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Ruzzelamjinde

Ruzzelamjinde s.m. = Borborigmo

Il borborigmo, (dal greco βορβορυγμός) nel campo medico, è il movimento sordo del gas all’interno dell’intestino, sia degli animali sia degli umani. Si tratta di brontolii, tintinnii e gorgoglii a livello gastrico, che normalmente non vengono uditi dagli individui se non in presenza di patologie. (da Wikipedia).

Quando diciamo ruzzelamjinde di solito aggiungiamo de cùrpe o de panze, magari per essere certi che gli astanti avessero capito bene l’origine del nostro disagio.

Il borborigmo sovente precede la scarica diarroica, così come il tuono precede il rovescio di pioggia. Non ridete perché questa è un accostamento serio e puramente scientifico.

Ruzzelamjinde eriva da ruzzelé, rivoltolare di liquidi in genere.

Nota linguistica: preferisco scrivere il segno -ji, la “i” dal suono lungo, come una contrazione dell’italiano ie (esempio: carabbenjire = carabiniere) e con il segno -ì la “i” dal suono corto (esempio ‘a quìnece/quindici)

Ringrazio la nonna del lettore Amilcare Renato per il suo suggerimento.

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Ruzzelé

Ruzzelé v.t. = Rivoltolare

Rivoltolare, far girare, rimestare un liquido. Ad esempio il caffè per facilitare lo scioglimento dello zucchero, o la pasta nella pentola per evitare che si attacchi, o il ragù, o i legumi.

Semplificando oggi si dice aggeré ‘a paste = rimestare i maccheroni durante l’ebollizione.

Con un termine un po’ più antico si diceva ruzzeljé, con lo stesso significato.

Ritengo che da questo verbo derivi da ruzzjille = cerchio, o piccola ruota usata come giocattolo.

Da non confondere con rucelé

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Ruzzelé ‘u prüse

Ruzzelé ‘u prüse loc.id. = Rivoltare il cantero.

Ho già spiegato che cos’è ‘u prüse e che significa ruzzelé (click sulle parole).

La locuzione vuol mettere in guardia dallo sviscerare certi argomenti che sarebbe stato meglio non toccare perché scomodi sia per chi parla, sia per chi ascolta.

Infatti è sottintesa la seconda parte del Detto: chjó ce ruzzelöje ‘u prüse e chjó ce sènde ‘u fjite = più si rimesta il cantero, e più si sente la puzza.

Insomma sarebbe meglio “metterci una pietra sopra” o “stendere un velo pietoso sull’argomento” come figuratamente si dice in lingua italiana.

Ringrazio Amilcare per il prezioso suggerimento.

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Ruzzelé alla casére

Ruzzelé alla casére loc.id. = Ritornare a bomba, in argomento, riproporre un progetto bocciato.

Era detto come rimprovero quando qlcu, facendo il finto tonto, ritornava su un’argomentazione, e/o a riformulare richieste che dovevano essere già state sviscerate e concluse da tempo.

E rùzzele alla casére! = E ritorni sempre alla caciaia (formaggiaia, deposito dei formaggi)!. Come per dire: “ma tu sempre qui stai”? Il termine casére è un “prestito linguistico” proveniente dall’Abruzzo.

Il discorso è un traslato e si riferisce ai cani dei pastori abruzzesi, che tassativamente dovevano stare alla larga dal formaggio, perché questo era destinato alla stagionatura e alla vendita.

Ogni volta che si avvicinavano al deposito i poveri cani erano scacciati a pietrate dai pastori! Tuttavia le bestiole, inebriate dall’odore del cacio, irrimediabilmente, dopo un ampio giro in circolo, vi ritornavano sperando di riceverne un pezzo.

Nulla mi vieta di pensare che la locuzione sia proprio di origine abruzzese, visto la simbiosi fra l’Abruzzo e la Puglia, dovuta alla secolare transumanza (pastorizia trasmigrante) fra queste due Regioni che apportò scambi linguistici, culturali, gastronomici, ecc.

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Ruzzjille

Ruzzjille s.m. = Cerchio

Striscia metallica o di legno curvata a O, usata un tempo dai bambini come gioco. Lo si spingeva facendolo scorrere sul piano stradale, e lo si accompagnava con un’asticella, anch’essa di metallo.

L’ideale era un vecchio cerchione di bicicletta privo di raggi e copertone.

‘I ruzzjille sono anche le rotelline del monopattino, del passeggino, della borsa della spesa delle nostre nonne, del supporto della cucina a gas per renderla facilmente spostabile, ecc.

Tènghe ‘na balügge p’i ruzzjille = Ho un comodo trolley [alla lettera: ho due valigie con le rotelle (di scorrimento)].

Figuratamente il termine era incluso volgarmente in una frase minacciosa, ponendo a contatto di punta gli indici e i pollici delle due mani aperte e mostrandone i dorsi: t’agghja fé tande ‘u ruzzjille! = Ti devo fare tanto così il cerchio = Ti faccio un culo così! (scusate, io non sono volgare di natura, ma il linguaggio gestuale è questo e va spiegato…)

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