Tag: Verbo transitivo

Cusì

Cusì v.t. = Cucire

Unire, per mezzo di ago e filo o strumenti analoghi, pezzi di stoffa, cuoio ecc.

Mà, c’jì scusüte ‘a fòdere d’a giacchètte. La vù cusì pe stasöre? = Mamma, si è scucita la fodera della giacca. La vuoi cucire per questa sera?

Appezzeché ‘u colle, ‘i màneche = Cucire (attaccare) il collo, le maniche (a una giacca in lavorazione)

Jì a cusì =  essere apprendista nella sartoria.

Filed under: CTagged with:

Cunzé 

Cunzé v.t. = Condire, conciare

Nel primo caso vale per condire gli alimenti (la bruschetta con pomodoro,origano e olio, o l’insalata, o le orecchiette con il ragù e il pecorino grattugiato ecc.).

Nel secondo caso è riferito specificamente alla concia delle pelli.

Filed under: CTagged with:

Cugné

Cugné v.t. = Rendere come un cuneo

Ritengo il termine sia molto antico.

Quando si scriveva con la penna dell’oca, per ottenere la punta si recideva il fusto della penna con un taglio trasversale inclinato, in modo da ricavarne un cuneo.

Quindi si crea il cuneo, si cogna la penna.

Per estensione, riferito alle matite, significa rifare la punta. Riferite alle penne con il pennino metallico, vale riparare il pennino.

Contrario: Scugné v.t.

Filed under: CTagged with:

Cugghjenjé

Cugghjenjé v.t. = Canzonare, beffeggiare, dileggiare

Accettabile la versione cugghjunjé.

Prendere in giro, beffare, schernire, deridere, dileggiare qualcuno.

Deriva decisamente dal sostantivo familiare e volgare chegghjöne = coglione (testicolo) con significato di sciocco, stupido, ingenuo.

Siccome il verbo è chiaramente volgare, e il dialetto non si risparmia nel produrre termini triviali, talora si preferisce usare al suo posto il più sbrigativo sfòtte = sfottere.

Che, me sté cugghjunjànne? = Che fai, mi stai sfottendo?

Se esistesse in italiano, il verbo sarebbe “coglioneggiare”.

 

Filed under: CTagged with:

Cuccuascé

Cuccuascé v.t. = Funestare, malaugurare

Qualcuno ha detto in italiano gufare, usando il gufo al posto della civetta (cuccuésce).

La locuzione italiana ‘remare contro’ non rende a sufficienza la sordidità dell’atto di cuccuascé.

Quanno vogghje fé ‘na cöse jüje tutte quande me cuccuascèjene = Quando voglio fare una cosa io, tutti mi stanno a predirmi sventure.

Filed under: CTagged with:

Cucceljé 

v.t. = Coccolare

Vezzeggiare qlcu con l’intento di rincuorarlo, o di incoraggiarlo. Trattare qlcu in modo attento e affettuoso.

Pàteme stöve ‘ncazzéte, allöre ‘Ngiolètte l’ho cucceljéte ‘nu pöche e pò l’ho fatte trasì jind’u cìneme = Mio padre era irritato, allora Angela l’ha coccolato un po’ e dopo lo ha fatto entrare nel cinema.

Mi piace pensare che cucceljé significhi carezzare teneremante qlcu, come si fa con un cucciolo di cane.

Filed under: CTagged with:

Accragné

Accragné v.t. = Accumulare

Deriva da cragne (vedi), cumulo, ammasso, accumulo.

Può essere un sinonimo di risparmiare, racimolare faticosamente.

Agghje fatte tande p’accragné quatte solde..=Ho fatto tanto per racimolare quattro soldi…

Filed under: ATagged with:

Ciacciugghjé

Ciacciugghjé v.tr. = Raffazzonare, abborracciare

È ammessa anche la dizione acciacciugghjé, o anche… con la prolunga acciacciugghjéje

Rabberciare, rattoppare, riparare qlcs alla meglio

Fare o dire alla meno peggio, per fretta, mala voglia o incompetenza.

Ovviamente un lavoro ciacciugghjéte è un lavoro mal fatto, che lascia a desiderare, senza rifiniture.

 

Filed under: CTagged with:

Cernjé

Cernjé v.t. = Vagliare, setacciare

Qlcu dice anche cèrne = cernere.

Per setacciare il frumento a mano si utilizzava ‘u farnére= il vaglio, sospeso a un enorme treppiedi formato da pertiche legate insieme.

La persona addetto alla vagliatura agitava il crivello sospeso, e lasciava passare solo i chicchi di grano. Le impurità restavano nel vaglio.

Filed under: CTagged with:

Cazziéte

Cazziéte s.f. = Rimbrotto, ramanzina

Attenti a non confondere cazziéte con il neologismo cazzéte = cazzata, cretinata, scemenza, sciocchezza, scemata, cavolata, stupidaggine, stupidata, idiozia, fesseria, bestialità, banalità, bazzecola, piccolezza, cosa da nulla, inezia (uh, com’è rcca la lingua italiana!)

Deriva dal verbo cazzié = rimproverare.

Se la sgridata è particolarmente calorosa, dicesi cazziatöne, accrescitivo al maschile per dare maggiore nerbo al rimprovero.

Per le orecchie delicate si usa figurtamente la locuzione “presendatàrm” = presentàt-arm, proprio come l’ordine usato dal capo squadra, con voce possente, ai militari schierati, tipo: ‘at-tenti’, ‘ri-poso’, ‘passo’, cadènza’. ‘fianco dèst… dèst’, attenti a …sinìst’, ecc.

Si vuole evidenziare il tono di voce ben sostenuto con cui si è enunciato il rimprovero.

Filed under: CTagged with: