Tag: aggettivo

Atturrande

Atturrande agg. = Imbroglione, lestofante, mascalzone, impostore.

Un termine un poco usato dai giovani, sinonimo di ‘mbrusatöre, o di ‘mbrugghjapùrche‘mbrugghjöne,, insomma un aggettivo attribuito ad un soggetto che è meglio tenere alla larga.

Ringrazio il lettore Giuseppe Ciani per avermelo segnalato ed altri informatori per avermelo confermato.

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Mbrugghjapùrche

Mbrugghjapùrche agg. e s.m. = Imbroglione

Che imbroglia, che raggira. Lestofante di bassa lega, dotato di scarsa furbizia. Insomma che non è capace nemmeno a portare a termine le sue azioni di raggiro.

‘U canósce chi ca jì códdu ‘mbrugghjapùrche? = Lo conosci chi è quel lestofante?

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Mbósse

‘Mbósse agg. = Bagnato, intriso

Al maschile si pronuncia ‘mbósse con la “o” stretta, mentre al femminile ‘mbòsse, con la “o” aperta.

Intriso o anche solo inumidito dall’acqua o da altro liquido..

Leggendo qua e là, ho scoperto che ‘il verbo ‘mbonne,  deriva dal greco  ambokno = bagnare, inzuppare, intingere in un liquido

Livetìlle quedda magliètte, ca sté ‘mbòsse = Lèvatela quella maglietta ché è bagnata.

Ora si tende a dire bagnéte o abbagnéte…Io però non sono molto d’accordo.

Anticamente, definendo qualche ragazza come pèzza ‘mbòsse le si attribuiva scarsa energia fisica o decisionale. Insomma una moscia-mòsce, lenta nell’agire o nel decidere per timidezza, incapacità o imbarazzo. Una forma ormai desueta, soppiantata dall’ormai diffuso aggettivo ‘mbranéte.

Si usa anche la perifrasi sentìrece accüme ‘na pèzza ‘mbosse ossia sentirsi sfiniti, spossati, fiacchi, simile all’espressione italiana “sentirsi uno straccio”.
Il buon De André fa dire a Cafiero Pasquale:  “al centesimo catenaccio, alla sera mi sento uno straccio”.  A nostro modo di dire, essendo bagnato, lo straccio è più pesante, e quindi per sollevarsi occorre aggiungere ulteriore fatica.

Mi piace riportare quanto pubblicato dal lettore abruzzese Pierluigi Di Prinzio sul sito “Gruppo Linguistico Meridionale Intermedio”:

«….Infatti la parola ’mbusse per noi significa semplicemente «bagnato», «intriso», perché abbiamo dimenticato il suo significato originario che riporta, prima di tutto il resto, «infuso».

Certamente. Perché stiamo parlando del participio passato del verbo ’mbunne, «bagnare», ma all’origine, più appropriatamente, «infondere».

Un tempo, in vaste aree del Meridione d’Italia, esistevano forme verbali simili a ’nfunne (infondere ma con il significato secondario di “bagnare”) da cui il participio passato ’nfusse. Poi, dalle nostre parti, la coppia fonetica “nf” ha subito la trasformazione in “mb”, come in cumbette, ’mberne e ’mbirmire, che nel caso di ’nfunne ha portato a ’mbusse, forma difficoltosamente riconducibile a “infondere”.

Nella parlata napoletana questa trasformazione non è avvenuta e allora persistono forme più identificabili che anche noi siamo abituati ad ascoltare come, ad esempio, nel titolo del brano «Strada ‘nfosa» di Domenico Modugno e in un verso di “Quanno chiove” di Pino Daniele (l’acqua te ‘nfonne e va). Passando per Napoli riusciamo, quindi, a trovare la strada di casa.»

Anche da noi, che non siamo Lombardo-Veneti,  il gruppo di consonanti nf diventa quasi sempre mb, a cominciare da Mambredònje e Mambredunjéne. 

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Mbettüse

Mbettüse agg. e s.m. = Scontroso

Al femminile fa ‘mbettöse.

Chi (sostantivo) o che (aggettivo) è scorbutico, lunatico, permaloso, superbo.

Insomma un caratteraccio, con la puzza sotto al naso.

Presumo che ‘mbettüse derivi da “petto”, per la sua aria superba e presuntuosa e sprezzante che lo fa impettire

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Mbambalüte

Mbambalüte agg = Intontito, frastornato

Stordito, stralunato, inebetito a causa della mancanza di sonno o dall’eccessivo uso di alcolici.

Ritengo che derivi da imbambolato, o da obnubilato.

Lo stato di disorientamento è detto ‘mbambalènze.

L’italiano è ricco di sinonimi: stordito, stralunato, attonito, annichilito, disorientato, frastornato.   A noi basta ‘mbambalüte!

Parle e parle e nen me respùnne: ma sté mbambalüte? = Parlo e parlo e tu non mi rispondi: ma sei stralunato?

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Mazzangànne

Mazzanganne agg. e sost.m. = scansafatiche

In italiano esistono molti sinonimi: fannullone, pigro, pigrone, poltrone, sfaticato, svogliato, sfaccendato, scioperato, perdigiorno, ozioso, indolente, bighellone, vagabondo, infingardo, buono a nulla (basta!).
Per il contrario esiste solo “lavoratore”.

