Autore: tonino

Becchenòtte

Becchenòtte s.m. = Bocconotto

Prodotto di pasticceria di origini abruzzesi.

Il bocconotto è un pasticcino di pasta frolla ripieno di miele, crema pasticcera, marmellata o di cioccolato.

Il nome deriva dal fatto che questi dolci sono piccoli abbastanza da poter essere mangiati in un solo boccone, magari accompagnati da vino passito.

La variante pugliese, prevede un ripieno di mandorle e amarene, racchiuso nel medesimo involucro compatto.

Scherzosamente, qualdo qlcu sbadiglia senza coprirsi la bocca spalancata, si sente dire da qualche astante buontempone che imita lo sbadiglio: Aaahum, ‘nu becchenòtte! = Aaahum, ci vorrebbe un bocconotto per chiudergli la bocca!

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Bècche 

Bècche s.m. = Mento

In italiano il termine quasi omofono “becco” indica la formazione mandibolare cornea tipica degli uccelli, usata per afferrare il cibo e anche per difendersi.

Veramente designa anche il maschio della capra o – per la presenza di corna – un uomo tradito dalla moglie…

Da noi definisce la parte inferiore del volto, corrispondente alla parte mediana della mandibola. Talvolta anche il pizzetto, la barba che cresce sul mento è chiamato bècche o becchetjille. Vengono pronunciati con la doppia iniziale: bbècche, bbecchetjille.

Se il mento è particolarmente pronunciato dicesi chjèppe.

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Bebbùzze

Bebbùzze s.m. = Rigonfiamento

Bitorzolo, bernoccolo, sporgenza, protuberanza, per lo più riscontrata sulla testa a seguito di un trauma.

Giuànne jì cadüte e c’jì fàtte ‘nu belle bebbùzze = Giovanni ècaduto è si è procurato un grosso bernoccolo.

Anche su corpi inanimati si riscontrano prominenze.

L’àreve de vulüve jì tutte chjüne de bebbùzze = l’albero di olivo è pieno di bitorzoli

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Bebböne

Bebböne s.m. = Bubbone, bernoccolo

Bubbone, bitorzolo, dovuto a foruncolosi. Bernoccolo conseguenza di trauma.

Si può dire anche bebbùzze = rigonfiamento, tumefazione.

Per far abbassare il bernoccolo mia nonna avvolgeva una moneta metallica nel centro di un fazzoletto piegato per il lungo, lo posava per esempio sulla fronte “sollevata” e annodava i due lembi sull’occipite. Il bernoccolo si abbassava, ma le orbite degli occhi si annerivano come se si indossasse un mascherino di carnevale.

Il soprannome si riferisce probabilmente a un tizio con la testa bitorzoluta

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Barungiüne

Barungiüne s.m., sop. = Barone

Il Baroncino, figlio di papà.

Soprannome locale senza pretesa di nobiltà araldica.

Può semplicemente essere un diminutivo dal cognome Barone, diffuso nel Sud Italia.

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Baröse

Baröse agg.sop. = Barese

Nativo, originario di Bari

È un soprannome affibbiato ad un soggetto molto conosciuto nella zona di Porta Foggia.

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Bassa-macèlle

Bassa-macèlle s.m. = Bassa macelleria

La bassa-macelleria si apriva saltuariamente e solo per vendere carne di animali non macellati regolarmente, ma morti per soffocamento o per malattia.

Insomma era considerata carne di seconda qualità.

Ovviamente prima dell’immissione della carne al consumo, c’era stato il rigoroso controllo dell’Ufficale Sanitario che ne attestava la non nocività.

Per avvertire la popolazione di questa disponibilità veniva incaricato il consueto banditore Antonio Melöne.

In tempi di ristrettezze, nessuno poteva permettersi di fare lo schizzinoso.

Piuttosto questa era un’occasione per comprare carne a buon mercato.

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Statöre 

Statöre s.f. = Stadera

Bilancia ad asta. Erano largamente usate dai venditori ambulanti perché non ingombranti e facilmente trasportabili

È costituita da un solo piatto sospeso ad un lungo braccio graduato sul quale scorre un peso equilibratore costante chiamato “romano” in italiano. Non credo che il dialetto gli abbia dato un nome. Se qlcu sa com’è detto è invitato a replicare così si completa questa voce.

Nelle stadere di dimensioni maggiori, al posto del piatto vi era imperniato un gancio inferiore cui si appendeva l’oggetto da pesare (ad esempio il sacco pieno di frumento). Il gancio superiore, anch’esso imperniato a poca distanza dal primo, mediante un paletto veniva sollevato a spalla da due uomini mentre un terzo, facendo scorrere il romano fino alla tacca che deteminava l’equilibrio, poteva leggere il peso riscontrato.

In effetti era una vera e propria leva di primo grado. Il fulcro era il perno del gancio superiore, la potenza il romano e la resistenza il peso da determinare. Essendo fissa la distanza della resistenza dal fulcro, la distanza variabile del peso fisso del romano (rapporto detto “momento”= grandezza per una distanza) determinava il peso sollevato.

Scusate le riminiscenze scolastiche delle scuole medie. Non volevo essere troppo scientifico, ma mi è scappato…

Ora si adoperano pese a bascula o elettroniche o automatiche a lettura diretta sul quadrante.

Ingenuamente da bambino ritenevo che statöre derivasse da “asta”….

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Bascóglje

Bascóglje s.f. = Bilancia a bàscula

Bilancia per merci molto dotata di ampio piano di carico e sbarra graduata. Quella della foto è spostabile, ed ha una portata di massima 200 kg per pesata

In pratica, ha lo stesso principio fisico della stadera, solo che invece che per sollevamento, il peso viene determinato per gravità che sposta il piano di pesa in giù.
Mediante un sistema di leveraggio la merce posta sul piano fa sollevare il braccio oscillante graduato. Scorrendo il ‘romano’ a forma di botticella fino ad ottenerne l’equilibrio, si centra la tacca e si riscontra il peso.

Lo stesso accade con la “pesa” per gli autotreni (bilancia fissa a ponte modulare), detta erroneamente “bilico”

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Barletténe

Barletténe agg.s.inv., sopr. = Barlettano

Nativo, originario di Barletta.

Di solito erano commercianti ambulanti che venivano da “abbascia” la Marina , ossia da località della fascia litoranea Zapponeta-Margherita-Barletta-Trani, a smerciare le loro mercanzie a Manfredonia.

Tuttora al mercato settimanale c’è una moltitudine di commercianti di .‘bbascia marüne.

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