Quèst’jì la Palme...
Ecco il Detto completo:
Quèst’ jì la Palme e faciüme la péce,
nen jì tjimbe di stéje ‘nguèrre.
So’ li Tórche e fanne la péce,
quèst’ jì la Palme e damme ‘nu béce.
Questa è la Palma e facciamo la pace/non è tempo di stare in guerra/ sono i Turchi e fanno la pace,/ questa è la Palma e dammi un bacio.
Una formula che i bimbi recitavano, nello scambiarsi in segno di pace con i parenti e con gli amichetti, il ramoscello benedetto di ulivo nella Domenica antecedente la Pasqua Cristiana.
Nei Paesi caldi, i Cristiani usano i rami della palma da datteri, da cui il nome della ricorrenza, come fecero gli abitanti di Gerusalemme, innalzando i ramoscelli al grido di “Osanna!” quando Gesù entrò in città (Marco 12,12-13): «12 Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13 prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!”».
Nei Pesi mediterranei usiamo i ramoscelli di ulivo, quale simbolo di pace, in memoria della colomba mandata da Noè e che ritornò con uno di questi nel becco.
Nei Paesi nordici di rito cattolico o luterano, ove non crescono né palme, né ulivi, usano scambiarsi piantine varie o rametti intrecciati di salice, bosso comune, ginepro.
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