Il dialetto come al solito è sintetico, stringato, essenziale.Il termine deriva da mazza = bastone e ‘nganne = al collo.Si tramandano differenti versioni sull’origine del vocabolo:A) – Era un’abitudine dei pastori quella di fissare al collare di alcuni ovini in sospetta malattia, una verga di traverso, per impedirne l’ingresso nella stalla, e per tenerli separati dalle altre pecore. Una specie di quarantena, di cordone sanitario per scongiurare il contagio.
Quindi “mazzanganne” designa un soggetto anomalo, malato, indesiderato, fuori dal numero dei virtuosi. Per estensione è passato dalle pecore agli umani.

B) – Il lettore Giuseppe dice che la mazza, intesa come bastoncello, veniva legata di traverso al collare dei cani golosi per impedire il loro ingresso nei pollai a far razzia di uova. L’amico Matteo Borgia è più specifico: «Si dice così perché al cane da guardia che non voleva lavorare si legava una mazza alla gola per impedirgli di tornare nella cuccia.»

C) – Recentemente ho captato un’altra versione di mazzanganne.
Ossia il soggetto pelandrone non si può chinare a zappare o a svolgere qualsiasi altro lavoro manuale, perché si comporta come se avesse una stecca di lungo nel collo, una “mazza in canna” (nella trachea o nell’esofago) quindi che lo tiene rigido e gli impedisce di curvare la schiena.

D)  L’amico dott. Enzo Renato vede un’altra immagine, ossia un operaio che, cito testualmente, «…si attempa tenendo l’asta in mano dritta appoggiando l’attrezzo in terra. Il manico punta proprio il collo, ove si suole addirittura appoggiare il vertice della “mazza”. E così passa il tempo….svogliato; fino a quando non ti esorta l’altrui rimprovero.

avore della ipotesi B si è espresso il dott. Matteo Rinaldi, studioso del dialetto e co-autore (assieme a Pasquale Caratù) del già citato pregevole Vocabolario manfredoniano.
Lino Brunetti, a conferma della versione C), dice testualmente: «Io vado per quest’ultima spiegazione, anche perché ho sentito in un dialetto lombardo dire qualcosa su qualcuno che aveva la mazza di scopa al posto della colonna vertebrale, e non si piega a zappare».
Per par condicio si deve considerare anche l’ipotesi D).
Ad ogni buon conto nessuna versione depone a favore del soggetto definito mazzanganne!
Esiste la locuzione vulìrle’nganne per additaere il soggetto scansafatiche.
La völe proprje ‘nganne = Non ha proprio voglia di lavorare, di darsi da fare.
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Matacöne

Matacöne agg. = Scaltro

Scaltro = che è dotato di sagacia, avvedutezza e abilità nel destreggiarsi in ogni situazione: uno che denota accortezza, astuzia.

Insomma un volpone, simpaticamente ‘nu figghje de zòcchele, che difficilmente si lascia imbrogliare.

Qualcuno dice anche matanghe con lo stesso significato.

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Cemmöne

Cemmöne agg. e s.m. = scontroso, introverso, asociale

Un termine antico, ormai desueto, che definiva il comportamento di un soggetto poco socievole, scorbutico, chiuso.
Giuanne jì proprje ‘nu cemmöne = Giovanni è proprio un orso, è davvero intrattabile.


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Mambredunjéne

Mambredunjéne agg. e sost.inv. = Manfredoniano

L’aggettivo manfredoniano si traduce mambredunjéne. C’è quella “u” che trovo inspiegabile in un più lineare mambredonjéne… La tradizione va rispettata e si deve dire mambredunjéne, invariabile per genere e numero.
Me piéce ‘u dialètte mambredunjéne = Mi piace il dialetto manfredoniano.
Quìste so’ chésecavalle mambredunjéne = Questi sono caciocavalli manfredoniani.

Come sostantivo si deve usare la lettera maiuscola: Mambredunjéne = persona nativa, originaria o residente a Manfredonia.

I Mambredunjéne so’ amande de balle = I/le Manfredoniani/e sono amanti del ballo, amano danzare, fare feste. Carnevale docet!
Ce süme truéte a Meléne tutt’i Mambredunjéne pe vedì ‘a partüte = Ci siamo incontrati a Milano tutti i Manfredoniani per assistere ad un incontro di calcio. Allora Watson, eravamo allo Stadio Meazza/San Siro.

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Luöre

Luöre  agg. = Vero

Che corrisponde alla realtà, alla verità, che è effettivo, reale.

Te sì accòrte ca quànne parléme ‘ndialètte allunghéme ‘i paröle? Veramèeeeende? Sìììì, jì luööööre!… = Ti sei accorto che quando parliamo in dialetto allunghiamo le parole? Sul serio?…Sììììì, è veeeeero!

– Jì luöre ca te sì accattéte ‘na chése? – Sì, jì luöre, agghje fatte ‘u dèbbete alla Banghe. – E bréve a jìsse! = È vero che ti sei comprato un appartamento? Sì, è vero, ho contratto un mutuo con la Banca. Sei stato inaspettatamente bravo.

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