Sanpaulére s.m. = serpaio
Cacciatore o addomesticatore di serpenti.
La credenza popolare attribuiva al settimo figlio maschio di una famiglia numerosa, la capacità di addomesticare i serpenti e di non temere il loro morso.
Quale segno inequivocabile della sua confidenza con gli ofidi, egli ostentava, nella parte inferiore della lingua, un notevole rigonfiamento di due vasi sanguigni.
Costui, il prescelto, il predestinato dopo altri sei fratelli, avvalendosi della protezione di San Paolo (da cui il nome sanpaulére = seguace di San Paolo) veniva chiamato per disinfestare dai serpenti qualche dimora di campagna o anche di paese.
Ovviamente queste cose non hanno alcun fondamento scientifico, e al giorno d’oggi tutt’al più strappano un sorriso di compiatimento per l’ignoranza che ci avvolgeva fino agli anni ’60 del Novecento.
La tradizione abruzzese, tuttavia, ripone in San Domenico Abate la fiducia per la protezione dal morso dei serpenti, non in San Paolo.
Ognuno confida nel Santo che più gli aggrada. I Santi fortunatamente non temono la concorrenza, né hanno invidia come gli umani.
In Abruzzo i serpai (o serpari) avvolti dalle loro graziose bestioline, il primo giovedì di maggio sfilano in processione a Cocullo (AQ), come nella foto che campeggia all’inizio di questo articolo, attinta dal web.
Il sostantivo sanpaulére è accettabile anche scritto sampaulére, perché più vicino alla sua reale pronuncia.
No comment yet, add your voice below!