme dei pettegolezzi maligni.

I ragazzi di oggi usano un verbo “alleggerito” e quasi goliardico: furbecé = “forbiciare”, nel senso di usare la lingua come forbici per “tagliare i panni di dosso” come dicono i Toscani per indicare la stroncatura di un soggetto.

Addirittura, in senso goliardico e carnevalesco, sono emersi su questo verbo i simpaticissimi “Forbicioni”, cioè i noti Franco Rinaldi e Lello Castriotta, i quali sanno trovare da furbecé su tutto, specie sui Politici in genere.

Filed under: TTagged with:

Appanné

Appanné v.t. = Socchiudere e appannare.

Il verbo ha due significati.

  1. appanné = Socchiudere l’uscio di casa o gli infissi di una finestra o di un balcone.

    Praticamente si accostano semplicemente i due battenti senza usare chiavi o altro, in modo da creare penombra e frescura all’interno.
    Un’usanza prettamente estiva.
    Giuà, appanne ‘a porte ca fé càvete = Giovanni socchiudi le porte ché fa caldo.

    Con questo significato il verbo è usato anche in altri comuni della Capitanata.
  2. appanné = appannare una superficie rendendola opaca.
    Per esempio quello che si verifica alitando sulle lenti degli occhiali, oppure trasferendo delle bottiglie di bibite gelate dal frigo all’ambiente caldo.
    Anche i fenomeni atmosferici come il freddo o l’umidità appannano internamente i vetri degli infissi.
    Tutto ciò, come è facilmente intuibile, è causato dalla differenza di temperatura e dall’umidità dell’aria.
    La velatura, specie quella che appare d’inverno sui vetri delle automobili lasciate all’aperto per tutta la notte, facilmente si condensa all’esterno e si appanna all’interno.

    Ringrazio Matteo Borgia II per avermi suggerito questo termine.
Filed under: ATagged with:

Nturcegghjé

Nturcegghjé v.t. = Attorcigliare, avvolgere, intrecciare, aggrovigliare

Va bene anche scritto ‘ndurcegghjé.

Da questo verbo credo che derivi il sostantivo turcenjille, che in fondo è un groviglio avvoltolato di interiora. Cliccate qui.

Quale contrario ovviamente per dipanare il groviglio (sgrovigliare) si usava il verbo sturcegghjé, ormai caduto in disuso, sostituito dal più sbrigativo sbrugghjé = sbrogliare, dipanare.

Filed under: NTagged with:

Ngurparé

Ngurparé v.t. = sopportare, covare sentimenti di riscatto

Il verbo è simile all’italiano “incorporare”, usato in cucina quando man mano si aggiungono altri ingredienti durante la preparazione di un impasto, o di una vivanda, o di un dolce.

Figuratamente il significato è lo stesso: aggiungere anche questa contrarietà alle precedenti, fino a quando si sarà in grado di sopportare. Poi sarà quel che sarà!

Similmente si usa dire “ca pò, jüne mantöne e mantöne” = che poi uno mantiene e mantiene, nel senso che un soggetto regge fintantoché non ce la fa più.
Un po’ per burla si diceva:
ca jü mantènghe e mantènghe
e pò te fazze vedì quante lu tènghe = attento che arrivo al punto di rottura.

Con un verbo in voga un po’ abusato, questo atteggiamento umano è detto “resilienza”

Nel linguaggio marinaresco il verbo ha un significato meteorologico: ‘u tjimpe ‘ngurparöje. Ossia le nuvole si stanno inglobando e appesantendo, quindi a breve ci sarà temporale.

Filed under: NTagged with:

Acciacciugghjé

Acciacciugghjé v.t. =rabberciare, raffazzonare

Eseguire alla meglio un lavoro, una riparazione, un intervento, senza troppa cura o per fretta o per inesperienza.

Insomma fé ciacciógghje = fare inguacchi, pastrocchi.

