Püre li pólece tènene ‘a tòsse
Anche le pulci hanno la tosse.
Non è questione di raffreddore…
Cioè, anche chi non vale nulla si permette di sentenziare, di pontificare, di emettere giudizi, magari avventati.
Püre li pólece tènene ‘a tòsse
Anche le pulci hanno la tosse.
Non è questione di raffreddore…
Cioè, anche chi non vale nulla si permette di sentenziare, di pontificare, di emettere giudizi, magari avventati.
(Basta un) pelo di donna tira un bastimento a mare.
La forza di attrazione e di persuasione delle donne è incommensurabile e assolutamente sorprendente.
In marineria non si dice “tirare” per trainare mediante cavi o catene un’imbarcazione a rimorchio.
Questa azione richiede il verbo “alare”. Pensate allo “scalo di alaggio” all’interno del porto: è un piano inclinato che scende fino al pelo dell’acqua che serve ad alare le barche a riva per riparazioni e manutenzione dello scafo.
Il verbo “tirare” sempre in marineria, significa usare armi da fuoco, dalla pistola al cannone. Fare i tiri.
Prudüte a mmizz’a méne: o sòlde o taccaréte
Prurito nel palmo della mano o soldi o percosse (da dare o da prendere).
Previsione un po’ vaga: oroscopo incerto. Soluzioni agli antipodi.
Pòvere a chi möre, ca chi rèste ce chenzöle
Misero chi muore, ché chi rimane si consola.
Così è la vita. C’è chi si sacrifica e conduce vita grama fino alla fine dei suoi giorni. Quelli che gli sopravvivono sono meno disposti a fare rinunce.
Carmela, grazie del suggerimento
Pòvere a chi chéde ‘ndèrre e cèrche ajüte
Povero che cade in terra e cerca aiuto.
Il mondo purtroppo è sempre stato così.
Quando si ha bisogno di una mano d’aiuto tutti si defilano, salvo a trovarseli attorno quando si sta nell’abbondanza.
Pólepe e carna vacciüne, sbrevògnene ‘a cuciüne.
Polpi e carne vaccina, svergognano la cucina.
Notoriamente il polpo e la carne bovina, per effetto della cottura, si riducono notevolmente di dimensione, ce arrògnene = si restringono.
Per questo la massaia ritiene di fare brutta figura con gli ospiti, quasi a vergognarsi nel presentare delle porzioni minuscole nel piatto.
Si cita questo proverbio per mettere in guardia le sposine inesperte dalle sorprese che questo mollusco e le fettine di carne bovina, le riservano in cottura. Ma la “riduzione” viene di sicuro compensata dalla maiuscola qualità dell’intingolo.
Pìgghjete la jurnéta böne, ca la malamènde nen mànghe mé
Goditi la giornata buona che la cattiva non manca mai.
I latini sintetizzando il pensiero dicevano, come il grande poeta Orazio da Venosa nelle Odi: carpe diem, quam minimum credula postero = afferra il giorno (buono) confidando il meno possibile nel domani.
Un mio amico napoletano diceva che la giornata buona ce la dobbiamo creare noi, mentre quella cattiva viene da sé, senza essere chiamata.
Similmente, in maniera un po’ consolatoria, riferendosi alla sorte o alla stressa vita, si dice anche : pigghjatìlle accüme vöne = prenditela come viene. Ossia non avere rimpianti o rimorsi.
Pìgghjete ‘u bbùne quànne l’é, ca ‘u trìste nen mànghe mé.
Prenditi il buono quando lo hai, perché il male è non manca mai.
Il grande poeta latino Orazio, (Quintus Horatius Flaccus, nativo di Venosa) morto pochi anni prima della venuta di Cristo, è stato capace di riassumere questo pensiero in due parole: carpe diem, ossia acchiappa il giorno (il giorno favorevole, altrimenti sfugge).
Non ho studiato Orazio in latino, ma siccome in un ristorante di Potenza, chiamato “La Taverna Oraziana”, assiduamente frequentato da me durante il periodo lavorativo, campeggiava questa bella scritta, mi sono impegnato a soddisfare la mia innata curiosità….Ecco perché conosco il significato di carpe diem.
La saggezza popolare di questo proverbio quindi affonda le sue radici fino a venti secoli addietro, seguendo la scuola edonistica della ricerca del benessere, della felicita, del piacere.
E mò basta con la filosofia.
In pratica il Proverbio esorta a non rinunciare, anzi “costruirsi” una buona giornata, perché quella cattiva viene da sola.
Pigghjé bunèzze per fessetódene
Scambiare la bontà, per sprovvedutezza
La troppa bunèzze passe pe’ fessetódene = La eccessiva bontà viene scambiata per dabbenaggine.
Succede spesso a qlc soggetto che mostra molta disponibilità.
In questo mondo di furbi il poveretto viene scambiato per un soggetto ingenuo, sciocco semplicione.
Pigghjé ìi pìsce trjimete loc.id. = Esporsi al freddo.
Un simpatico Detto, che tradotto alla lettera, significa: prendere (pescare) le torpedini.
Il vero significato è quello di esporsi al freddo (pigghjàrece ‘na friddjéte), uscire di casa nonostante il tempo gelido, rinunciare al calduccio per dedicarsi a cose ritenute futili.
Che c’entrano le torpedini? Si sa che questo pesce per contatto dà delle scariche elettriche per tramortire le sue prede. Anche l’uomo, toccandoli, avverte come un tremito (da cui il nome dialettale trjimete).
Add’jì ca jéte? Pe ‘su tjimbe jéte a pigghjé ‘i pìsce trjimete! = Ma dove andate? Con questo tempaccio andrete a buscarvi un’infreddatura!
Jogge jéte a vedì ‘a partüte? Sì, avüta pigghjé ‘i pìsce trjimete = Oggi andate allo stadio? Sì avrete da soffrire per la temperatura gelida.
Per estensione può significare anche tremare per lo spavento o per una sgradevole sorpresa. Insomma una sensazione per nulla piacevole.