Mese: Maggio 2018

Quànne vöne ‘u mòneche a càste, pigghjatìlle a rïse.

Quànne vöne ‘u mòneche a càste, pigghjatìlle a rïse.

Quando viene il monaco a casa tua, prenditela a ridere.

Il monaco in questione è il “frate cercatore”, il questuante, generalmente un francescano, che una volta girava per le campagne o anche per le case di Manfredonia con un calesse (‘u sciarabbàlle) trainato dal cavallo, chiedendo per il convento delle derrate alimentari o anche offerte in denaro.

Il significato del proverbio è un consiglio: bisogna fare buon viso a cattivo gioco.

Se ti trovi coinvolto in un episodio spiacevole, invece di reagire sbraitando o prendertela con qlcn, conta fino a tre e sorridi. (funziona 80 volte su 100).

È ammessa una seconda versione: Quànne vöne ‘u mòneche a càste, pigghjatìlle ‘mbaciènze, = quando viente il frate a casa tua prenditela in pazienza.
Nascondere la contrarietà con un bel sorriso.

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Quànne sì prumìsse ‘u purcjille, córre sóbbete p’a zuchelèlle

Quànne sì prumìsse ‘u purcjille, córre sóbbete p’a zuchelèlle

Quando qualcuno ti promettere un maialino, corri subito con una funicella (per portartelo via).

Questo bellissimo proverbio incita a non rimandare nel tempo una cosa che si può fare subito. C’è il rischio che colui che ha fatto la promessa (si può dire promettitore, o promettente? temo di no) ci ripensi su e cambi idea.

In italiano si può dire “chi ha tempo non aspetti tempo”, oppure “non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi”.

Ma non è un’immagine così diretta come quella del porcellino che può volatilizzarsi….

Per la precisione, zuchelèlle = cordicella si può pronunciare anche nella variante:‘a zuculèlle. Sono accettabili entrambe le voci.

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Quanne pe’ ‘n’ate nen pùte, pe’ megghjèrete te cùleche.

Quanne pe’ ‘n’ate nen pùte, pe’ megghjèrete te cùleche.

Quanto con un’altra non puoi, con tua moglie ti corichi.

Il significato di questo, come anche di altri proverbi, è di accontentarsi del proprio stato, di non avere troppe pretese, specie se queste esulano dalla norma.

Non che la propria moglie sia un ripiego, per carità, anzi essa dà la certezza di un porto sicuro, contro le pulsioni velleitarie, i sogni proibiti, che si rivelano sempre deludenti, rischiosi e controproducenti.

Corrissponde all’antico Detto: chi si contenta gode.

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Quanne nen tjine che arte fé, pìgghje ‘i püle a pettené

Quanne nen tjine che arte fé, pìgghje ‘i püle a pettené

Traduzione libera: Quando non hai proprio nulla da fare, puoi dedicarti a pettinare i tuoi [o gli altrui] capelli (genericamente qui indicati come peli).

Un proverbio un po’ canzonatorio. Veramente mia suocera, che non si faceva mancare nulla, diceva: Quanne nen tjine che cazze fé, pìgghje ‘i püle a pettené!.

Insomma quando la mamma vedeva che le figliole un po’ si annoiavano in casa (ricordate che non c’era ancora la televisione, e libri e riviste in casa erano merce molto rara…), allora sentenziava loro questo Detto scherzoso, in antitesi di quello che effettuivamente ella voleva. In effetti in casa c’è sempre da fare!

I Toscani parlano di “pettinare le bambole” nel senso di perdere tempo a fare cose inutili. Le mamme manfredoniane invece spronavano le figlie a diventare virtuose, imparando a sbrigare bene le faccende domestiche, in vista del loro futuro di spose e di madri, come era nelle loro aspirazioni.

Quelle che lo facevano diventavano (clicca→) vertevöse, brave, le altre invece (clicca→) svertuéte!

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Quànne la vòcche jéle, la vüte pöche véle

Quànne la vòcche jéle, la vüte pöche véle

Quando la bocca sbadiglia la vita poco vale.

Dicevano che è un segno di scarsa salute o scarsa voglia di lavorare.  Sarà vero?

Ho letto da qualche parte che lo sbadiglio è un sintomo di scarso afflusso di ossigeno al cervello. Quindi è un riflesso condizionato. Con lo sbadiglio si respira a bocca spalancata e perciò si consente maggior afflusso di aria (e quindi di ossigeno) nei polmoni.

Che poi allo sbadiglio siano stati attribuiti altri significati, è comprensibile data la scarsa conoscenza scientifica dei nostri avi

 

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Quànne chjù tjimbe lüce, chjù acque addüce

Quànne chjù tjimbe lüce, chjù acque addüce

Quanto più il tempo (meteorologico) riluce, tanta pià acqua conduce, arreca.

Se durante la pioggia, il tempo si schiarisce e arreca più luce, a breve arriveranno altri scrosci di pioggia.

L’ho sentito spesso da mia nonna, quando ero piccino e stavo dietro i vetri aspettando che la pioggia cessasse per poter uscire a giocare nelle pozzanghere (‘i cutüne de l’acque) che si formavano per strada.

Quindi – ecco lo scopo della citazione del proverbio da parte di nonna – non era quello il momento di uscire!

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Quànne ce mànge, ce cumbàtte p’a morte

Quànne ce mànge, ce cumbàtte p’a morte

Quando si mangia si combatte con la morte.

Consigli a non ingozzarsi e a mangiare con calma perché un boccone di traverso può essere fatale.

Un’altra versione di questo detto spiega che quando si mangia, quando si ha la fortuna di avere cibo a sufficienza, si acquistano le forze da controbattere efficacemente la morte per inedia, non infrequente negli anni di guerra.

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