Tag: Verbo transitivo

Cucceljé 

v.t. = Coccolare

Vezzeggiare qlcu con l’intento di rincuorarlo, o di incoraggiarlo. Trattare qlcu in modo attento e affettuoso.

Pàteme stöve ‘ncazzéte, allöre ‘Ngiolètte l’ho cucceljéte ‘nu pöche e pò l’ho fatte trasì jind’u cìneme = Mio padre era irritato, allora Angela l’ha coccolato un po’ e dopo lo ha fatto entrare nel cinema.

Mi piace pensare che cucceljé significhi carezzare teneremante qlcu, come si fa con un cucciolo di cane.

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Accragné

Accragné v.t. = Accumulare

Deriva da cragne (vedi), cumulo, ammasso, accumulo.

Può essere un sinonimo di risparmiare, racimolare faticosamente.

Agghje fatte tande p’accragné quatte solde..=Ho fatto tanto per racimolare quattro soldi…

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Ciacciugghjé

Ciacciugghjé v.tr. = Raffazzonare, abborracciare

È ammessa anche la dizione acciacciugghjé, o anche… con la prolunga acciacciugghjéje

Rabberciare, rattoppare, riparare qlcs alla meglio

Fare o dire alla meno peggio, per fretta, mala voglia o incompetenza.

Ovviamente un lavoro ciacciugghjéte è un lavoro mal fatto, che lascia a desiderare, senza rifiniture.

 

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Cernjé

Cernjé v.t. = Vagliare, setacciare

Qlcu dice anche cèrne = cernere.

Per setacciare il frumento a mano si utilizzava ‘u farnére= il vaglio, sospeso a un enorme treppiedi formato da pertiche legate insieme.

La persona addetto alla vagliatura agitava il crivello sospeso, e lasciava passare solo i chicchi di grano. Le impurità restavano nel vaglio.

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Cazziéte

Cazziéte s.f. = Rimbrotto, ramanzina

Attenti a non confondere cazziéte con il neologismo cazzéte = cazzata, cretinata, scemenza, sciocchezza, scemata, cavolata, stupidaggine, stupidata, idiozia, fesseria, bestialità, banalità, bazzecola, piccolezza, cosa da nulla, inezia (uh, com’è rcca la lingua italiana!)

Deriva dal verbo cazzié = rimproverare.

Se la sgridata è particolarmente calorosa, dicesi cazziatöne, accrescitivo al maschile per dare maggiore nerbo al rimprovero.

Per le orecchie delicate si usa figurtamente la locuzione “presendatàrm” = presentàt-arm, proprio come l’ordine usato dal capo squadra, con voce possente, ai militari schierati, tipo: ‘at-tenti’, ‘ri-poso’, ‘passo’, cadènza’. ‘fianco dèst… dèst’, attenti a …sinìst’, ecc.

Si vuole evidenziare il tono di voce ben sostenuto con cui si è enunciato il rimprovero.

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Cazzié 

Cazzié v.t. = Rimproverare aspramente

Sgridare, riprendere qlcu per il suo comportamento scorretto.

Fàmmene jì, non vogghje jèsse cazziéte da pàteme. = Lasciami andare, non voglio essere rimbeccato da mio padre.

Possiamo far derivare questo verbo dalla locuzione italiana “prendere qlcu a pesci in faccia” nella versione volgare, ove – secondo l’uso napoletano – il sostantivo “pesce”, in senso figurato, vuol dire un’altra cosa.

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Cavedjé

Cavedjé v.t. = Arroventare.

Riscaldare un pezzo di ferro nella forgia [‘a fucenètte] per permettere al fabbro, una volta afferratolo con la tenaglia a marre lunghe, di lavorarlo sull’incudine con il martello, per dargli la forma voluta.

Sin. Mètte a càvede [o a cavedjé]= Mettere (il ferro) a caldo, ad arroventare.

Cavedjé biànghe = Arroventare bianco, cioè al massimo possibile. Infatti appena tolto dai carboni il ferro assume un colore vivissimo tendente al bianco. Man mano che si raffredda il colore di affievolisce, assume una colorazione arancione, poi rossastra, poi color mattone. Quando la brillantezza scompare il ferro non è più malleabile perché indurito .

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Carusjille

Carusjille s.m. = Salvadanaio, gruzzoletto

È un sinonimo di puste, salvadanaio.

Ma anche il solo suo contentuto, inteso come gruzzoletto raggranellato, ‘nzumeléte, o ‘u ‘nzumelìcchje

derivato da ‘nzumelé = assommare

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Caruséje

Caruséje v.t. = Tosare

Accettabile anche la versione carusé.

Propriamente il termine significa tosare le pecore, ma per estensione il verbo è passato agli umani, quando vanno dal barbiere a farsi tagliare i capelli, specie se l’operazione precedente risale a molto tempo prima e la capigliatura è cresciuta oltremodo.

Mò véche da ‘u varevjire e me fàzze carusé, acchessì m’jà sènde ‘n’ate e tande! = Ora vado dal barbiere e mi faccio tosare, così mi sentirò rinato.

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Carrié

Carrié v.t. = caricare, accumulare, traportare

Mi fa venire in mente l’insegna “Cash & carry” = Paga e carica, porta via, dei grandi magazzini ad uso dei clienti grossisti, quindi forniti di partita IVA.

Stranamente quel “carry” anche se scritto in inglese ha avuto per me manfredoniano un significato chiarissimo.

Il termine più antico era carrescé = “carreggiare”, sistemare o trasportare sul carro a trazione animale. Pensare all’immane lavoro negli anni ’30, quando hanno carriéte blocchi di pietra dalla cava dell’attuale Campo Sportivo Miramare al molo di levante per i lavori di allungamento della banchina, tutto con carrettoni a trazione animale, dalla portata massimo di 20 qli per volta.

Prima dello sfruttamento di questa cava, dal lido sabbioso la costa saliva rocciosa e uniforme fino all’altezza di via S.Giovanni Bosco (che allora non esisteva) con la stessa attuale pendenza di via dell’Arcangelo [ossia dal lido Titta a Tommasino], o di Via Alessandro Volta [dalla baracchetta di Damiano al lido Sirenetta].

Normalmente i carri avevano un uso agricolo per trasportare frumento, legna, concime organico, meloni, ecc.

Carrié i tüfe = Issare i conci di tufo.
Uno dei lavori più massacranti in edilizia, cui erano adibiti i ragazzotti, senza alcuna norma di sicurezza, che si inerpicavano sulle scale a pioli per portare ai “mastri” muratori ai piani superiori i blocchi di tufo appoggiati su una spalla. Una mano reggeva il tufo e l’altra si aggrappava ai pioli nella salita.

Carrié ‘a frasciüne = portare su la tufina, sempre a spalla sulla scala a pioli, in “caldarelle” di ferro.
E se non erano abbastanza veloci, i garzoni rischiavano di prendere una pedata dal capo-mastro così si sarebbero sveltiti!
Tutto vero, chiedete in giro agli anziani.

Abbiamo poi visto negli anni ’50 i “montacarichi” artigianali, funzionanti a mano come una carrucola, fatti con una ruota di bicicletta senza gomma sostenuta da una trave di legno. La fune passava sulla scanalatura del cerchione e issava la malta, i mattoni, ecc.Il lavoro era ugualmente molto faticoso, ma quanto meno evitava cadute letali ai garzoni.

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