De notte sté ‘ndeséte, e de jùrne sté ‘mmuscéte

De notte sté ‘ndeséte, e de jùrne sté ‘mmuscéte

Di notte è teso e di giorno è floscio

‘U varröne addröte la pòrte = Il paletto dietro la porta.

E’ una sbarra di ferro che si mette in contrasto dietro la porta per chiuderla in sicurezza dall’interno.

Di notte è in posizione orizzontale (è teso) e di giorno in posizione di riposo (è floscio)

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Cìcche-e-cjàcche ind’ i cosse de màmete

Cìcche-e-cjàcche ind’ i cosse de màmete

Cick-e-ciack nelle cosce di tua madre

‘U struculatüre = L’asse per lavare, stropicciatoio.

Per lavare i panni, si immergeva l’asse nella tinozza con i panni in ammollo. La parte superiore dello stropicciatoio poggiava all’attaccatura delle gambe della lavandaia. Essa stava in piedi e chinata un po’ in avanti, per poter insaponare e sbattere la biancheria da lavare. Il movimento delle braccia sullo stropiciatoio davano un certo ritmo all’operazione (cick-ciack).

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Chi la fé, la fé p’a vènne…

 Ecco l’indovinello completo:

Chi la fé, la fé p’a vènne;

chi l’accatte nen li sèrve;

chi li sèrve ne la vöte;

chi la vöte ne la völe.

Chi la fa, la fa per venderla;
chi la compra, non ne ha bisogno;
chi ne ha bisogno, non la vede;
chi la vede non la vuole.

‘A càsce de mùrte, ‘U tavüte = La bara.

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Allìcche, allìcche, ca sèmbe ind’u pertüse ce lu ficche

Allìcche, allìcche, ca sèmbe ind’u pertüse ce lu ficche

Lecca, lecca, perché sempre dentro il buco glielo inserisce.

‘U füle = Il filo

Il sarto per inserire facilmente il filo nella cruna dell’ago, usa umidirlo con la saliva in punta di lingua. In questo modo i pelucchi del filo spezzato dalla spagnoletta si “incollano” e diventano più facilmente manovrabili nel centrare la cruna per l’infilatura

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Abbucché

Abbucché v.t. = Corrompere, abboccare

Abbucché 1 = Corrompere. Si usa preferibilmente nella locuzione tenì abbucchéte, come per dire far contento qlcn, riempirgli metaforicamente la bocca con regalie, in attesa di futuri favori.

In questi anni si è usato l’eufemismo “bustarella” o “tangente” distribuite generosamente solo con l’intento di ingraziarsi il destinatario per ottenere grossi appalti di opere pubbliche. Il malcostume è purtroppo diffuso tuttora a tutti i livelli della Pubblica Amministrazione, nonostante la crociata di “Mani Pulite”. È cronaca quotidiana dei notiziari televisivi.

Ma questo andazzo si verifica anche nella vita di tutti i giorni, e senza rischi di commettere reati.

Un esempio? Dare una bella mancia al cameriere di un locale di cui si è abituali clienti, in modo che ci possa riservare un buon tavolo e consigliarci un buon piatto.

Entrare nelle grazie di un commesso per evitare la fila e sbrigare più rapidamente un’operazione bancaria.

Abbucché 2 = “abboccare”, che significa come in italiano:
-prendere con la bocca, mordere l’esca
-cadere in inganno, cascarci, farsi fregare
-parlarsi, avere un colloquio, conferire, riunirsi.

Ringrazio il lettore Antonio Sorbo per il prezioso suggerimento fornitomi.

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