Mese: Maggio 2018

Sciasciòsce

Sciaciòsce s.f. = Prozia

Indica la sorella del nonno o della nonna che, nelle famiglie patriarcali di una volta, rimasta zitella o vedova senza figli, veniva accolta in casa di un/una nipote.

Quindi era una zia per i genitori e una prozia per i figli.

La brava donna non voleva sembrare un sovrappeso e perciò si rendeva utile all’andamento della casa, prestandosi a stirare o a badare alla cucina o ai nipotini.

Quasi sempre era una figura positiva. Dolce e simpatica, prudente e riservata, poche parole e molti fatti. Soprattutto non interferiva mai nei fatti dei coniugi che la ospitavano.

Non esiste il termine corrispondente al maschile.

Con questa parola c’era un gioco di parole, quasi uno scioglilingua che diceva così:
Sciasciò, ‘a scìtte o ‘a scètte ‘a sciòtte?
Tradotto in parole comprensibili significa: Cara zia, la butti tu o la svuoto io l’acqua di cottura della pasta?

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Tatócce

Tatócce s.m. = fratello maggiore

Il fratellone, in assenza del papà (perché imbarcato sui mercantili, o emigrato) ne fa le veci e si assume le responsabilità di capo famiglia

Ritengo che tatócce significhi “piccolo tatà“, versione arcaica di papà: sarebbe come dire papino, o alla maniera dei Toscani, babbino.

Scherzosamente si usava dire anche rivolgendosi ad amici più giovani, assumendo aria di uomo vissuto ed esperto: Sjinte a tatócce, ssà lu jì, ne lu dànne avedènze = ascolta tuo fratello maggiore, lascialo perdere, non gli dare retta!

Il prof. Ciliberti dice testualmente:
«“Tatucce”: dal greco “tatà” (padre), sta per “fratello maggiore” che ha, ad ogni modo, responsabilità di padre sui fratelli minori. E’ riferito pure a uno “zio” più importante, per antonomasia.»

Tatócce era il fratello maggiore del padre e della madre. Noi bimbi intendevamo così anche lo zio, perché ripetevamo quello che dicevano i nostri genitori.
Tatócce Mattöje jì turnéte da preggiunjire! = Matteo (mio fratello grande) è ritornato dalla prigionia!
Una frase che mi è rimasta impressa perché era quello, tatócce, era mio zio!

Al femminile la sorella maggiore della propria madre era detta  sciuscèlle, ma il termine andò presto in disuso, e solo pochi anziani sanno ben definirlo, spesso confondendolo con (clicca→) sciasciosce.

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Sciösce

Sciösce agg = Sciatta

Persona trascurata, sozza sia negli abiti e sia nella persona. Generalmente si indicano persone di sesso femminile.

Potrebbe derivare de scescéte= scarmigliato, arruffato, scapigliato, con i capelli scomposti dal vento o non pettinati per pigrizia…..

Teoricamente si potrebbe scrivere anche Šöše, con i segni speciali dell’alfabeto, ma non me la sono sentita…..

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Scescéte

Scescéte agg.= Arruffato, scompigliato.

Simile a (clicca→) sceddjéte

Aggettivo riferito a capigliatura scarmigliata, oltremodo in disordine, per trasandatezza, o per la forte ventilazione, o per altra causa.

Tènghe ‘i capìlle scescéte = Ho i capelli spettinati
Luciüje, ch’jì succjisse? Stè tutta scescéte =  Lucia, che È successo? Sei tutta scarmigliata, arruffata.

Anche i vestiti raffazzonati, stropicciati diconsi scescéte.
Credo che derivi da questo aggettivo il sostantivo (clicca→) sciösce

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Scescelècchje

Scescelècchje s.f. = Sonagli, bubboli

Sferette metalliche cave, con fessura, contenenti una pallina di ferro.

Quando vengono agitati, i bubboli producono un suono tintinnante.

Si adoperano, singolarmente o in serie, per adornare collarini di gatti, finimenti per cavalli, o anche certi costumi carnevaleschi.

Mi risulta che scescelècchje, data la sua assonanza con muscelècchje, si possa usare anche per indicare una ragazza che si è ridotta pelle e ossa o per una dieta troppo severa, o per amore, o purtroppo per una malattia.

Madònne, ‘sta uagnöne, c’jì fatte ‘na scescelècchie! = Madonna, questa ragazza si è svuotata come un sonaglino.

Il termine scescelècchje viene usato. anche al maschile scescelìcchje in senso figurato per indicare oggetti di scarso valore, chincaglieria, cianfrusaglia.

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Scerpetìgghje

Scerpetìgghje s.m. = Cianfrusaglia

Oggetti piccoli, minutaglia, cianfrusaglie, ciarpame, accozzaglia di cose (preferibilmente da buttare).

Come tanti altri, anche questo termine deriva dal francese objets petits = oggetti piccoli.

Quann’jì ca li jitte tutte ‘sti scerpetìgghje? = Quando li butti tutti questi oggetti inutili?

(Vedi: Strevìgghje)

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Strevìgghje

Strevìgghje  s.f. = Cianfrusaglie.

Con voce più antica si diceva anche strembìgghje.

Oggetti eterogenei conservati in attesa di un loro improbabile utilizzo in lavori di bricolage.

Quacche jùrne agghja fé la jettéte de strevìgghje! = Uno di questi giorni mi libererò di questa cianfrusaglia!
(Clicca qui→ Scerpetìgghje)

Azzardo una  (im)probabile etimologia: la parte iniziale del sostantivo (stre-) potrebbe significare “extra e la desinenza vìgghje sarebbe una storpiatura di vicchje (vecchi). Quindi strevìgghje = extravecchi = oggetti stravecchi inutilizzati.

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Scenüsce

Scenüsce s.f. = Carbonella accesa.

Cenere calda con qualche residuo nodino di rüsce ancora accesa, che si allargava con la paletta per godere gli ultimi tepori del braciere.

Deriva dal latino  ex+cinerem (da cenere).

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Scemunüte

Scemunüte agg., s.m. = Idiota

Persona con poco cervello, scimunito, andato di testa, rincitrullito, rintronato, rincoglionito

Si diceva anche ‘nzallanüte, con un termine napoletano da noi passato nel dimenticatoio.

Madònne e cumm’agghja fè ca stù marüte müje alla vecchiéje c’jì scemunüte apprjiss’i fèmmene! = Madonna, come devo fare ché questo marito mio alla vecchiaia si è rincitrullito dietro alle donne.

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San Gesèppe ò passéte ‘u chjanùzze

San Gesèppe ò passéte ‘u chjanùzze

San Gesèppe ò passéte ‘u chjanùzze” = San Giuseppe ha passato la pialla.

Scherzosamente alla vista di una donna con seno scarso, il ragazzotto più vivace dava una gomitata all’amico vicino per attirarne l’attenzione e, indicando con un cenno della testa la ragazza presa di mira, gli sussurrava:
San Gesèppe ò passéte ‘u chjanùzze

Se vogliamo c’è un po’ di cattiveria gratuita. Che colpa ne ha la poverina?

Ai miei tempi non esistevano né chirurgia plastica o estetica, né protesi di silicone, né tantomeno cure ormonali che ora fanno crescere il seno anche ai trans.

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