Filed under: ATagged with:

Pezzelé

Pezzelé v.t. = Beccare,

È l’azione dei volatili quando col becco raccolgono il loro cibo, generalmente costituito da granaglie.
Ho visto galline pezzelé avidamente la parte interna della scorza del melone bucherellandola vistosamente.

Il verbo pezzelé indica anche l’atto dei pennuti di colpire col becco, per difesa o per offesa, come fanno le oche, gli struzzi e i tacchini. Questi sono abili anche ad uccidere i serpenti con il loro formidabile becco.

Pensate ai grossi volatili (aquile, condor, avvoltoi) che uccidono col becco le loro prede!

Era chiamato faccia pezzeléte il volto butterato, ossia il viso con gli esiti del vaiolo. Appariva deturpato, coperto da innumerevoli forellini, come se vi avesse beccato un uccello.

Fortunatamente questa malattia nel mondo occidentale è stata eradicata per merito della vaccinazione di massa antivaiolosa. Tuttavia ricordo di aver visto negli anni ’50 alcuni soggetti anziani che l’avevano contratta in gioventù, probabilmente agli inizi del ‘900.


Filed under: PTagged with:

Sprevelé

Sprevelé v.t. = Sbriciolare, sgretolare, sminuzzare

Si può usare indifferentemente anche sfrevelé .

Ridurre qualsiasi cosa in briciole, dette frevógghje, sfrevógghje, sprevelìcchje.

Alcuni esempi dell’uso del verbo sprevelé
-sbriciolare con le mani l’infiorescenza secca dell’origano per condire una pietanza (sprelevé ‘a rìnje).
-frantumare con le mani un biscotto da intingere nel latte (sprevelé ‘na pizzarèlle).
-sminuzzare una mollica di pane per preparare il ripieno di un intingolo (sprevelé ‘u péne).
-sgranare una spiga matura di frumento, sempre con le mani, per osservare in anteprima la qualità del raccolto (sprevelé ‘na spüche).
-sfilacciare con le dita il rosmarino per separare le foglioline dal rametto (sprevelé ‘u rösamarüne).
-sbriciolare una sigaretta per ricavarne il tabacco per caricare pipa.

Filed under: STagged with:

Abbabbjé

Abbabbjé v.t. = Abbagliare, confondere, obnubilare

Offuscare qlco.; indebolire l’attenzione o la capacità di vedere o di comprendere; ottenebrare; confondere la mente.

So stéte abbabbjéte: nen capìsce chjó njinde! = Sono stato intontito, non capisco più niente!

Intontire qlcu con l’intento di raggirarlo.

Nella forma riflessiva significa intontirsi: sentire l’effetto del’alcol, dell’innammoramento, delle droghe, della stanchezza.

Filed under: ATagged with:

Scurcé

Scurcé v.t. = scorticare, scuoiare

Verbo derivante da scorza, corteccia.

Nella forma scurciàrece significa procurarsi delle escoriazioni sul corpo, sugli arti, per esempio a seguito di una caduta dalla bicicletta.

L’amico Matteo Borgia junior mi suggerisce l’aggettivo scurcéte per indicare un difetto, un graffio, un’abrasione su una superficie liscia, come un mobile o una scarpa, o una parete.

Scurcéte riferito persona indica la sua testa calva o con vistosa alopecia (chierica pronunciata).

Mio padre mi raccontò un gustoso episodio (inventato o accaduto) che esasperava gli sfottò quotidiani tra il curato (gobbo) e il sacrista (semi-calvo). A quell’epoca il prete celebrava la Messa di spalle all’assemblea e rigorosamente in latino. Ad un certo momento della liturgia doveva voltarsi verso i fedeli intonando “Dominus vobiscum” ed aspettarsi la risposta “Et cum spiritu tuo”.
Invece per sfottere il sagrestano, cantò «Dominus scurcizzum». La risposta del sacrista fu immediata «Et cum sgubbizzu tuo!»

Figuratamente in forma di sostantivo ‘nu scùrce, indica una seccatura, un intoppo, e di aggettivo designa una persona inopportuna, intrusa.

Filed under: STagged with: